VannoTuttiTroppoPiano: Ken Parker svanisce via
VannoTuttiTroppoPiano ci regala un'analisi tecnica del capitolo conclusivo di Ken Parker
Giancarlo Berardi è uno degli sceneggiatori italiani più bravi della storia del nostro fumetto.
Ieri è uscito l'ultimo ed inedito episodio di Ken Parker, Fin Dove Arriva il Mattino. Per un fan del personaggio, rivedere in azione quella camicia bianca, quel grande cappello, quel naso adunco e quel lungo fucile è un'emozione grandissima.
Purtroppo l'episodio non è riuscitissimo. Anzi, è decisamente dimenticabile, privo di risvolti interessanti e a tratti noioso. Probabilmente l'intenzione della scrittore era quella di enfatizzare la caratteristica di antieroe e le atmosfere anticlimatiche. Anche in questo, poco riuscita.
Interpellata una fonte ufficiale, ho realizzato che quello che vediamo è esattamente l'intenzione dell'artista. Questo spalanca uno scenario interessante.
Oggettivamente non c'era sbocco alternativo all'evoluzione dello stile di Milazzo. Dalla prima avventura di Ken Parker, è sempre stata chiara la tendenza dell'artista in direzione di una sintesi, pur nel rispetto di uno stile che potremmo definire realistico. Verso la metá della saga di Lungo Fucile, la svolta verso una sintesi piú espressionista si è palesata con grande sicurezza e voglia di sperimentare. Una volta trovata la via, Milazzo ci ha regalato diversi esempi di grande arte caratterizzata da un segno nervoso, pennellate veloci ad abbozzare silhouette, figure grottesche ed epiche, con mani e piedi enormi, volti scavati nella migliore tradizione dei caratteristi del cinema western.
Su Ken Parker questa direzione ha raggiunto la massima libertà nell'episodio Ai Tempi del Pony Express, dove vengono raccontate le peripezie del giovane Parker. Altri esempi di grande narrazione espressionista sono Marvin il detective, la raccolta di storie brevi Fantasticheria e quel capolavoro di Tom's Bar. La ricerca della sintesi e della velocitá di racconto, priva di inutili barocchismi, trova un'altra tappa importante in Magico Vento. Forse non tra i preferiti dei fedelissimi della serie, eppure gli episodi disegnati da Milazzo possiedono un'aria rarefatta che dona un aspetto nuovo al personaggio di Manfredi. Non è un caso se il secondo copertinista della serie, Pasquale Frisenda abbia attinto a piene mani dallo stile di Milazzo pur senza, a mio avviso, riuscire mai a cogliere l'essenza e la forza espressiva del maestro.
Negli ultimi anni si sono susseguite delle opere purtroppo dimenticabili, una sequela di primi piani acquerellati in modo scialbo che hanno forse lanciato il segnale di una stanchezza artistica. Di fronte ad una produzione così di qualità qualche scivolone si può perdonare.
[caption id="attachment_57512" align="aligncenter" width="484"] Un'evidente sbianchettatura sul volto del personaggio[/caption]
Ieri arriva l'atteso capitolo finale di Ken Parker. Poteva essere il suo personale Mû, l'apice della sintesi a lungo ricercata. Quello che mi sono ritrovato in mano è un'opera lontana dal capolavoro. Già la copertina, priva di qualunque guizzo, mi aveva fatto scattare un campanello d'allarme, lontanissima dai tanti capolavori collezionati nella raccolta Acquarellando. Rileggere Ken Parker disegnato da Milazzo è sempre un'emozione, ma per quanto mi sforzi di apprezzare la libertá artistica dimostrata dall'autore non riesco a togliermi dalla testa l'idea che questo sia un lavoro scialbo, eseguito in modo veloce e senza un vero estro dietro, quindi senza accezioni positive.
Il racconto non é privo di scene notevoli e suggestive e di personaggi ben caratterizzati che sublimano il discorso di cui sopra, ma sono davvero poche. Impossibile ignorare il gran numero di pagine di difficile comprensione, vedi la prima fuga dal carcere di uno dei reclusi, con pannelli al limite dell'astratto; o ancora la prima sequenza in cui a fatica si riconosce un cane. Sembra di stare a fare le pulci, ma cosí non è. Con grande rammarico infatti si arriva al termine della storia senza avere ricevuto in dono un volto di Ken Parker davvero epico, di quelli indimenticabili.
Parte della colpa va riscontrata forse nell'assenza di un editor navigato e di personalità da parte di Mondadori in grado di dare energia e buoni consigli al team di autori. Mondadori, a cui dobbiamo comunque essere grati per aver permesso questo capitolo di chiusura atteso da anni.
Questo non cancella e non scalfisce comunque tutte le grandi storie disegnate da Milazzo. Confido che il futuro ci possa dare una ritrovata vitalità di un artista paragonabile a grandi del fumetto come Toth e Bernet, se non addirittura a maestri dell'illustrazione come il francese Georges Beuville.
(il mio omaggio a Ken Parker)