Vite Digitali: Daymare: 1998 e l'imperturbabile sete di vendetta di Samuel Walker | Speciale

Samuel Walker, uno dei tre protagonisti giocabili di Daymare: 1998, è l'ospite di questa settimana della rubrica domenicale "Vite Digitali"

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Uno degli errori più gravi che si possono compiere, una volta terminato Daymare: 1998, sarebbe quello di valutare il titolo targato Invader Studios per la sua natura di produzione italiana. Per quanto il nostro Paese faccia ancora fatica a spiccare nel mercato videoludico, bisogna ricordare che qualsiasi gioco, una volta raggiunti gli scaffali fisici o digitali, si troverà costretto a lottare insieme ai pesi massimi del settore.

Per un giocatore qualsiasi, infatti, non ha molta importanza conoscere il background di un prodotto, visto che i soldi spesi non fanno distinzioni di alcun tipo. Se venduti allo stesso prezzo, un prodotto AAA e un titolo Indie non presentano alcuna differenza per il portafogli dell'utente, che si troverà "costretto" a scegliere esclusivamente in base ai propri gusti.

Questa introduzione ci è sembrata necessaria in vista dell'articolo che state per leggere e della recensione di Daymare: 1998, in arrivo la prossima settimana. Il lavoro dei ragazzi di Invader Studios ha saputo convincerci di più in alcuni punti e meno in altri, ma è innegabile come sia evidente l'amore del team per i survival horror degli anni Novanta. E questo a prescindere dalla loro nazionalità.

Tralasciando il ritmo e lo sviluppo della storia, che discuteremo nella già annunciata recensione, è facile notare come i tre protagonisti siano figli di un periodo storico più semplice, dove lo spettatore era meno incline a pretendere risposte per ogni singolo mistero. Affascinati dalla lucida follia di Liev e dalla determinazione di Raven, siamo rimasti particolarmente coinvolti dalla sete di vendetta di Samuel Walker. Un coinvolgimento che ci ha spinti a ospitare il ranger delle Redcrest Mountains all'interno dell'episodio di questa settimana di Vite Digitali.

Per coloro che ancora non lo sapessero, Vite Digitali è l'appuntamento domenicale che si occupa di analizzare i protagonisti dei videogiochi da un punto di vista emotivo, evitando in qualsiasi modo di cadere nella tanto detestata "zona spoiler". Se siete interessati a recuperare Daymare: 1998, quindi, potete tranquillamente proseguire con la lettura dell'articolo.

Ma chi è Sam Walker? E perché si è dimostrato il nostro personaggio preferito nella produzione Invader Studios?

Come già accennato, Samuel è il ranger che si occupa di salvaguardare Vermillon Forest, il bosco che cresce sulle montagne attorno alla cittadina di Keen Sight. Di animo gentile, Sam vive la sua vita sospeso tra il proprio lavoro e la propria casa, dove lo attende ogni sera l'amore della sua vita. Le cose, però, sono più complicate di quanti sembri, perché il ranger è afflitto da una misteriosa malattia, che gli causa saltuari attacchi d'ansia, paranoia e allucinazioni dai toni sovrannaturali.

Le vicende che prendono il via in seguito alle folli azioni di Liev costringeranno Samuel a mettersi in viaggio per rispondere a un torto subito. Un torto che spezza qualcosa nell'anima del ranger, spingendolo a diventare un imperturbabile guerriero solitario, disposto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere la propria vendetta.

Il fascino di Sam sta proprio nell'essere un personaggio dall'anima divisa e tormentata. Se da un lato troviamo l'onesto lavoratore con una vita di coppia perfetta, dall'altro possiamo intravedere qualcosa di corrotto sotto la superficie. Qualcosa che rende la vita perfetta del ranger meno idilliaca di quanto possa sembrare, ma che, nella sua sofferta imperfezione, non può che farci parteggiare ulteriormente per il ranger di Keen Sight. Vedere il protagonista prendere una posizione netta sul proprio futuro, nonostante si tratti di una decisione moralmente sbagliata, ha saputo coinvolgerci più di quanto potessimo immaginarci.

Siamo soliti seguire le gesta di personaggi positivi o di ribelli dal cuore d'oro come Nathan Drake, ma ci è capitato raramente d'interpretare un protagonista convinto nell'intraprendere una discesa nell'abisso della propria mente.

Sia chiaro: i ragazzi di Invader Studios non hanno calcato particolarmente la mano sull'approfondimento psicologico dei protagonisti, ma è interessante notare come anche alcuni personaggi "stereotipati" possano nascondere un certo spessore emotivo. Il risultato è stato possibile grazie a un buon incipit e a delle interessanti idee di base, che permettono a Liev, Samuel e Raven di spiccare attraverso le loro distinte personalità, tanto differenti quanto interessanti da approfondire.

A questo punto, l'unica cosa che possiamo fare è sperare che il team italiano decida di esplorare ulteriormente il mondo di Daymare: 1998 e i suoi protagonisti attraverso i futuri capitoli della serie o tramite nuovi progetti trans mediali. Progetti che, senza dubbio, seguiremmo con interesse.

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