Venezia tra la tragedia cilena e un kolossal cinese
Venezia 67, Giorno 5 - Presentato al Lido Post Mortem: il film di Pablo Larrain impressiona, ma non convince del tutto. Molto interessante il kolossal cinese di Tsui Hark...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Post Mortem
Pablo Larrain era l'autore di Tony Manero, uno dei film più originali (anche se imperfetti) visti negli ultimi tempi. Era logico quindi attendersi cose importanti da questa pellicola.
L'aspetto interessante di Post Mortem è la capacità di creare un clima morboso e inquietante, fatto di autopsie, masturbazione e in generale scelte forti. Ne è un esempio una magnifica scena in cui i drammatici eventi si svolgono fuori campo, con conseguenze tragiche. Subito dopo, ci veniamo a trovare in un territorio post-apocalittico, reso ancora più inquietante per il suo realismo, ben distante da una finzione fantascientifica.
D'altra parte, è innegabile una certa autoindulgenza, che porta a diverse scene ai limiti del gratuito (come una prolungata scena di pianto). Ovvio che, con una materia del genere, è difficile trovare il giusto equilibrio.
Il vero problema è che il protagonista non riesce a essere coinvolgente come si poteva sperare, visto che non sembra avere un obiettivo (anche inquietante e discutibile) come quello di Tony Manero. Così, l'impressione è che per lunghi tratti si sia puntato più sulla Storia con la S maiuscola che sulle vicende dei personaggi, come se non li si ritenesse all'altezza.
A risollevare il livello, un finale intelligente, anche se tutto sommato prevedibile, che conferma che non solo le dittature, ma anche le semplici storie personali sono in grado di provocare grandi tragedie. Pellicola interessante insomma, ma avrebbe potuto diventare memorabile...
Detective Dee and the Mistery of Phantom Flame
Ci sono delle donne al centro del film di Tsui Hark, un po' come avvenuto per John Woo. Ma qui siamo più su dimensioni da kolossal, sia nelle intenzioni che nei risultati.
Dietro la facciata da film epico, tuttavia si nasconde un giallo da risolvere. Chi è che provoca le misteriose morti collegate ai lavori dell'imponente statua dedicata all'imperatrice? E come è possibile che siano tutti vittime di combusione spontanea?
Non c'è dubbio che questo sia un film affascinante, in grado di mostrarci ambienti incredibili, non solo con grande dispendio di mezzi, ma anche con idee scenografiche di alto livello (l'interno ultramoderno dell'incredibile statua, La Città Nera). E ovviamente l'azione è di altissima fattura, con diverse soluzioni molto azzeccate (come un incredibile scontro con dei cervi).
Appassiona di meno l'indagine poliziesca, che deve mettere insieme talmente tanti complotti e personaggi, da risultare non semplicissima da seguire. Ma fa piacere sentire, in una pellicola del genere, una riflessione intelligente sull'uso della tortura e su quanto possa essere controproducente per chi la pratica.
Cosi come, per l'ennesima volta, stupisce che certo cinema asiatico riesca a fondere diversi generi in maniera cosi natutale. Qui, per esempio, si possono inserire senza problemi anche momenti da commedia americana classica tra due scene d'azione piene di coreografie elaborate.
L'appunto che si può fare è che il film è fin troppo complesso, e magari a un certo punto due ore di ribaltamenti e sorprese stancano. Tuttavia, l'invidia per un'industria in grado di dar vita a questi prodotti è enorme...
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