Velociraptor ballerini, Tirannosauri canterini: la conferenza di Jack Horner!
Il paleontologo Jack Horner, consulente per la saga di Jurassic Park, vuole abbattere vecchi dogmi sui dinosauri. Abbiamo seguito la sua conferenza
Questa volta non si tratta però di comprendere il posto dell’uomo nell’universo e affrontare la realtà del viaggio interstellare. Questa volta, in quel di Palazzo Dugnani (Milano), Jack Horner invita a spogliarsi delle più tradizionali convinzioni giurassiche.
Al di sotto degli affreschi della sala del Tiepolo, si è tenuta venerdì 26 giugno la conferenza “Bardature da dinosauro: a cosa servivano?”, il primo incontro a supporto della mostra “Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo” presentata dal National Geographic e dall’Associazione Paleontologica Parmense A.P.P.I.
Molti dinosauri avevano corna e placche e l’ultimo secolo di divulgazione scientifica ha concluso che tali rivestimenti servissero ad un determinato scopo. Non è un caso infatti che numerose pellicole e documentari abbiano traposto sul grande schermo la lotta tra Triceratopo e Tirannosauro.
Ma probabilmente questo è accaduto solo nel mondo della settima arte e il Cretacico era un mondo ben diverso da quello che ci immaginiamo. In primis la comprensione delle bardature quali armi di difesa e attacco sono frutto dell’egocentrismo umano, la tendenza mammifera a interpretare il mondo secondo le proprie abitudini.
Come suggerisce il paleontologo le tre corna del Triceratopo che Spielberg mostrava ammalata nel ’93 non servivano per bucare lo sterno del T-Rex. Presumibilmente la corazza aveva una funzione ornamentale, di display, un particolare visivo che permetteva ai dinosauri di riconoscersi tra specie diverse e capire lo stato di salute dell’eventuale partner.
Ed ecco che la cresta dello Spinosauro e le placche dello Stegosauro assumono un altro significato: non più come primordiali termostati ma decorative appendici di rilevante importanza sociale.
La parola ricorrente del dibattito è “Nasty Disposition” e, nel giro di un’ora, il vocabolo cambierà più volte significante. J. Horner espone le sue avveniristiche ipotesi con una convinzione disarmante. Dalle sue parole si evince la banalità dell’immaginario collettivo nel pensare ai dinosauri come ad animali corazzati da letali aculei. Il passo successivo, quello più rivoluzionario, è abbandonare il look preistorico più hollywoodiano e abbracciare seriamente l’idea che i dinosauri avessero i lineamenti e i comportamenti degli attuali uccelli. Con un adeguamento simile quello che fino a pochi minuti prima era nasty ora è colorito, variopinto e stravagante, proprio come le piume di un Pavone.
Ed è quest’ultima teoria a sancire brillantemente la chiusura dell’incontro: i dinosauri, come gli uccelli, erano piumati e colorati. E, come tutti gli uccelli, ballavano.
La scienza è pronta a reinventare i Velociraptor in tinte multicolore? E Hollywood a sceneggiare una danza di accoppiamento tra due T-Rex?
La conferenza si conclude con l’ascolto del tropicale canto di un volatile. Come suggerisce il più famoso paleontologo del mondo, sarà essenziale rimodellare anche la parte audio. Addio ai ruggiti tuonanti.