Vite Digitali: Devil May Cry e il dirompente carisma di Dante | Speciale
Pubblicato nel 2001 su PlayStation 2, il primo episodio della saga targata Capcom doveva essere inizialmente il quarto capitolo di Resident Evil. Il cambio di ritmo e lo sviluppo votato estremamente verso il genere action, però, costrinse la software house a trasformare le avventure di Dante in un titolo del tutto nuovo, dando così vita a una IP inedita. Il risultato finale, com'era prevedibile, rese Devil May Cry una vera e propria killer application per la console Sony, spingendo l'azienda giapponese a dare il via alla saga che oggi conosciamo tutti.
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Per questo motivo, infatti, abbiamo deciso di ospitare il cacciatore di demoni all'interno della puntata di questa settimana di Vite Digitali. Come sempre, per coloro che non lo sapessero, ci teniamo a precisare che Vite Digitali è la rubrica domenicale di BadTaste.it dedicata ai principali personaggi proveniente dal mondo videoludico. Una rubrica scritta senza alcun tipo di spoiler, in modo da permettere ai giocatori di recuperare in futuro il titolo trattato, nel caso non avessero ancora avuto occasione di farlo.
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Senza entrare nel dettaglio, per coloro che ancora non conoscessero il passato di Dante, vi basti sapere che il personaggio targato Capcom è nato dal rapporto tra il demone Sparda e un'umana di nome Eva. Cresciuto insieme a suo fratello gemello Vergil, Dante ha lentamente sviluppato un odio per i demoni, soprattutto in seguito ad alcuni eventi legati alla sua giovinezza. Eventi che lo hanno portato, raggiunta la maggiore età, ad aprire una società specializzata nella risoluzione di problemi. Potendo scegliere accuratamente i propri lavori, Dante ha quindi deciso di seguire esclusivamente i casi legati al sovrannaturale, portandolo a scontrarsi con numerose entità dal diverso grado di potenza.
Come già accennato più volte, Dante è un personaggio estremamente sopra le righe, capace di azioni folli tipiche delle produzioni nipponiche. Persino il design estetico del personaggio richiama una psicologia che potremmo definire "tamarra", talmente esagerata da essere divertente. È innegabile, quindi, che la maggior parte dei giocatori vogliano immedesimarsi in Dante, provando le sue stesse sensazioni e cercando di fondersi virtualmente con il suo stile. Dopotutto è questa la magia dei videogiochi: trasformare il fruitore in co-autore, facendogli credere di star eseguendo le azioni del protagonista di turno. Ecco perché svolgere acrobazie aeree, sparare a più nemici contemporaneamente, trafiggere creature mostruose con la spada diventa estremamente divertente. Perché, in un certo senso, lo stiamo facendo noi. Perché, per certi versi, quando impugniamo il nostro pad ci trasformiamo davvero in Dante.
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Quando guardiamo un film, purtroppo, questo elemento di unione tra spettatore e prodotto non è possibile, perché il cinema è un linguaggio del tutto differente e, senza volerlo assolutamente banalizzare, più "semplice". Quando guardiamo un film con The Rock, per esempio, possiamo divertirci ed empatizzare con il personaggio, ma ci sarà sempre un distacco con la pellicola in questione. Noi non diventiamo The Rock per qualche secondo, ma ne seguiamo le gesta. Siamo passeggeri del treno dello show. Con i videogiochi questo non avviene e, improvvisamente, ci troviamo a guidare il treno e, allo stesso tempo, a goderci il viaggio.
Dante è uno dei personaggi più esagerati dei videogames e, per questo motivo, è impossibile non esserne affascinati. Un fascino che colpisce anche suo fratello Vergil, per motivi differenti. Ma questa è un'altra storia, che ci auguriamo di potervi raccontare presto.