Vite Digitali: Final Fantasy VII e l'aggressiva prevenzione di Barret Wallace | Speciale

Dopo l'episodio della scorsa settimana dedicato a Cloud, Vite digitali si focalizza su un nuovo personaggio di Final Fantasy VII: Barret Wallace

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Nell'enorme affresco narrativo che compone Final Fantasy VII, sono molti i personaggi che spiccano per carisma, pathos e per la loro capacità di trascendere il media di appartenenza.

Dopotutto, non si vive di solo Cloud Strife.

Ogni singolo eroe giocabile, infatti, nasconde tematiche e riflessioni estremamente profonde, che permettono al settimo capitolo della Fantasia Finale di brillare nel firmamento dei titoli più apprezzati della storia videoludica. Per questo motivo, abbiamo deciso di avere come ospite dell'appuntamento di questa settimana di Vite Digitali Barret Wallace, il leader del gruppo eco-terrorista noto come AVALANCHE. Per chi non lo sapesse, Vite Digitali è la rubrica domenicale dedicata all'analisi dei principali personaggi provenienti dai nostri videogames preferiti. Il tutto, ovviamente, senza il benché minimo spoiler e con una particolare attenzione alle emozioni che l'eroe di turno è in grado di far provare ai giocatori.

E Final Fantasy VII, di personaggi in grado di emozionare, non ne ha certo pochi.

Come già accennato in apertura, Barret è a capo di un gruppo eco-terrorista, elemento che, inizialmente, potrebbe spiazzare il pubblico dell'opera targata Square. Dopotutto, nelle prime ore di gioco, il carattere dell'uomo con il mitragliatore al posto della mano non è certo dei più miti e sembra quasi comportarsi come un antieroe sovversivo e rivoluzionario. Ma non c'è nulla di più sbagliato in questa prima impressione. Barret non era una figura negativa nel titolo del 1997 e non lo è diventato nel Remake in uscita il 10 aprile.

Barret, semplicemente, odia la Shinra con tutta la sua anima e farebbe qualsiasi cosa per porre fine al continuo sfruttamento di energia Mako da parte della multinazionale. La Shinra Electric Power Company, infatti, è un'enorme azienda che spreme il flusso vitale di Gaia (il mondo di Final Fantasy VII) con scopi commerciali. In molti non sembrano preoccuparsi davvero dell'effettivo danno al pianeta, troppo intenti a curarsi delle proprie singole vite, e risultano incapaci di vedere il collasso al quale, inevitabilmente, il mondo andrà prima o poi incontro.

Questo enorme parallelismo tra gli abitanti di Gaia e quelli della Terra è il cuore dell'opera diretta da Yoshinori Kitase e dovrebbe darci più di qualche punto di riflessione sul nostro futuro.

Ad ogni modo, Barret non ci sta. Egli non ha intenzione di vedere il proprio pianeta morire e, anche nel caso la tragedia non dovesse compirsi prima della sua morte, non può permettersi di lasciare in eredità alle prossime generazioni un fardello tanto imponente. Questo perché Barret, tra una missione eco-terrorista e uno scontro con le milizie della Shinra, deve anche occuparsi di sua figlia adottiva Marlene e dei suoi amici, costretti a una vita di povertà nei bassifondi del Settore 7. La necessità di consegnare un futuro degno alle persone che rimarranno in vita dopo la sua dipartita è una delle caratteristiche psicologiche più importanti di Barret Wallace. Caratteristica che, quando viene esplicata dal gioco e compresa dal giocatore, ci permetteranno di vedere la vita del "terrorista" sotto un'altra ottica.

Barret è così furioso con Cloud perché l'Ex-SOLDIER non riesce a guardare al proprio futuro, mentre per il leader di AVALANCHE il futuro è la sola cosa che abbia un senso. Barret non è un personaggio calmo perché non c'è più tempo per esserlo. Bisogna agire subito, prima che sia troppo tardi. Bisogna agire con determinazione, perché il mondo non si rende conto della fine alla quale sta andando incontro. Bisogna agire con la forza, perché la forza è il solo metodo che aziende come la Shinra possono comprendere.

Quello che vi stiamo dicendo è che, nonostante Cloud sia il protagonista di Final Fantasy VII, è proprio il patrigno di Marlene a essere il vero motore della storia. L'unica persona in grado di vedere, in un mondo ormai popolato da ciechi.

A Barret non interessa stare simpatico alla gente, perché egli ha uno scopo più alto. Uno scopo che lo avvicina innegabilmente allo stereotipo dell'eroe: salvare il mondo e dare un futuro a tutti coloro che lo abitano.

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