What If…? - An immersive story: vi raccontiamo com'è l’episodio in VR della serie Marvel

Abbiamo provato What If…? - An immersive story, l'esperienza in realtà virtuale di What If...? disponibile su Apple Vision Pro e prodotta dai Marvel Studios

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Nella sezione Venice Immersive della Mostra del Cinema di Venezia è arrivato anche What If…? - An immersive story. L’episodio di What if…?, serie targata Marvel Studios, offerto in esclusiva (e gratuitamente per un tempo limitato) per i possessori dell’Apple Vision Pro. Quello che trovate nelle prossime righe è il resoconto della nostra esperienza. 

La premessa sulla gratuità (provvisoria) e l’esclusività del contenuto è necessaria per descrivere l’esperienza. I 50 minuti trascorsi indossando il visore hanno infatti il sapore di una dimostrazione delle potenzialità del dispositivo. Un prodotto fatto per convincere ad acquistare il visore, più che per integrare il mito dell’MCU.

Si inizia con il logo dei Marvel Studios in 2D che viene gradualmente proiettato in forma tridimensionale nella stanza in cui si fruisce il contenuto. Il passthrough, ovvero la possibilità di vedere oltre lo schermo del visore e percepire l’esterno è di una qualità senza precedenti. Wong e l’Osservatore ci interpellano in prima persona, guardandoci negli occhi (questa la prima grande differenza nella forma narrativa) e portandoci in un’avventura interattiva. 

La grafica cartoonesca è la stessa adottata dalla serie What if…?, eppure la presenza in scena dei personaggi, virtualmente collocati nello spazio reale, richiede solo pochi secondi per abituarsi all’effetto straniante. L’esperienza è ibrida: si vede il proprio corpo e, soprattutto, le proprie mani. Si sta nella stanza fino a che non si inizia un rapido allenamento per partire nella missione di salvare il multiverso, ovviamente. 

What If…? in VR tra videogioco e serie TV

What If…? - An immersive story è un episodio della serie scritto in maniera piuttosto banale. Le gemme dell’infinito sono state rubate da tre varianti: Thanos, Captain America in versione teschio rosso ed Hela. C’è poco di più di trama. Come videogioco l’esperienza non brilla molto di più: ci sono interazioni interessanti, ma ci si trova spesso ad ascoltare dialoghi e ad assistere passivi allo svolgersi del racconto. La somma dei due, però, è ottima.

Quello che cambia tutto, e che rende questa esperienza qualcosa di veramente potente, è il lavoro sulla soggettività. Dalla coesistenza dei personaggi di finzione nella stanza reale si passa, aprendo un portale con lo stesso gesto degli stregoni supremi visto nei film, nei vari pianeti. Si può spostare gli oggetti senza toccarli, solo guardandoli e aprendo le mani, si spara dalle mani, si fa uno scudo e così via… Tutti gesti e movimenti ben noti nella memoria muscolare di chi guarda i film Marvel. Si impara con incredibile facilità a muoversi nel mondo virtuale. 

Un'esperienza legata al device

Non è solo la risoluzione altissima delle immagini a spingere l’effetto immersivo. L’audio spaziale potenzia il senso di presenza dei personaggi. Il suono è collocato nello spazio della stanza. In parole semplici: dandogli le spalle si avverte la voce da dietro la testa. Guardandoli in faccia il suono arriva frontale. Quello che resta di più di What If…? - An immersive story non è l’esperienza in sé, quanto la promessa che rappresenta

La VR così concepita si allontana in maniera netta dal cinema. Lo schermo bidimensionale lavora sull’immedesimazione come se si guardasse da una finestra. La realtà virtuale fa superare la finestra e porta all’interno. Il senso narrativo viene generato dal modo in cui cambia la nostra soggettività: non siamo più noi stessi, ma siamo un personaggio alla pari degli altri.

C’è ancora tanta strada da fare: verso la fine il visore inizia a pesare sulla fronte, la dinamica di gioco si fa ripetitiva. Però c’è un momento, verso la metà, in cui la curva di apprendimento raggiunge il suo punto ideale. Si riesce a prevedere ciò che chiede il gioco, si agisce produttivamente e si esplora lo spazio intorno. In quel momento, per un attimo, l’immersione è perfetta.

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