Il vero Sully è un filo meglio di quello finto di Tom Hanks

Destinato fin da piccolo all'atto che ha segnato la sua carriera Chesley "Sully" Sullenberg ha avuto una vita di un rigore e una preparazione incredibili

Critico e giornalista cinematografico


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Ci sono cose che non possono entrare nei film e che, del resto, se lo facessero forse suonerebbero esagerate, false o anche solo pretestuose e retoriche. La vita di Chesley Sullenberger ne è piena. Il vero pilota che Tom Hanks interpreta in Sully di Clint Eastwood, ha infatti avuto una vita che, con il senno di poi, pare costellata di presagi e annunci, epifanie e avvisi di quel che sarebbe poi accaduto, ovvero forse il più grande ammaraggio d’emergenza della storia dell’aeronautica civile.

Tom Hanks non ha aggiunto molto a quello che è davvero il capitano Sullenberger. Chiunque ci abbia parlato lo descrive come un uomo dalla calma innaturale e del resto la frase pronunciata appena è avvenuto l’ammaraggio: “Beh non è andata male come credevamo” è vera.

Quella maniera serafica di porsi in ogni occasione era forse la dote principale richiesta nella situazione che ha affrontato, oltre ad una preparazione impeccabile. Sullenberger, come il film ricorda più volte, aveva più di 40 anni di esperienza di volo sulle spalle, di cui 36 su voli di linea, ma anche una serie impressionante di attività in curriculum che riguardano la sicurezza. È stato coautore di un paper scientifico assiema alla NASA sulle situazioni che inducono agli errori nell’aviazione ed è stato anche un investigatore per i disastri aerei. Cioè in passato Sullenberger aveva occupato il ruolo di coloro i quali l’hanno poi dovuto giudicare.

È avvenuto negli anni militari e ha indagato su un incidente nell’aeroporto di Los Angeles. In seguito alle sue indagini molte procedure di sicurezza sono state migliorate, in particolar modo quelle di evacuazione dell’aeromobile. Che fa sorridere se si pensa che il miracolo sull’Hudson è stato tale anche per la maniera in cui è stato gestito il post-ammaraggio.
Sully è stato davvero l’ultimo ad abbandonare l’aereo, ha fatto avanti e indietro in una carlinga che affondava, con l’acqua fino alla vita per assicurarsi non fosse rimasto indietro nessuno come si vede nel film.

Lo stesso Sullenberger ha raccontato di essere stato stupito dal livello di dettaglio della ricostruzione, di aver ricevuto domande su quali anelli indossasse, che tipo di orologio, se si fosse levato la giacca quando era seduto sulla sedia del pilota o se sia solito allentarsi la cravatta. E ovviamente non sono mancate le sessioni nel simulatore con Tom Hanks, Aaron Eckhart e lo stesso Eastwood a supervisionare.

964Attivista nel sindacato piloti probabilmente non condivide il punto di vista politico di Clint Eastwood ma di certo sembra un eroe del suo cinema. Anzi più in grande sembra un eroe da cinema americano, uno con il destino inscritto nella propria storia personale.
Fin da piccolo Chesley costruiva modellini di aeroplani e si innamorò del volo militare quasi subito, alla prima visione di jet dell’esercito. Contro qualsiasi stupida politica antielitarista, Sullenberger era in parole povere il primo della classe e aveva iniziato ad imparare a volare a 16 anni, un addestramento che a detta sua ha costituito l’impronta fondamentale per tutta la sua carriera. Una persona preparata.
Anche nella United States Air Force Academy fu infatti considerato il primo della classe, “top flyer”, passando da studente ad istruttore in breve.

In piena armonia con la mitologia statunitense degli eroi che non nascono tali ma lo diventano crescendo nel sistema americano, nutriti dai valori dell’America tradizionale e imbevuti delle loro istituzioni, Chesley Sullenberger può dirsi un prodotto del sistema, considerato eccezionale da ogni tipo di scuola od istituto frequentato. Mai stato in guerra ma subito impiegato dall’aeronautica civile.
Davanti al film di Clint Eastwood e alla sua ricostruzione metodica non solo degli eventi ma anche delle personalità coinvolte è difficile non chiedersi cosa sarebbe accaduto con un’altra persona al suo posto. Leggendo la sua biografia si capisce che quegli eroi silenziosi che sono tali perché fanno bene il proprio lavoro, quelli cantanti da Eastwood, esistono davvero.

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