William Friedkin: la classifica completa di tutti i film
William Friedkin ci ha lasciato, e noi lo celebriamo mettendo in ordine i suoi film dal meno bellissimo al più bellissimo
La morte di William Friedkin ha lasciato un buco enorme a forma di macchina da presa nel cuore di milioni di persone che amano il cinema – perché è impossibile amare il cinema e non amare Friedkin, uno dei più grandi autori del Novecento e oltre, autore di (almeno) cinque capolavori e di una lista infinita di grandi film che hanno tutti in comune il fatto di avere qualcosa da dire, di meritarsi visioni e approfondimenti ed elucubrazioni. Una carriera lunga quasi cinquant’anni, che vi abbiamo raccontato qui e che ora abbiamo deciso di celebrare in un altro, inevitabile modo.
- L'affare del secolo (1983)
- Good Times (1967)
- C.A.T. Squad (1986) e C.A.T. Squad: Python Wolf (1988)
- Pollice da scasso (1978)
- Festa di compleanno (1968)
- L'albero del male (1990)
- Jade (1995)
- Regole d'onore (2000)
- The Hunted – La preda (2003)
- Quella notte inventarono lo spogliarello (1968)
- Blue Chips – Basta vincere (1994)
- Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970)
- Bug – La paranoia è contagiosa (2006)
- Assassino senza colpa? (1987)
- Cruising (1980)
- La parola ai giurati (1997)
- Killer Joe (2011)
- Vivere e morire a Los Angeles (1985)
- Il salario della paura (1977)
- Il braccio violento della legge (1971)
- L'esorcista (1973)
L'affare del secolo (1983)
Un flop (incassò quando costò) del quale si sono dimenticati un po’ tutti, nonché un film con Chevy Chase spompato e poco divertente. Forse è l’unico caso nella carriera di Friedkin per il quale si può affermare “passiamo oltre” senza problemi.
Good Times (1967)
Il debutto di William Friedkin è un musical con Sonny & Cher, per qualche motivo. Trattasi di meta-film nel quale la famosa coppia deve girare un film, appunto, e si trova in una serie di situazioni classiche da western, thriller, avventura et cetera. Dimenticabile, al netto dello star power.
C.A.T. Squad (1986) e C.A.T. Squad: Python Wolf (1988)
Due film per la TV girati subito dopo il magnifico Vivere e morire a Los Angeles, con un budget risicato, pochi mezzi e poco tempo. Il primo comunque si fa ancora guardare, tutto sommato, mentre sul secondo possiamo sorvolare.
Pollice da scasso (1978)
Molto in basso per essere un film che si è meritato addirittura una nomination agli Oscar (per la direzione artistica), ma Pollice da scasso è poco più che un divertissement, che dimostra come Friedkin fosse anche capace di divertirsi quando gli andava, ma che oggi si regge soprattutto sulle interpretazioni del cast (su tutti Peter Falk).
Festa di compleanno (1968)
Uno dei film di Friedkin preferiti da Friedkin, tratto da una piéce teatrale di Harold Pinter e interpretato da quello che lo stesso autore considera un cast assolutamente perfetto. Venne ignorato da pubblico e critica, ma è stato rivalutato negli anni proprio grazie all’insistenza di Friedkin.
L'albero del male (1990)
Un folk horror affascinante per quanto non del tutto riuscito: Friedkin non sentiva del tutto “sua” la materia, spirituale quanto L’esorcista ma legata al paganesimo e non al cattolicesimo, e il risultato, per quanto visivamente eccellente, è un po’ meccanico nel suo incedere.
Jade (1995)
Negli anni Novanta anche Friedkin si cimentò con il thriller erotico. Jade non raggiunge le vette dei capisaldi del genere (uno su tutti Basic Instinct), anche per via di due protagonisti molto lontani dallo standard settato da Sharon Stone e Michael Douglas. In compenso, come thriller puro funziona meglio di quasi tutta la concorrenza, da Attrazione fatale a Sliver.
Regole d'onore (2000)
Distrutto dalla critica e al botteghino, Regole d’onore è invece la dimostrazione che Friedkin era quello che comunemente si definisce “un manico” anche quando si trattava di chiudere gente in una stanza e farla parlare – come vedremo anche più avanti.
The Hunted – La preda (2003)
Sembrava il film che avrebbe ucciso definitivamente la carriera di Friedkin, e in effetti al momento dell’uscita venne accolto molto male (tanto per cambiare). Vent’anni dopo è un gran thriller di inseguimenti, e contiene alcuni momenti di grandissimo cinema tra Tommy Lee Jones e Benicio del Toro.
Quella notte inventarono lo spogliarello (1968)
Meno scandaloso di quello che il titolo lascerebbe intendere, è una ricchissima (non in termini di budget, ovviamente) commedia musicale che, come suggerisce il titolo, racconta le vicende che portarono nel 1925 alla nascita – o meglio alla codifica nella sua forma moderna – dello spogliarello.
Blue Chips – Basta vincere (1994)
Oltre a essere un gran bagno di nostalgia per chi amava l’NBA di Shaq e Kobe, Blue Chips è stato molto rivalutato negli anni, al punto che c’è chi lo considera ormai uno dei migliori film di sempre sul basket. La presenza di Shaq, Larry Bird, Penny Hardway, Kevin Garnett e anche di nomi più di culto tipo Calbert Cheaney ci rende difficile valutarlo con obiettività.
Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970)
Un’altra “festa di compleanno”, nonché uno dei primi film americani della storia con dei protagonisti omosessuali. È uno dei film di William Friedkin preferiti da William Friedkin, “uno dei pochi che riesco ancora a riguardare” come dice nell’intervista contenuta nel DVD del film.
Bug – La paranoia è contagiosa (2006)
Con questo film, William Friedkin dichiarò al mondo “sto per tornare!”, dopo un lungo periodo di insuccessi di vario genere. È anche un raro caso di sottotitolo italiano che ci aiuta nel nostro compito, perché descrive alla perfezione e in sole quattro parole tutta l’atmosfera soffocante che si respira nel film, quasi tutto ambientato all’interno di una singola stanza di motel.
Assassino senza colpa? (1987)
Ecco, questo è invece un film che Friedkin odia, o quantomeno non apprezza quanto dovrebbe. “Dovrebbe” lo diciamo noi, ovviamente: Assassino senza colpa? anticipa di una decina d’anni, presentandoli però sotto la forma del thriller ultraviolento, i temi che Friedkin affronterà in tutt’altro modo in La parola ai giurati.
Cruising (1980)
Un film del quale è difficilissimo parlare: Friedkin trascorse mesi a frequentare la comunità gay di New York, in particolare quella S&M, nel tentativo di raccontare nel modo più fedele e rispettoso possibile questa storia di un serial killer che ammazza solo omosessuali, eppure il risultato fece arrabbiare proprio quella stessa comunità, convinta che il film li mettesse in cattiva luce. Chi ha ragione? Il film, comunque, è magnifico.
La parola ai giurati (1997)
Se chiedete a noi, il film più sottovalutato dell’intera carriera di William Friedkin. Una manciata di attori, una singola stanza, un dilemma morale intorno al quale nascono discussioni, si stringono alleanze, volano parole grosse e provocazioni. Impossibile rimanere indifferenti a un film che ti sfida continuamente a farti un’opinione e a saperla poi motivare.
Killer Joe (2011)
In attesa dell’uscita postuma di The Caine Mutiny Court-Martial, Killer Joe rimane l’ultimo film di William Friedkin, e che film! Uno dei più disgustosi e appiccicosi ritratti della famosa “banalità del male” che siano mai stati girati, grazie in gran parte (ma non solo) a un Matthew McConaughey al vero apice della sua carriera.
Vivere e morire a Los Angeles (1985)
Il film che fece per Los Angeles quello che Il braccio violento della legge aveva fatto per New York 14 anni prima: trasformare la città in un qualcosa di vivo e usarla per plasmare la storia e i personaggi. Provate a riguardarlo, e mentre lo fate considerate che incassò meno di 20 milioni di dollari: certe ingiustizie sono vecchie come il cinema.
Il salario della paura (1977)
Della sacra triade Friedkiniana, Il salario della paura è quello che ha avuto bisogno di più tempo e riletture critiche postume per essere apprezzato. Secondo il suo autore è un film che parla di come il mondo sia “pieno di estranei che si odiano, ma se non imparano a cooperare rischiano di saltare per aria”.
Il braccio violento della legge (1971)
Uno dei film più importanti degli anni Settanta, e uno dei più belli di sempre. Ne abbiamo parlato approfonditamente qui.
L'esorcista (1973)
Il più grande horror di tutti i tempi, un film che ha definito un genere e contemporaneamente l’ha ammazzato (non esiste film di esorcismi migliore di L’esorcista, e probabilmente non esisterà mai), una delle esperienze più intense che si possano fare davanti a uno schermo e un’opera che a ogni visione regala qualche nuova rivelazione a chi sa ascoltare. Qualsiasi cosa bella detta su L’esorcista non sarà mai abbastanza.