What Women Want ha retto al test del tempo?

What Women Want è la prima commedia romantica della carriera di Mel Gibson: ha retto al test del tempo?

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What Women Want è su Prime Video

A ripensarci oggi, a 23 anni dalla sua uscita, What Women Want è un film assurdo. È la storia di un uomo che scopre che anche le donne sono esseri umani; è stato addirittura pubblicizzato con la tagline “finalmente un uomo che ci ascolta!”, o qualcosa di simile – comunque una frase chiaramente rivolta a un pubblico femminile, quando in realtà è quello maschile che avrebbe potuto avere qualcosa da imparare dalla visione. Non quello contemporaneo, però: è molto probabile che nel 2000 ci fosse già una percentuale rilevante della popolazione maschile che era consapevole del fatto che anche le donne sono creature senzienti. È più che altro un film rivolto agli uomini degli anni Cinquanta, che avrebbe fatto faville se fosse stato concepito con mezzo secolo di anticipo. Non è un film sessista quanto avrebbe potuto essere, anche valutato con gli occhi di oggi, eppure ti lascia comunque addosso una sensazione di sporcizia, come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in tutto l’impianto.

Il problema potrebbe essere il protagonista, Nick Marshall, interpretato da un Mel Gibson alla prima commedia romantica della carriera. Nick è un uomo orribile: viscido e sempre arrapato, il genere di persona che interagisce con le donne solo per lanciar loro sguardi languidi o per provarci apertamente, che è bello e lo sa e conosce bene l’effetto che ha sull’altro sesso; che considera le donne oggetti, o comunque non alla sua altezza. Il genere di capo che ti fa gli occhi dolci se sei bella, e che ti fa battute acide sul peso se non lo sei. Uno talmente innamorato del suo stesso pene che l’idea che una donna possa sorpassarlo sul posto di lavoro lo disgusta e lo spinge a ubriacarsi per dimenticare.

Il punto, ovviamente, è che Nick è così per un motivo, e viene ritratto come un pessimo esemplare di maschio umano con uno scopo: quello di fargli avere un’epifania, e fargli capire finalmente What Women Want, quello che le donne vogliono. È sbagliato, è un problema, ma è proprio il punto del film – semmai è fastidioso pensare che il personaggio di Nick riesca ad avere tutto quel successo anche sul lavoro nonostante un carattere chiaramente tossico, ma non sarebbe la prima volta che succede nella storia dell’umanità.

Qualche problema c’è nei (parecchi) personaggi femminili che popolano il film, e che, una volta che Mel Gibson acquista il superpotere di leggere il pensiero delle donne, ci vengono presentati con brevi, ficcanti pensieri utili a definirne la personalità e soprattutto il loro rapporto con Nick. Da un lato l’idea di per sé non è il massimo, perché riduce tutte queste donne a un semplice specchio per Nick, che nei loro pensieri vede riflesso sé stesso e tutte le sue mancanze. Dall’altro, il modo in cui questa idea è messa in pratica fa spesso rabbrividire: il momento peggiore potrebbe essere quando Nick scopre che le sue due assistenti non hanno pensieri, perché sono troppo stupide per averne. L’idea di far parlare finalmente le donne in un film teoricamente dedicato a loro è interessante (o quantomeno poteva esserlo negli anni Settanta), ma le parole che vengono messe loro in testa non sono sempre azzeccatissime.

Il fatto è che appena la sentiamo pensare scopriamo che il suo “no” in realtà vuol dire un po’ anche “sì”, e questo è un problema da qualsiasi punto di vista lo guardiate, come lo è il concetto stesso di usare la telepatia per convincere una donna a venire a letto con te senza che lei abbia dato il consenso a essere telepa… tiz… zata? come si dice? insomma quello. Un altro passaggio scomodo in questo senso è il rapporto tra Nick e la figlia, e l’ossessione del padre per la sua verginità – ma qui un’altra volta apriremmo una parentesi complicatissima. Ci limitiamo a segnalarvi che la figlia in questione è Ashley Johnson, più nota oggi come Ellie di The Last of Us.

Stiamo però continuando a girare intorno al vero problema, al motivo per cui riguardare What Women Want oggi ci ha fatto pensare “ecco che cosa non va davvero nel film”. Ed è questo: tutti gli esseri umani presenti nel film, ma soprattutto le donne, ci vengono presentate non come personaggi, ma come prodotti, e il messaggio del film sembra essere “le donne in quanto segmento di mercato sono molto importanti” più che “ascoltare le donne è importanti”. In parte è un sottoprodotto dell’ambientazione stessa del film: Nick è una specie di Don Draper di inizio millennio (ma con gli stessi vizi e gli stessi limiti dell’originale) e Darcy (Helen Hunt), cioè la quota romcom di questa romcom piena di donne, entra in scena perché viene assunta come direttrice creativa della sua agenzia.

È quindi naturale che si finisca subito a parlare di donne in quanto persone a cui vendere qualcosa, ma è un po’ inquietante che il film non si sposti mai granché da questa idea. (è anche inquietante l’idea che nel 2000 “le donne comprano cose” fosse considerata un’idea nuova e originale, ma ehi, l’abbiamo detto dall’inizio che What Women Want è un film retrò) Nick capisce le donne basandosi sui prodotti che usano, e riceve la sua epifania mentre li sta provando su sé stesso; tutta la dinamica amorosa tra Nick e Darcy è basata anche sul rispettivo ruolo sul posto di lavoro, e sul più classico degli scontri di potere.

È una visione molto americana e limitante dei rapporti umani, che riduce anche un gesto che dovrebbe essere così basilare come l’ascolto a una transazione, e che fa sì che tutto il film, e tutti i personaggi del film, esistano solo per arricchire Nick di qualcosa – un’idea, un’intuizione, una frase perfetta per vendere un prodotto. È per quello che all’inizio scrivevamo che What Women Want è stato venduto al target sbagliato: è un film per uomini, che serve per spiegare loro alcuni concetti basilari (tipo “ascolta quando una donna parla”) ma anche per rassicurarli che tutto sommato le cose andranno bene, e che basta un sorriso e una buona parola per far cadere chiunque ai tuoi piedi.

Ma forse stiamo sovra-analizzando quella che vuole essere solo una simpatica commedia romantica, con un tocco di fantasy utile a generare epifanie ma anche a scatenare risate. E se dimenticate per un attimo che è un film del 2000 che dice una serie di cose che pensavamo fossero note da decenni, e vi concentrate solo sulle situazioni, sulle battute e sui cuori palpitanti, potreste a tratti divertirvi ancora oggi.

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