Watchmen: un adattamento che funziona poco (e male)

Dopo la sua uscita nei cinema, analizziamo il lavoro sulla sceneggiatura di Watchmen e vediamo quali sono i suoi punti di forza (pochi) e i momenti più deboli (tanti)...

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Rubrica a cura di ColinMcKenzie

L'adattamento di Watchmen sembra un esempio perfetto del motto "non desiderare troppo una cosa, potresti ottenerla". Quando venne annunciato il progetto, molti temevano che sarebbe stato impossibile portare al cinema la graphic novel senza tagli estremi. Eppure, la pellicola di Zack Snyder ci è riuscita, mettendo sullo schermo una parte molto consistente del fumetto. Insomma, in teoria dovrebbe essere considerato un film fedelissimo rispetto alla fonte originale. Eppure, chi scrive non ne è assolutamente convinto. E' vero, la trama è sostanzialmente la stessa (e il cambiamento finale, peraltro, funziona meglio sullo schermo). Ma tante cose sono diverse (Attenzione, da qui si parla diffusamente del film e del fumetto con abbondanza di Spoiler).

La prima è la struttura della storia. Rivoluzionaria (almeno per quanto riguarda il fumetto, con procedimenti decisamente da romanzo) per quanto riguarda i continui passaggi temporali o gli accostamenti tra immagini e momenti diversi per dare forza alla vicenda e ai protagonisti. Ora, tutto si può dire del film di Snyder, ma non che abbia una struttura veramente all'altezza della situazione e magari idee di regia che rendano la forza dell'originale, se non nell'esplicita volontà di copincollare scene, dialoghi e tavole del fumetto. Forse, il difetto maggiore in questo senso è che non abbiamo assistito a un'eventuale fallimento rovinoso dopo un tentativo coraggioso, ma proprio il fatto che questo tentativo non sia neanche stato ipotizzato.

Con un'unica, straordinaria eccezione: i titoli di testa. Qualcuno ha detto che rischiano di risultare incomprensibili ai fan. Se è vero che alcune cose non sono semplicissime per il neofita (Rorschach che da bambino vede la madre prostituirsi), è anche importante creare qualcosa che acquisti di valore dopo continue visioni. Detto questo, il lavoro in quei pochi minuti è straordinario. Intanto, perché descrive sostanzialmente come si è evoluto questo mondo alternativo, con Richard Nixon ancora al potere (parentesi: avete notato quanti giornalisti hanno scritto erroneamente che Nixon è al terzo mandato e non al quinto?) e i supereroi banditi dalla legge. Ma anche perché crea un forte senso di malinconia e di perdita, come il resto del film difficilmente riesce a fare. Prendiamo un personaggio decisamente minore, Silhouette. Compare in questi titoli di testa, quanto, 55 secondi? Beh, con tre scene crea un arco narrativo struggente, prima conquistandoci con il suo sorriso e con un bacio fantastico, per poi terminare violentemente la sua esistenza con un omicidio a sfondo omofobico. Ora, dite quello che volete, ma in meno di un minuto Snyder crea il miglior personaggio femminile del film, nonostante ce ne siano altri molto più presenti nel film, a dimostrazione che la classica e banale equazione tempo sullo schermo=profondità del personaggio non ha ragione di essere.

Il tempo, in effetti, è relativo, come ci insegna il Dr. Manhattan. Senza addentrarci in questioni cosmiche, il modo in cui viene sfruttato dagli sceneggiatori per portare il fumetto sul grande schermo è discutibile. Prendiamo per esempio delle scene che coinvolgono tre personaggi importanti nella sottotrama di Sally Jupiter e del tentato stupro da parte del comico, collegato ovviamente alla vera identità del padre di Laurie. Momenti fondamentali nel fumetto. E quindi, verrebbe da pensare, da inserire assolutamente anche al cinema. Forse, ma sicuramente non così. Per quanto riguarda Sally, le sequenze non servono a nulla (neanche a mostrarci un personaggio profondo e complesso, cosa che proprio non si riesce a fare). Si dirà, ma la cornice che offre (essendo presente all'inizio e alla fine) dovrebbe essere emblematica di qualche mutamento fondamentale nei personaggi. Peccato che Laurie Jupiter sia il personaggio peggio descritto (e recitato) di tutto il film. Non sappiamo cosa la lega veramente a Dr. Manhattan e il rapporto con Gufo notturno non è niente di straordinario, quindi perché dovremmo rimanere sconvolti dalla rivelazione di chi sia veramente suo padre (che peraltro viene già suggerita pesantemente all'inizio della pellicola, con una scelta un po' strana)? E perché il dialogo con la madre dovrebbe impressionarci, se tutto l'importante sottotesto della loro relazione (compresa la volontà di far diventare anche lei una supereroina) non ci viene sviscerato? Insomma, due personaggi femminili pressoché insignificanti, a meno di non aggiungere le proprie conoscenze fumettistiche.

Ma il danno maggiore viene fatto al Comico, soprattutto (ma non solo) per quella sequenza. Quello che conosciamo nel fumetto tenta di stuprare Sally in un momento d'ira, quello del film si diverte chiaramente a farle male, indulgendo nella violenza (cosa che a Snyder piace tantissimo, inutile nasconderlo). Per carità, il Nobel per la pace non lo vincerà comunque, tuttavia è diverso. Ma è proprio il modo di costruire il personaggio che è bislacco. Cosa vediamo noi? Un tentativo di stupro. L'uccisione di una donna incinta, oltre che di un Presidente. Un assalto eccessivo a dei manifestanti, anche qui in maniera molto compiaciuta. Un uomo saccente e fastidioso anche con i suoi (presunti) amici. Ora, nulla di male se si vuole enfatizzare alcuni aspetti del personaggio verso questa direzione. Ma qualcuno allora mi spieghi perché dovremmo provare qualcosa (qualsiasi cosa) quando lo vediamo piangere di fronte a Moloch. Certo, la recitazione non è il massimo, ma dopo averci mostrato un uomo spregevole dovremmo essere presi dal suo dramma personale? Francamente, impossibile. Ad Alan Moore e Dave Gibbons bastava una sola vignetta, quella in cui rispondeva a Laurie e nei suoi occhi si notava un'umanità fino a quel momento nascosta (pagina 21, nono capitolo). O magari attraverso le parole di Sally al marito. Di certo, non è che fosse un modello di vita neanche lì. Ma almeno aveva qualcosa di umano. Così come c'è una tristezza pochi attimi prima della sua morte che la pellicola non esprime bene.

In effetti, uno dei problemi forse sono proprio le emozioni che forniscono i personaggi. Su questo punto, va fatta chiarezza. Molti, quando sentono parlare di emozioni, dicono giustamente che i 'supereroi' di Watchmen non sono certo dei personaggi positivi in senso classico. Vero, ma questo non toglie che anche i peggiori assassini (a mani nude o con i piani su vasta scala) devono comunque far provare qualcosa che non sia freddezza. Il punto è che gli sceneggiatori sembrano voler delegare al fumetto il compito di parlarci approfonditamente di questi personaggi e fanno poco (o troppo, a seconda dei punti di vista) per descriverceli in modo autonomo. In generale, un tema che viene affrontato superficialmente è la ragione per cui queste persone hanno voluto mettersi una maschera e diventare dei supereroi. Se non sappiamo quasi mai (una parziale eccezione è Rorschach) perché hanno preso questa strada, difficile provare empatia e interesse.

Forse, sarebbe stato opportuno seguire il consiglio di David Poland (che quando deve analizzare le cose che non vanno nei film che non ama è quasi imbattibile) e di eliminare diverse cose per concentrarsi su questa trama:

Qualcuno sta uccidendo degli eroi in costume di un certo gruppo. Rorschach è impegnato a far luce sul caso. La sua indagine porta a galla alcuni sentimenti nascosti a lungo tra tutti i membri. Nel frattempo, due esponenti che sono conosciuti pubblicamente e che sembrano scollegati da tutto quello che avviene sono in realtà al centro degli eventi, che ne siano coscienti o meno. In qualche modo, tutta la polvere che era nascosta sotto il tappeto e che viene fuori li porta ad affrontare il loro destino".

Insomma, si doveva puntare su Rorschach, considerato da Poland il Bogart della pellicola, il "Joe Gillis" (il protagonista di Viale del tramonto), perché:

C'è una ragione per cui il film si anima quasi esclusivamente solo quando c'è Rorschach sullo schermo. Lui è il personaggio attivo del film. Tutti gli altri, a eccezione di Ozymandias - che viene interpretato discretamente da Matthew Goode e che è irrilevante nella maggior parte del film in un altro importante fallimento, anche se rispecchia il fumetto - sono assolutamente passivi".

In effetti, è difficile trovare qualcuno che non lo consideri il personaggio migliore della pellicola. Sarà perché è l'unico che non si limita a raccontare la sua vita e il suo passato, ma che lo vive direttamente in volto (o sulla maschera). E soprattutto va ben oltre un compitino da svolgere, come avviene nella scena finale, in cui sembra voler farla finita con un tormento interiore che lo distrugge da decenni e con un mondo che ormai non sente più proprio.
Ecco, a mio avviso la grandezza di un regista sta anche nel capire sul set chi gli sta offrendo qualcosa in più degli altri e magari puntare maggiormente su quell'attore/personaggio.
Sarebbe stata questa la scelta coraggiosa e non certo mostrare un pene blu o tanta violenza fastidiosa perché gratuita e accondiscendente (oltre che, spiace dirlo, a tratti compiaciuta). Magari, senza fornirgli monologhi che non portano avanti l'azione (la barzelletta su Pagliacci) e servono solo come strizzata d'occhio allo spettatore, così come capire il fumetto non significa mettere un evidente naso finto all'attore che interpreta Nixon e che rende difficile prendere sul serio il personaggio.

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Perché allora Snyder non ha puntato su di lui? Ovviamente, dovremmo chiederlo al regista, ma è ovvio che fosse più preoccupato di inserire la maggior quantità di carne al fuoco possibile piuttosto che di prendere una strada personale (qualsiasi fosse). Qualcuno dirà che è riuscito nel suo intento in un tempo ragionevole, ma è un po' una logica da discount, dove c'è tutto, ma la qualità latita. Il problema è che ogni autore dovrebbe porsi il problema di portare avanti dei temi forti nel suo film. Io avrei optato per la malinconia e la difficoltà dei personaggi a portare un passato complesso sulle proprie spalle. Ma si poteva parlare anche politica e mass media, di cosa significhi essere un semidio, se veramente per fare il bene della gente bisogna mettersi una maschera o cosa sia la propria umanità.

Prendiamo l'idea del triangolo amoroso Dr. Manhattan/Laurie/Dan descritto nel fumetto. C'è, per carità. Ma c'è veramente? Insomma, se si mette una sottotrama del genere in una storia cinematografica già complessa di suo, almeno bisogna che tutto questo scateni passioni forti e stravolga i personaggi. Cosa abbiamo invece? Poco, decisamente poco. In realtà la questione del triangolo non sembra neanche affrontata e tutto si risolve in una grottesca scena di sesso, che peraltro dimostra più il potere del costume nella psiche di Dan che quello dell'amore o di un senso di umanità ritrovato. E d'accordo che magari nella versione estesa si recupererà qualcosa, ma questo è quello che abbiamo al momento e francamente non serve quasi a nulla.

E che dire dei dialoghi? L'idea è: copiamo e incolliamo quelli del fumetto, tanto sono scritti benissimo. Vero, sono scritti benissimo. Il problema è che un conto è leggerli su un fumetto-romanzo, un conto è sentirli al cinema. Ci sono diversi casi in cui questo procedimento mostra le sue falle, ma ne cito soltanto uno. Prendiamo il dialogo tra Rorschach e Gufo notturno quando il primo svela all'inizio i sospetti che ci sia qualcuno che stia uccidendo i supereroi. A un certo punto, c'è della tensione tra i due, ma subito dopo Dan Dreiberg cambia completamente atteggiamento e cerca di buttare lì una battuta simpatica. Lo scambio, così com'è, non ha assolutamente senso e non è credibile, ma è dovuto all'idea di tagliare e copiare dei dialoghi senza preoccuparsi di adattarli per il cinema. 

Purtroppo, la deferenza degli sceneggiatori verso Alan Moore porta anche a non risolvere dei punti discutibili del fumetto (o meglio, poco convincenti). Pensiamo alla situazione politica. Possiamo veramente credere che il Dr. Manhattan non sia una garanzia sufficiente per la sicurezza americana? D'accordo, Ozy ci spiega che non potrebbe fermare tutte le testate nucleari, come nel fumetto faceva un'appendice. Peccato che nel film vediamo un essere che semplicemente può far tutto. Siamo sicuri che non possa sdoppiarsi (come fa con Laurie) e bloccare tutti i missili? O creare una sorta di scudo spaziale per gli Stati Uniti come fa su Marte? O anche, semplicemente, al primo accenno di invio dei missili, fermarli sul nascere direttamente in Unione Sovietica? Ma diciamo che ha dei limiti e accettiamo questo stratagemma narrativa stile kryptonite. Ok, non può bloccare tutte le testate atomiche. Ma una cosa potrebbe farla. Viste le sue doti di mobilità, un salto dal premier sovietico, in stile Robert Duvall ne Il padrino, per fare un'offerta che non si può rifiutare. Tipo "se pensi di poterti rifugiare in un bunker con la tua famiglia dopo che hai lanciato i missili, ricordati che io verrò a trovarti. E allora...". Secondo me, abbiamo eliminato ogni possibilità di attacco sovietico per i prossimi mille anni.

Ora, non so francamente quale possa essere un buon modo per risolvere questo problema di credibilità. Forse andava studiato meglio o forse addirittura andava considerata la possibilità di eliminare il personaggio. Comunque sia, non sarebbe stato male puntare maggiormente sulla sua umanità passata, quando era ancora Osterman. Invece, è stata un'idea intelligente inserire la sua ex fiamma nella trasmissione televisiva, perché ha aumentato il suo stupore e il suo sconvolgimento, mettendolo a confronto con i suoi demoni. A dimostrazione che rischiare qualcosa può produrre ottimi risultati cinematografici.

Quello che mi ha invece sempre lasciato perplesso del fumetto di Alan Moore è il 'piano geniale' di Ozymandias, soprattutto per quello che riguarda il Dr. Manhattan. Non ho mai capito come si possa essere sicuri che, facendo venire il cancro ai suoi ex amici e colleghi, questo avrebbe provocato la sua fuga verso Marte. E se invece avesse fatto lo stesso ragionamento di Rorschach, si fosse insospettito e avesse fatto qualche indagine (peraltro, con qualche mezzo in più) per capire chi stesse cercando di creargli problemi e magari poi vendicarsi del colpevole? E poi, d'accordo il piano per non far vedere nel futuro a Manhattan, ma come essere sicuri che lui non colga qualcosa? In tutto questo, in realtà, la cosa peggiore è un'altra. L'uomo più geniale del mondo lascia le prove del suo complotto in ufficio e come password utilizza quella del titolo di un libro sulla sua scrivania? Ehm, è un modo per farsi beccare?

A queste incertezze della trama, Snyder aggiunge un personaggio assolutamente poco interessante. Mancando di qualsiasi flashback, tutto quello che scopriamo di lui è che va allo Studio 54, che ha amici delle rockstar e che ha saputo vendere benissimo la sua immagine. Il fatto che sia un innovatore e che possa migliorare le sorti dell'umanità non sembra proprio chiaro, nonostante il suo incontro con i magnati dell'industria suggerisca qualcosa. Il caso di Bubastis è emblematico: nel fumetto è una dimostrazione dei miracoli della genetica e delle industrie di Veidt, nel film è... boh, uno strano animale esotico che arriva senza spiegazioni. Inoltre, non aiuta per nulla, soprattutto all'inizio, uno strano accento che lascia perplessi (anche questo senza spiegazioni).

E veniamo al finale. Che ha lasciato perplesse molte persone, ma, a mio avviso, non per i motivi giusti. Intanto, è un'ottima scelta evitare di vedere un calamarone che distrugge una città sul grande schermo, che mi sa tanto di monster movie, categoria degnissima ma che è decisamente distante dalle tematiche e dai toni di Watchmen. Così come ritengo sia una buona scelta quella di far diventare il Dr. Manhattan un capro espiatorio, anche considerando che ormai questo personaggio non ha più legami con la Terra. Per un film che è spesso una sequenza di scene slegate, mettere assieme diverse vicende e farle confluire in un unico finale è un'ottima cosa.

Sono altre le cose che non mi convincono. Se non abbiamo nessun legame con le persone che vediamo morire, l'empatia non è certo ai livelli di quella del fumetto. Ma, soprattutto, è il modo di mostrare (o non mostrare) il massacro che è discutibile. A Hollywood forse pensano che far vedere venti secondi di esplosione che si estende debba emozionare, ma perché? Il problema è che qui manca il corrispettivo delle sconvolgenti tavole iniziali del dodicesimo capitolo, che mostravano un massacro enorme e centinaia di vittime innocenti. Ed ecco che emerge tutta l'ambiguità della visione della violenza dei realizzatori, come confermato da alcune recenti dichiarazioni. Finché si tratta di criminali, è il caso di mostrare gratuitamente menomazioni e sangue senza farsi problemi. Ma quando c'è qualcosa veramente in gioco e la morte ha un significato forte, allora si evita di mostrarla, paventando strane analogie con l'11 settembre (che, per quanto mi sforzi, non riesco proprio a vedere, anche a livello di immagini iconografiche e che comunque potevano essere risolte tranquillamente con la distruzione di una città che non fosse New York). E' una scelta pavida e rende tutto il massacro compiuto da Ozymandias troppo asettico, come certe 'bombe intelligenti' ci hanno dimostrato.

Anche la reazione dei protagonisti non ha molto senso. Snyder sembra quasi più interessato a mostrarceli che combattono piuttosto che a confrontarsi sull'enorme dilemma morale della questione. A questo proposito, il cambiamento nel personaggio di Gufo notturno non ha alcun senso. Perché, dopo aver accettato l'idea di milioni di morti, deve rimanere sconvolto da quella di Rorschach? Se pensa che Ozymandias vada denunciato, allora dovrebbe farlo; altrimenti, dovrebbe capire anche lui che è inevitabile e al massimo tentare di dissuadere l'amico (ma non facciamo finta che tra loro ci sia un rapporto strettissimo, perché non è così). 

Già che ci siamo, affrontiamo la questione del diario di Rorschach. Che a mio avviso ha sempre assunto un significato sproporzionato. Anche nel fumetto, l'unica cosa che sostiene quel diario (scritto, va sempre ricordato, da una persona che tutti ritengono pazzo) è che Ozymandias sarebbe collegato con le sue industrie ad alcuni omicidi. Non, si badi bene, alla morte di milioni di persone (cosa che Rorschach non poteva sapere in quel momento). Già così, pubblicare una cosa del genere significa per un giornale chiudere per le querele che si riceveranno, affidandosi a una persone che è considerata nel migliore dei casi un lunatico (e che ovviamente non potrà confermare le sue tesi, visto che è morto), senza poter dimostrare niente. Nel film, poi, mettiamoci anche un particolare importante: non siamo più di fronte a una bizzarra minaccia aliena, ma a un colpevole che risulta chiaro, ossia il Dr. Manhattan, che non fa nulla per smentirlo. Insomma, che il ragazzo legga o meno il diario di Rorschach non è assolutamente un problema, tranne forse per Snyder, che non si rende conto che per i cambiamenti che ha portato nella storia, ha ancora meno senso di prima mostrarlo come un evento che mette tutto in gioco. Almeno, speriamo che abbia offerto un caffé agli sceneggiatori di Ritorno al futuro per la battuta su Ronald Reagan.

In tutto questo, spiace essere così cattivi con lo script, considerando che in tante cose Snyder ha fatto scelte ispirate. Forse, se devo suggerire un modo in cui mi sarebbe piaciuto vedere l'adattamento di Watchmen, è quello di JFK di Oliver Stone. Non si può certo dire che quella pellicola avesse poco materiale da inserire, anzi probabilmente ne comunica il triplo di quello che viene detto in Watchmen. Ma Stone è bravissimo a raccontare tutto con uno stile avvincente e a collegare tante cose complicate in una pellicola commerciale e d'autore. Cosa che, purtroppo, a Snyder non riesce altrettanto bene...

Per tutte le informazioni sul film, il cast, la trama, le foto, le recensioni, le numerose locandine e i video vi rimandiamo alla nostra scheda.

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