I videogiochi, i trent’anni e tutto quello che non possiamo più permetterci di fare

Anche i videogiocatori invecchiano e cambiano stile di vita

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Ultime partite che si trasformano in maratone notturne, simulare i sintomi di morbi debellati da secoli per restare a casa da scuola, gruppi di studio instituiti sul momento solo per organizzare tornei infiniti. Mettere da parte ogni centesimo racimolato per accaparrarsi l’ennesimo capolavoro annunciato, il giro di negozietti con gli amici a caccia delle migliori occasioni, i pomeriggi sui forum per restare sempre aggiornati e per lanciarsi in qualche crociata in difesa della propria piattaforma prediletta.

Da ragazzi, da giovani, si vive tutto di pancia, di petto, senza freni, senza mezze misure. Anche con i videogiochi è stato così. Una passione quasi ossessiva, alimentata dai titoli che ci hanno cresciuto, scandita dalla successione di generazioni di console che sono cresciute con noi, sono diventate adulte cambiando e ampliando potenzialità, funzionalità, modalità di fruizione.

Sono cambiate loro, siamo cambiati noi. Di conseguenza è cambiato il nostro modo di approcciarci al medium, più complesso, per certi versi, meno spontaneo e istintivo, per quanto ugualmente sincero e disinteressato.

Da neo trentenni con il vizio dei videogiochi, quali sono le cose che non possiamo più permetterci? Quali sono le attività che un tempo scandivano i nostri pomeriggi che, per un motivo o per l’altro, non facciamo più? Armatevi di coraggio e addentratevi nella seguente lista che vi farà sentire tremendamente nostalgici e vecchi.

[caption id="attachment_180944" align="aligncenter" width="1000"]The Elder Scrolls V: Skyrim screenshot In quante sessioni avete raggiunto i titoli di coda di Skyrim? In quante hanno completato la main quest gli ammogliati? Con l’avanzare degli anni diventa sempre più difficile ritagliarsi quattro o cinque ore per restare soli con un videogioco.[/caption]

Maratone notturne

Nonostante la sera, tra lavoro, partner e figli, resti il momento migliore per concedersi una lunga sessione all’ultimo videogioco acquistato, è inutile fingersi giovani: già dopo un paio d’ore la palpebra cala inesorabilmente. Anche resistendo il più a lungo possibile, bisogna comunque fare i conti con un contrappasso non da poco: il sonno mortale di cui soffrirete il giorno dopo durante la lunga giornata lavorativa o, peggio, nel corso della classica visita domenicale all’Ikea.

La folle corsa verso casa per provare il gioco appena acquistato

Il sacchetto, ancora immacolato e intatto, vi osserva con sguardo incuriosito da un paio d’ore almeno. Al suo interno custodisce l’ultimo episodio della vostra saga preferita e si chiede perché non abbiate ancora trovato il tempo di trafugare il contenuto per concedervi la benedetta prima, lunghissima partita. Prima il dovere, poi il piacere si dice. Sì, perché tra voi e l’agognata prima sessione con il nuovo videogioco, con una nuova console magari, un tempo non c’era nulla. Adesso ci sono le faccende domestiche, del lavoro arretrato, l’ennesimo contrattempo che vi costringe a uscire nuovamente da casa.

I tornei tra amici

Organizzare un’uscita con gli amici è cosa sempre più complessa e complicata a causa dei numerosi impegni lavorativi e non, figurarsi avere la pretesa di imbastire un torneo vecchio stile, tanto più ora che l’online ha reso obsoleto e “scomodo” lo split-screen. Una volta non c’era bisogno di mettersi d’accordo mesi prima, di creare gruppi su WhatsApp, di ricordare l’avvicinarsi dell’evento su Facebook. Bastava una telefonata e la scusa di una pizza insieme per finire a casa di qualcuno munito di Mario Kart, tutti pronti a sfidarsi a colpi di gusci rossi e improperi di ogni genere.

Non ho più l’età per certi generi

Con il tempo che scarseggia, scendere a compromessi, compiere difficili e sudatissime scelte, diventa inevitabile. Coloro che hanno a disposizione ore e ore, per padroneggiare complessi gameplay o per completare tutte le sub-quest del caso, rappresentano una minuscola percentuale sul totale, un manipolo di invidiati gamer che, al contrario di tutti gli altri, non guardano con timore a certi open-world o RPG, generi che solitamente pretendono un’enorme quantitativo di tempo per essere completati a dovere. I videogiocatori trentenni di oggi prediligono, loro malgrado, avventure più lineari e contenute, completabili anche senza rischiare il divorzio.

 

La pratica rendeva perfetti

Non ci sono solo svantaggi nell’invecchiare. Un tempo, potevamo contare solo sulla paghetta settimanale e sulle festività per sperare di impreziosire le nostre softeche con un nuovo videogioco. Oggi, grazie ai nostri lavori strapagati (come no!), non è difficile accumulare titoli nemmeno scartati dalle confezioni con una facilità e velocità che ha dell’imbarazzante. Una volta, diventare bravi con un titolo specifico era quasi inevitabile, una virtù che scaturiva dalla necessità di giocare e rigiocare sempre agli stessi videogiochi.

[caption id="attachment_180945" align="aligncenter" width="1000"]The Legend of Zelda Breath of the Wild screenshot Quanti giochi avete mollato perché duravano troppo? The Legend of Zelda: Breath of the Wild rientra tra questi?[/caption]

 

In giro a caccia di occasioni

La ristrettezza economica subita in giovinezza, tra l’altro, era il motore che alimentava vere e proprie quest, vissute fianco a fianco con i nostri amici più fidati, a caccia delle migliori promozioni e occasioni da un negozio all’altro della propria città, unico modo conosciuto, all’epoca, per accaparrarsi un gioco tanto desiderato, senza rischiare la bancarotta. Erano splendide occasioni per concedersi un pomeriggio dopo scuola sopra le righe, oltre che un modo per fare quattro passi in totale relax. Amazon e gli altri shop online non solo hanno costretto il nostro negoziante di fiducia a chiudere, ma ci hanno fornito un’ulteriore scusa per non alzare il culo dalla sedia della scrivania.

All-in

È vero: da giovani avevamo pochi soldi, ma sapevamo come e dove li avremo spesi. Tutti in videogiochi, ovviamente. Oggi, purtroppo, le cose vanno molto diversamente. Abbiamo un budget enormemente maggiore, è vero, ma ci sono le bollette, la spesa, gli imprevisti, i regali alla partner, i figli, le rate della macchina da pagare. Per fortuna, spesso e volentieri, Steam viene in nostro soccorso con offerte difficilmente rifiutabili.

Ma non parli d’altro?

Avete mai provato a parlare solo ed esclusivamente di videogiochi ad una cena tra amici? Durante l’adolescenza non era che l’abitudine, l’unico argomento che potesse tenere banco oltre a quello che riguardava l’altro sesso. Oggi, da videogiocatori ultratrentenni quali siamo, nonostante la cultura nerd sia stata ampiamente sdoganata, resta comunque difficile, se non sconsigliabile, trattare dell’argomento per più di qualche frase fatta.

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