Vigilante: il percorso di un eroe dalla sua prima comparsa alla sua caduta

La storia di Vigilante avrebbe potuto essere molto diversa ma gli autori, in particolare in questa stagione, non sembrano interessati a creare un legame emotivo tra i protagonisti ed il pubblico

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Spoiler Alert
Vicent Sobel alias Vigilante (Johann Urb) è comparso nella quinta stagione di Arrow come un personaggio che doveva servire un preciso scopo e cioè mescolare le carte in tavola a disposizione degli spettatori e lasciargli credere che dietro la sua maschera si nascondesse Adrian Chase (Josh Segarra). Come ben sappiamo il trucco si è rivelato vincente e la scoperta dello scorso anno che Adrian fosse in realtà Prometheus ha reso quella stagione una delle più convincenti della serie, almeno per quanto riguardava la gestione dell'antagonista dell'eroe.

La decisione di giocare con l'identità di Vigilante giunse a Marc Guggenheim, come lui stesso raccontò in un'intervista a Entertainment Weekly, come una sorta di rivelazione che ha sicuramente contribuito ad elevare il livello drammatico della storia di Prometheus, ma ha anche poi lasciato gli autori con il difficile compito di gestire un problema non indifferente: la vera identità di Vigilante.

E' davvero difficile, con gli elementi a nostra disposizione, riuscire a capire se la rivelazione che Vigilante sia in realtà Vicent Sobel, il partner e compagno di Dinah Drake, da lei creduto morto, fosse stata programmata a tavolino già lo scorso anno, ma per come è stato usato il personaggio in questa stagione, abbiamo qualche dubbio a riguardo. Gli autori hanno infatti avuto diversi episodi, prima degli eventi che hanno portato alla morte di Vincent, per narrarci la sua storia al di là dei meri fatti che erano già in nostro possesso grazie al racconto di Dinah ad Oliver, ma reiterando uno degli errori più evidenti di questa stagione, è stata percorsa una strada diversa.
Sembra infatti che, come regola generale, nella writer room quest'anno siano più concentrati a far susseguire un certo numero di colpi di scena che a creare una connessione emotiva tra pubblico ed i protagonisti, necessaria - a nostro avviso - per avere una reazione rilevante di fronte ad eventi traumatici come la morte di uno dei personaggi.
L'uso dei flashback in All for Nothing, in questo senso, è stato per esempio fallimentare: perché mostrarci il primo incontro di Vincent e Dinah o l'attimo in cui i due hanno realizzato di essere stati scoperti quando lavoravano sotto copertura o, peggio ancora, farci rivedere la scena in cui entrambi hanno acquisito i loro poteri, quando avremmo potuto investire in questo tempo per creare un legame con la loro storia d'amore che avrebbe ottenuto l'effetto di farci immedesimare davvero nel dolore per la perdita subita da Dinah?

Tutto ciò che ha riguardato la costruzione del personaggio di Vincent, in realtà, è una risposta al sacrificio di essere nato unicamente come specchietto delle allodole per il pubblico, uno scotto che ha finito per pagare anche nella sesta stagione. In una recente intervista rilasciata a ScreenrantJohann Urb aveva dichiarato:

"Credo che il passato in comune che lui ha con Green Arrow e anche quello che con Dinah giochino un ruolo importante nella decisione di Vigilante di tradire Cayden James, perché lui è davvero innamorato e l'essersi rivelato a Dinah è stata una sorta di risveglio. Penso che il loro amore ed i ricordi che condividono siano importanti rispetto alla scelta della persona a cui essere fedele".

Se questo fosse stato davvero stato davvero lo scopo finale del personaggio, sacrificarsi sostanzialmente per amore, dove è il pathos e dove la drammaticità, dove il senso di sconforto per un forte legame che si spezza per sempre? E' importante anche sottolineare che non è necessariamente vero che descrivere un'intensa storia d'amore debba per forza trasformarsi in qualcosa di troppo melenso, un rischio (ammettiamolo) che in Arrow si è sempre corso, ma siamo ceti che la storia di Vincent e Dinah avrebbe potuto svolgersi e concludersi in maniera molto diversa se non fosse stata trattata così frettolosamente e sarebbe potuto essere semplicemente più epica. Teniamo inoltre a sottolineare come questa critica non sia rivolta alla performance di Johann Urb e Juliana Harkavy che, tutto sommato, hanno fatto il meglio che potevano con il poco materiale messo a loro a disposizione. E’ quasi impossibile, però, per due attori obbligare il pubblico ad investire in una relazione di cui sono protagonisti se non viene loro dato lo spazio ed il tempo per costruire quel rapporto.

Vigilante, in un certo senso, è morto però per servire uno scopo (proprio come è nato) e cioè essere la causa scatenante dello scontro tra Black Canary Black Siren, la doppelgänger di Laurel Lance e che in molti attendevano con impazienza, ma dire che gli autori abbiano sprecato l'opportunità di creare una storia semplice, ma non per questo meno coinvolgente, sarebbe comunque un eufemismo.

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