Venom: The Last Dance sarà l’ennesimo oltraggio al simbionte della Marvel?

In occasione dell'imminente uscita di Venom: The Last Dance, ragioniamo insieme su questa (drammatica) trilogia dedicata al simbionte

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Ammettiamolo: nonostante il successo commerciale dei due film dedicati a Venom, è evidente che in Sony non abbiano minimamente compreso la natura del simbionte della Marvel. Creato nel 1988 da David Michelinie e da Todd McFarlane, Venom è un alieno proveniente dal pianeta Klyntar. Un alieno che, per sopravvivere, deve unirsi a un ospite, in modo da creare così un rapporto, appunto, simbiotico. Legatosi a Spider-Man durante la saga “Secret Wars”, Venom è così diventato una sorta di versione mostruosa dell’Uomo Ragno. Una versione deformata e perversa, in grado di replicarne i poteri e mettere a repentaglio la vita dell'Arrampicamuri e quella dei suoi cari. Stiamo parlando di un villain terrificante, che pesca a piene mano dall’immaginario della cinematografia horror e che, sin dai primi numeri, ha colpito i lettori di fumetti di tutto il mondo.

Con il passare del tempo Venom è lentamente passato dall’essere un antagonista a diventare una sorta di antieroe dai valori deviati. In alcune storie è persino arrivato a schierarsi dalla parte degli altri eroi Marvel, ma è indubbio che i suoi metodi siano sempre quantomeno discutibili. Insomma: il nero simbionte alieno è un mostro che vive in funzione di Spider-Man. Potete capire il nostro disappunto quando, nel 2018, Sony decise di trasporre il personaggio al cinema, privandolo di entrambe le caratteristiche che ne definiscono le storie. Eppure, nonostante questa scelta, il film si è rivelato un successo commerciale, incassando 856 milioni di dollari a fronte di un budget di poco superiore ai cento milioni.

A distanza di sei anni e con un sequel uscito nel 2021, il simbionte è ora pronto a tornare con Venom: The Last Dance, terza pellicola che promette di mettere la parola “fine” alla trilogia con protagonista Tom Hardy. In occasione dell’uscita di questa nuova fatica diretta da Kelly Marcel, abbiamo quindi deciso di ragionare su questa traduzione del simbionte. Una traduzione che tradisce lo spirito del personaggio e che, a distanza di anni, non riusciamo ancora a capire come possa aver avuto tanto successo.

UN PRIMO FILM SENZA IDENTITÀ

Come abbiamo avuto già modo di affermare, il primo Venom è il peggior film di successo degli ultimi anni. Le origini del personaggio non solo non sono fedeli con quando visto nei fumetti, ma risultano persino offensive nei confronti dello spirito del personaggio. Sentire l’alieno lamentarsi con il suo ospite Eddie Brock e dirgli “anche io nel mio pianeta sono considerato uno sfigato” è un dolore che difficilmente può essere ignorato. La bromance tra Eddie e Venom crea inoltre dei siparietti comici spesso fastidiosi, che banalizzano situazioni e che rendono i due protagonisti uno più stupido dell’altro. Sia chiaro: anche in alcune run a fumetti sono presenti dei momenti più cringe di altri, ma nel film diretto da Ruben Fleischer si ha costantemente la sensazione di star assistendo a un tentativo di emulare il successo di Deadpool, a costo di trasformare i personaggi in gag su due piedi.

Se c’è una caratteristica del simbionte che i fan di Venom volevano vedere nel film, questa è senza dubbio la violenza. Venom uccide in modo brutale, cibandosi dei cervelli delle sue vittime e dimostrando una spiccata attitudine alla violenza. Nella pellicola del 2018 questo elemento è ridotto al minimo con lo scopo di creare un film per famiglie. Eppure sarebbe stato estremamente interessante vedere la genesi di Venom narrata attraverso un horror con elementi sci-fi. La produzione ha però pensato principalmente al tornaconto economico, sacrificando qualsiasi valore artistico e narrativo per dare vita a un’opera banale, monotona e incapace di suscitare quell’effetto “wow” che in tanti si sarebbero aspettati da una pellicola dedicata al nero simbionte.

UN SEGUITO ANCORA PIÙ SBAGLIATO

Se la critica si è accorta della pochezza del primo film di Venom, lo stesso non si può dire del pubblico, che si è fiondato in sala e che, in alcuni casi, ha persino apprezzato quanto visto. Con questo successo alle spalle, Sony ha commissionato ad Andy Serkis la regia di Venom - La furia di Carnage, sequel diretto che vede Woody Harrelson nei panni del letale simbionte rosso. Sulla carta era difficile fare peggio del primo episodio, ma Sony è riuscita a sorprendere tutti ancora una volta. Venom - La furia di Carnage è un’opera sbagliata sotto ogni singolo aspetto. Tutti i difetti del capostipite vengono qui ampliati, permettendoci di “godere” di momenti memorabili come Eddie Brock che alleva galline e Venom che si scatena in discoteca dopo aver inneggiato alla necessità di accettare la propria identità. E questa è solo la superficie di quel mare magnum di orrore dalla durata di 97 minuti.

La trama pecca di ritmo, le interpretazioni sono tutte (persino quella di Woody Harrelson) dimenticabili, le battute scontate, le scene d’azione confusionarie, il finale completamente anticlimatico e le basi per il futuro poco interessanti. La presenza nella sceneggiatura di un villain come Carnage, inoltre, avrebbe necessitato di un incremento del target d’età, permettendo così al serial killer più famoso della Marvel di dare libero sfogo alla propria furia (presente anche nel titolo). Nel film di Serkis, invece, Carnage è tutto tranne che furioso e non riesce neanche per un secondo a convincere il pubblico della propria pericolosità. L’aggiunta di una sottotrama romantica mal gestita e poco chiara è solo la ciliegina sulla torta di una pellicola che offende l’immaginario di Venom sotto ogni aspetto. Eppure, nonostante tutto, siamo arrivati al terzo film della saga.

SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL TRAILER…

Sia chiaro: i pregiudizi sono sempre sbagliati, anche quando si parla di cinema. È però vero che con questo pregresso è difficile partire fiduciosi nei confronti di Venom: The Last Dance. La nuova pellicola diretta da Kelly Marcel, qui alla sua prima prova da regista, appare terrificante sin dal primo trailer. Quanto mostrato, infatti, è perfettamente in linea con le precedenti pellicole, presentando un Venom ancora sopra le righe e comico, battute perfette per un pessimo buddy movie ed effetti speciale dalla dubbia qualità. Se si aggiunge la difficoltà di dover gestire diverse trame contemporaneamente da parte di una produzione incapace anche di raccontare una storia estremamente semplice, ecco che i presupposti sono tutt’altro che positivi. Eppure, come è sempre giusto fare, tra meno di una settimana saremo in sala per apprezzare (o disprezzare) in prima persona l’opera in questione. Perché per quanto sia interessante leggere i pareri altrui, è sempre fondamentale maturare un proprio giudizio. E poco importa se questo giudizio va fuori dal coro, perché le opinioni personali sono sacrosante e vanno sempre rispettate. Persino quelle di coloro che hanno apprezzato i primi due film dedicati al simbionte della Marvel.

Insomma: se Venom: The Last Dance sarà l’ennesimo oltraggio al simbionte della Marvel lo scopriremo presto. Per ora possiamo solamente ragionare sul passato, sperando in un futuro migliore.

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