Verticalisti, powered by Verticalismi – Intervista a Wendigo
Oggi Verticalisti intervista Wendigo, autore di Cybersteel, The Last Heir of Versewil the Third e Outwards
Ciao Wendigo! Grazie per averci concesso questa intervista. Stai lavorando al secondo volume di Outwards e a ben due artbook, di cui uno super segreto. Puoi svelarci qualcosa in anteprima?
Ciao! Grazie a voi! E’ un grande onore per me. ^^Per quanto riguarda gli artbook, non vorrei rovinarvi la sorpresa quindi rimarrò sul vago. Sono entrambi artbook corali, con diversi artisti come ospiti, entrambi con uscita prevista per la seconda metà del 2015. Saranno presentati con molta probabilità al Lucca Comics and games di quest’anno. Molti degli artisti coinvolti sono studenti di Fumetto o Animazione e alcuni sono già Freelancer affermati. Entrambi saranno autoprodotti, uno con artisti italiani, l’altro con artisti provenienti da tutto il mondo. Entrambi saranno a colori e il secondo raggiungerà, e forse supererà, le 100 pagine.
Come hai intrapreso questa carriera? Qual è stata la tua formazione?Parlare di ‘carriera’ è un po’ prematuro, diciamo che sto cercando ancora la mia strada. Per ora mi sto concentrando sul fumetto ma cerco di non tralasciare l’illustrazione. Ho studiato al Liceo Artistico F. Arcangeli di Bologna e poi ho clamorosamente sbagliato indirizzo, prendendo una laurea in DAMS Cinema invece che proseguire con il disegno. Tutto quello che ho imparato sull’arte digitale è da autodidatta e mi vergogno un po’ a dirlo. Ho sbagliato scuola ma nel lontano 2006 (l’anno in cui ho preso il diploma) c’era poca informazione riguardo alle scuole di fumetto illustrazione e animazione, come la Comics o la Nemo. Non che io non abbia imparato niente dal mio corso di studi, anzi… La laurea in Cinema mi è servita molto, soprattutto per la formazione umanistica e per gli esami di Informatica e Sceneggiatura, però avrei preferito imparare l’arte digitale senza dover per forza spulciare tutorial in internet. Per quanto riguarda la formazione sul Fumetto, ho avuto occasione di partecipare a un corso a Bologna tenuto da Donald Soffritti, disegnatore Disney. E’ durato appena qualche mese ma ne è valsa la pena!
Affronti trame diverse nei tuoi fumetti: per esempio, Cybersteel è più action-spionistico, mentre The Last Heir of Versewil the Third ha un’impronta molto fantasy. Da cosa trai maggiormente ispirazione?
Sicuramente attingo molto dal Cinema. Ho sempre adorato i film thriller, quelli di spionaggio, di fantascienza, di azione, ma soprattutto le saghe. Da Star Wars a Indiana Jones, per passare da Alien di Ridley Scott a Matrix dei fratelli Wachowski… Ho sempre adorato le storie di ampio respiro, con personaggi ben caratterizzati e che fossero un mix di generi. Uno dei registi da cui traggo parecchia ispirazione (tralasciando la parte grottesca che è unica e inimitabile) è senza dubbio Quentin Tarantino. Sembrerà banale, perché ultimamente è molto inflazionato, ma trovo che la sua capacità di infilare frasi ironiche e gag in momenti drammatici sia l’espediente che mi ha ispirato di più negli ultimi anni. Mi sentirei un po’ “fuori dal coro” a non parlare di illustratori o artisti che mi hanno ispirato. Rimedio subito. A 12 anni amavo Dragon Ball e il mio stile era l’emulazione in piccolo dell’arte del grande maestro Akira Toriyama. A 15/16 i miei idoli erano Tsukasa Hojo e Yoshiyuki Sadamoto. Più avanti ho cominciato a considerare ‘arte’ qualcosa che non fosse manga, e il passaggio al semi-realismo è stato molto faticoso. Con l’aiuto dei fantastici artwork di Final Fantasy X e XII ho cercato di avvicinarmi al realismo mantenendo quell’impronta orientale del tratto. Anche studiare l’anatomia da sé è stato molto complicato. Ho dovuto prendere molti riferimenti da fotografie per la moda e da spot pubblicitari per capire come funzionava davvero un corpo umano, e sto ancora imparando.
Come caratterizzi i tuoi personaggi? Ti ispiri a persone che conosci?
Di solito costruisco i personaggi in coppia. Prima di tutto scrivo i loro tratti caratteriali standard. Questa caratterizzazione è la base del carattere del personaggio ma non basta. E’ troppo semplice e i personaggi per essere credibili devo avere contraddizioni, un passato, indecisioni… Insomma, se sono privi di debolezze dov’è il divertimento? Lo sviluppo della trama incide senza dubbio sul carattere del personaggio, come la classe sociale, la provenienza, gli interessi, l’istruzione... Personaggi di diversi ceti sociali parleranno anche in modo diverso e questo va considerato. Ma è mettendo i personaggi a confronto che si crea la scintilla! Adoro i dialoghi e i personaggi che si sono conosciuti in circostanze assurde e perpetuano rapporti di amicizia, odio o amore per tutta la trama. Trovo che i conflitti tra personaggi, interiori ed esteriori, siano il modo migliore per rilanciare l’azione. Si potrebbe dire quasi che io abbia una visione antropocentrica della trama, e in effetti provo scarso interesse per le storie in cui il/la protagonista è solo una marionetta in mano al suo autore. Comunque evito di ispirarmi a persone che conosco, ma è capitato e tendo ad accorgermene troppo tardi.
Di recente hai eseguito delle commissioni su Patreon, una piattaforma digitale di supporto simile al crowdfunding. Ti va di raccontarci la tua esperienza?
L’esperienza con Patreon non sta andando male, ma non è il posto giusto per accettare commissioni. Primo, perché prendono una percentuale alta per coprire tasse varie e per pagare lo storage del materiale. Inoltre ci sono altri problemi: non si ha la certezza che il committente mantenga il pledge (cifra messa a disposizione per la commissione, NdI) uguale al costo previsto per la commissione, ma può sempre abbassarlo entro la fine del mese e non si può rifiutare una commissione. Tuttavia, questo non è il mio addio a Patreon. Il sito è nato principalmente per ospitare il mio nuovo fumetto pay-on-demand ‘CyberSteel’ (in collaborazione con Thiefmarine, il soggettista, e Giorgia Lanza, la colorista), e la pagina di Patreon andrà avanti in funzione di quello.
Nei tuoi fumetti e nelle tue illustrazioni è molto presente il tema del boys’ love, non solo in termini espliciti ma anche quotidiani. Credi che in un momento come questo il fumetto possa aiutare a scardinare determinati pregiudizi ancora forti su queste tematiche?
Non sarò granché ottimista, ma penso che sbattere il Boys Love in faccia ai non interessati non faccia altro che fomentare l’odio. Siamo in un momento storico di chiusura mentale senza precedenti. Certe volte vorrei vivere negli anni ‘70/’80 e godermi il senso di libertà e onnipotenza che, immagino, doveva respirarsi nell’aria all’epoca. Purtroppo non saranno gli artisti a far cambiare idea alla gente. Di certo potranno contribuire nel loro piccolo a spargere il seme della tolleranza e dell’uguaglianza, ma solo gli acquirenti potranno decidere cosa farsene. L’arte necessita di un fruitore per far passare il messaggio, e se il fruitore non lo condivide, il messaggio può generare odio. Mi è capitato in prima persona ed è stata una brutta esperienza.
Hai fatto alcuni tutorial sia sull’anatomia che sul character design: cosa ritieni sia fondamentale nella formazione di un artista?
Penso che sperimentare venga prima di ogni altra cosa. Fossilizzarsi sempre sui stessi soggetti o tecniche di colorazione mi sembra limitare la creatività. Sembrerò un po’ tradizionalista ma penso che prima di passare al digitale bisognerebbe saper tenere in mano una matita. Per 6 anni, da quando ne avevo 12 fino a 18, tenevo in mano la matita tutti i giorni e i progressi si notavano da un mese all’altro. L’unica vera limitazione è quando uno trova uno stile, perché poi fa fatica a disfarsene. Comunque l’importante è non fermarsi mai. Anche se ci imbattiamo con gente ‘più piccola’ che disegna ‘molto meglio di noi’, non c’è da preoccuparsi. Ogni artista ha una propria individualità stilistica ed è giusto andare avanti e coltivarla. ‘Lasciar perdere perché c’è qualcuno meglio di noi’ non l’ho mai trovata un’opzione praticabile, anche perché significherebbe abbandonare per sempre il mondo dell’arte e relegare il disegno a mero hobby solo per il proprio senso di inadeguatezza che spesso e volentieri risiede solo dentro di noi.
Progetti per il futuro o nascosti in fondo al cassetto?
Il sogno della mia vita è senza dubbio finire CyberSteel (la storia che condivido su Patreon), che sarà composto da 7 volumi di circa 110 pagine l’uno. Un bel po’ di lavoro! Anche riscrivere L’ultimo erede di Versewil III è nei piani. Parte della trama è disponibile in Italiano ma ha subito molti cambiamenti, correzioni, tagli. Ormai è mutata troppo rispetto all’idea iniziale e non mi convince del tutto. Ora passiamo ai progetti inattuabili. Mi piacerebbe vedere i miei fumetti reinterpretati in chiave cinematografica o scrivere sceneggiature per il cinema. Vorrei occuparmi personalmente del casting e magari dare due dritte al regista. C’è una percentuale bassissima che ciò si verifichi ma mi piacerebbe molto. :)