Io, videogiocatore, e i fumetti di Assassin’s Creed: The Chain
L’epopea di Daniel Cross prosegue: Assassin’s Creed: The Chain letto e analizzato da un videogiocatore
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Il volume, non a caso, si apre con un breve ma utile prologo, vero e proprio filo rosso che collega le nuove avventure di Assassini e Templari a quello che, di conseguenza, può definirsi a tutti gli effetti un prequel, capitolo antecedente di un’epopea più ampia, la cui lettura è pressoché imprescindibile. Un riassunto scovato su internet di The Fall può certamente aiutare, ma senza il giusto background sarà piuttosto difficile comprendere e immergersi, con il giusto piglio, nelle trame del conflitto senza tempo tra le due fazioni che si contendono il destino dell’umanità.
Non è un processo indolore: il risoluto membro dei Templari soffre di una sorta di dipendenza dall’Animus, portentoso congegno tecnologico che gli permette di rivivere in prima persona i ricordi di un suo antico avo, quel Nikolai Orelov, ormai piuttosto avanti con gli anni, in fuga dallo stesso Ordine degli Assassini che ha catturato moglie e primogenita nella speranza di estorcergli informazioni sul Bastone dell’Eden, oggetto del desiderio delle due fazioni contrapposte, vero e proprio motore degli eventi narrati in The Fall.
Cameron Stewart e Karl Kerschl, sceneggiatori e disegnatori di The Chain, si riscoprono autori estremamente competenti per quanto riguarda il brand di riferimento. La lotta tra Assassini e Templari non è fatta di assoluti, di eroi senza macchia o nemici senza valori. Assassin’s Creed è un opera post-moderna e così lo è The Chain, fumetto che disorienta pagina dopo pagina, che non può che scoraggiare il lettore alla disperata ricerca di uno schieramento per cui fare il tifo, su cui riversare ogni speranza per una lieta conclusione.
Lo sa bene il videogiocatore di lunga data: il brand di Ubisoft contrappone sette segrete disposte a tutto, pur di raggiungere i loro scopi. Non ci sono “buoni” né “cattivi”, nonostante il fascino indiscutibile di Ezio Auditore non trovi certamente eguali tra le fila dei Templari. The Chain, in qualche modo, ristabilisce un equilibrio quasi netto. La prospettiva desolante di un futuro distopico privo di libero arbitrio, progetto a lungo termine agognato dai Templari, resta sullo sfondo, ma è difficile ritenere Daniel Cross il villain supremo di uno scontro che, come insegna la misera fuga di Nikolai, nemmeno nell’altro schieramento è combattuta da soldati mossi dai migliori propositi.
Questo scontro tra moralità torbide, che vede nel figlio di Orelov l’unica vittima, alimenta un fumetto dall’intreccio certamente meno vivace rispetto a quello di The Fall. Il tutto sembra seguire un piano ben preciso, immodificabile, prestabilito in ogni dettaglio. C’è il sentore del dramma, della tragedia, sin dalle prime pagine e si affronta l’intera lettura con questo spirito. The Chain non si avvale di colpi di scena, ma si fa strada nell’emotività del lettore con la sua violenza gratuita, con gli efferati omicidi, con la progressiva presa di coscienza di essere testimoni di un conflitto in larga parte immotivato e insensato.
Per gli appassionati c’è la classica ciliegina sulla torta, naturalmente: un importantissimo twist narrativo proprio sul finale, una rivelazione pressoché fondamentale per scoprire in che modo è stato coinvolto Desmond Miles, il protagonista del primissimo capitolo videoludico della saga, e di come il suo destino si leghi indissolubilmente a quello di Daniel Cross, che per la cronaca è presente anche in Assassin's Creed: Revelations, Assassin's Creed III e Assassin's Creed: Rogue.
Praticamente nulla di nuovo sul fronte dei disegni. Lo stile è lo stesso di The Fall, nel bene e nel male. Manca il guizzo, ma questa volta Cameron Stewart e Karl Kerschl si sono concentrati maggiormente sui dettagli, a fronte di una sceneggiatura che al contrario delle grandi ambientazioni tirate in ballo nel prequel, predilige piccoli bunker e i boschi il cui cielo è coperto dalla fitta vegetazione. Abbondano i primi piani, i piani medi in cui lo scenario sfuma alle spalle dei personaggi. La palette di colori, dal canto suo, dà vita a disegni saturi, il cui tratto netto dei contorni fa ulteriormente risaltare le forme dei protagonisti rispetto agli scenari.
Se The Fall era un fumetto già di per sé indirizzato agli appassionati, a loro agio con le basi concettuali su cui poggia Assassin’s Creed, The Chain aggiunge la necessità di aver letto il prequel, tassello imprescindibile per comprendere gli eventi narrati. A fronte di un plot ampiamente e volutamente prevedibile, il volume analizza ed esamina senza sconti la tematica più spinosa della saga, presentandoci un cast di protagonisti spietati, mossi da esigenze egoistiche, coinvolti in un conflitto in cui nessuno sembra realmente battersi per il bene e il futuro dell’umanità.
Un fumetto utilissimo, ed appassionante quanto basta, per carpire a fondo la post-modernità e la complessità del brand prodotto da Ubisoft.
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