VannoTuttiTroppoPiano: intervista a Spugna e Francesco Guarnaccia

Oggi VannoTuttiTroppoPiano intervista due degli autori più interessanti della scorsa Lucca Comics: Spugna e Francesco Guarnaccia

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Per VannoTuttiTroppoPiano ho intervistato i due talenti/giovani/esordienti su una storia lunga tutta loro, che più mi hanno colpito alla scorsa Lucca Comics:

Tommaso "Spugna" Di Spigna, milanese, classe '89 dallo stile iper grottesco, sporco e underground che ha pubblicato Una Brutta Storia (ed. Grrrz Comic Art Books)

Francesco Guarnaccia, pisano, classe '94, dallo stile indie, grafico, super colorato, ultra-pop che ha pubblicato From Here to Eternity (autoproduzione del collettivo Mammaiuto)

Ciao Spugna, ciao Francesco, benvenuti su BadComics.it.

Di cosa parla il tuo fumetto?

Una brutta storia coverSpugna: Una brutta storia è un fumetto di avventura marinaresca, di stampo abbastanza classico. Marinai, avventura e botte. In realtà ad un certo punto la storia prende un'altra piega e diventa qualcosa di diverso. Al suo interno racchiude tutta una serie di mie riflessioni su un immaginario avventuroso infantile che amo molto, ma che ho cercato di raccontare ed evolvere attraverso un punto di vista più personale e inquietante.

Francesco Guarnaccia: From Here to Eternity è un fumetto che parla della più esplosiva accoppiata di sempre, Vecchi e Punkabbestia: quando l’esaltato cantante dei Punk Arrè, sfigatissimo gruppo punk-hardcore, si lancia dal palco in un tentativo di body surfing finito malissimo, per gli altri componenti del gruppo arriva la svolta. Costretti a trovare un nuovo frontman, i tre Punk Arrè rimasti fanno la conoscenza di Emilio Fugazi, un’ottantenne animato da un sano odio per il mondo, un’insolita energia e doti canore orribili. Inutile dire che l’idea è assurda quanto vincente, Emilio diventa il nuovo cantante, introducendo il gruppo in una serie di eventi che li porterà alla fama, o all’oblio, da qui all’eternità.

From Here to Eternity è una storia fatta di giovani ribelli, incredibili vecchietti, buona musica e inaspettate botte da orbi, ma senza dimenticarsi di andare a indagare, con ironia, dove siano andati a finire tutto il punk e i suoi ideali in questi ultimi anni.

Da dove è nata l'esigenza di scrivere un fumetto e quanto ci hai messo a realizzarlo?from here to eternity

S: L'esigenza credo sia nata dal voler creare qualcosa che avrei voluto io per primo trovare sullo scaffale di una libreria. Avevo degli spunti e idee grezze che con il tempo si sono definite sempre di più. Direi che la prima volta che ho pensato all'idea per questa storia sia stato almeno due anni e mezzo fa! dopo esser entrato in contatto con una casa editrice che si è detta interessata (da subito!) a questa idea e al mio stile, ho continuato a ragionarci (con calma, lo ammetto) aggiungendo pezzi per un paio di anni. Dopo aver trovato una versione quasi definitiva della storia, ho realizzato concretamente il fumetto nell'ultimo anno, in circa sei, sette mesi.

FG: Partiamo dalle domande semplici: Per fare From Here to Eternity ci ho messo circa un anno, considerando che ho fatto vedere le prime tavole ai Mammaiuto a Lucca 2013 e a Lucca 2014 dedicavo le copie. La serie poi è effettivamente cominciata a Febbraio 2014 ed è finita a Novembre dello stesso anno. Scendendo in tecnicismi, a disegnare, inchiostrare e colorare i primi sette capitoli ci ho messo sei mesi, invece dal capitolo otto al tredici ci ho messo due mesi e mezzo.

Il giorno che ho scritto la parola “FINE” ho calcolato che se non avessi cazzeggiato avrei potuto fare tutto il libro in cinque mesi. Poi ho calcolato che probabilmente sarei anche impazzito e mi sono detto che ero stato bravo lo stesso.

Covavo questa storia da un po’ e alla fine ho semplicemente capito che era una storia dietro la quale valeva la pena perdere delle nottate. Per come la penso io non si può progettare una storia a tavolino, nasce sempre da un bisogno profondo di esprimere qualcosa, di rielaborare un’esperienza personale, anche solo di fissare un ricordo. In From Here To Eternity c’è il mio tentativo di fuga dalle responsabilità, il desiderio di essere dei matti per sempre e un po’ di ansia per il futuro. C’è una riflessione sul tempo, quello che si ha davanti e quello che ci si è lasciati alle spalle. Ma di tutto questo ce n’è la giusta quantità, è tutto coperto da una buonissima dose di demanialità. E quella viene dall’esigenza di divertirmi e di far ridere.

spugna2Qual è stata la tua formazione e come mai hai scelto il fumetto come mezzo espressivo?

S: Ho frequentato il liceo artistico e successivamente mi sono iscritto alla Scuola del Fumetto di Milano.

Sono sempre stato un buon lettore di fumetti ma credo di aver scelto il fumetto come mezzo espressivo proprio quando mi sono trovato davanti al primo vero "che cosa vuoi fare da grande?". Ho sempre disegnato, e raccontare a fumetti per me è di gran lunga il linguaggio più potente e stimolante che un disegnatore può avere a disposizione.

FG: Ho scelto il fumetto come mezzo espressivo perchè alle elementari mi sembrava sinceramente l’unico modo possibile per raccontare le mie fanfic di Pk.

Adesso lo scelgo perchè è il tramite più veloce, fedele e potente tra la mia testa e la realtà.

La formazione è avvenuta principalmente in due luoghi: a scuola e in camera mia.

Ho frequentato un liceo scientifico e credo di aver disegnato tutte le ore di ogni giorno. Forse non durante i compiti in classe, ma di sicuro disegnavo anche mentre venivo interrogato. Sembra una contraddizione ma a posteriori sono ancora convinto che aver fatto lo scientifico sia stata la cosa giusta, era un orgoglioso moto di controtendenza che mi faceva disegnare. Se avessi fatto l’artistico adesso mi divertirei facendo Fisica.

E se sui banchi di scuola perfezionavo il disegno è in camera mia che apprendevo l’arte della narrazione. Leggevo tantissimo, di tutto, dai Cannibale di mio padre a Lupo Alberto, dai Peanuts all’Eternauta. Leggere è la palestra più potente.

Ora studio Design e continuo a fare i fumetti di soppiatto.

Con che strumenti lavori?guarnaccia2

S: Disegno su carta con inchiostro e acquerello. Negli ultimi anni lavoro molto con il Pentel Brush Pen ricaricabile, nonostante sia meno versabile e controllabile di un pennello classico, e diversi rapido Micron per tratteggi e dettagli. Solitamente mi piace aggiungere dell'acquerello nero per ottenere dei toni di grigio sporchi e irregolari, per rendere tutto più elaborato ma al tempo stesso anche più grezzo. Poi quando devo mettere i colori ignoranti utilizzo photoshop.

FG: Lavoro sempre a matita, su cartoncini A4. Fino ad ora ho inchiostrato utilizzando una Pentel Pocket Brush ma ultimamente sto sperimentando le stilografiche. Comunque sia inchiostrato, il disegno passa sotto lo scanner e lo coloro con Photoshop e tavoletta grafica. Se mi capita di sketchare utilizzo Moleskine e pennarelli Tombo.

Quali sono gli autori che ti hanno ispirato e quali sono quelli del fumetto contemporaneo italiano che segui?

S: E.C.Segar, Eichiiro Oda, Mike Mignola, Go Nagai, Simon Bisley e moltissimi disegnatori underground e grotteschi.

Parlando dell'Italia sono praticamente un Groupie fanatico di tutti i SuperAmici/Fratelli del cielo. Penso che attualmente siano gli autori italiani che più cercano di alzare il tiro, sotto moltissimi punti di vista. E poi hanno questo approccio serio ma allo stesso tempo giocoso che trovo molto intelligente e fresco. Seguo anche con molto interesse le nuove fila di giovani autori, miei coetanei, che stanno cercando di emergere ora, penso ai ragazzi di Delebile, Canemarcio, e molte altre autoproduzioni, sono tutte persone con stili ancora in divenire ma che spesso hanno una fortissima carica di personalità.

FG: Il primo autore che mi ha ispirato davvero, che ha segnato una svolta nel mio percorso fumettistico è stato sicuramente Tuono Pettinato. Mi ha mostrato un modo di fare fumetti completamente diverso da tutto quello che avevo letto fino a quel momento, e mi ha fatto crescere tantissimo. Prima e dopo di lui, comunque, tanti autori avevano fatto il loro lavoro, sedimentandosi, mescolandosi nella mia testa e nella mia mano: Brian Lee O’Malley, Bill Watterson, Luke Pearson, Leo Ortolani, Silver, Cavazzano, tantissimi disegnatori Disney, soprattutto quelli di PK e tutta la combriccola di Cannibale.

Della scena italiana attuale seguo principalmente i Fratelli del Cielo, i miei compagni Mammaiuto e tutta la scena dell’autoproduzione e della piccola editoria.

spugna3Come ti sembra la situazione attuale del mercato del fumetto in Italia?

S: Direi molto buona. A parte ancora una certa standardizzazione nelle proposte (il fumetto "intimista" è così, il fumetto "mainstream" cosà...) andando a grattare la superficie si possono trovare moltissimi autori e segni super interessanti, ma ammetto di avere una grossa predilezione per il prodotto più underground. Credo che anche la nascita di diversi fenomeni autoriali super-commerciali (e lo dico in senso positivo) stia portando più possibilità e potenza di fuoco alle case editrici, ovviamente è da vedere come queste ultime cercheranno di sfruttare questa possibilità. Se investiranno sempre maggiormente in "quello che va" o se proveranno a puntare anche in cose potenzialmente rischiose, ma diverse dal solito. Sicuramente è innegabile che il fumetto, specialmente quello d'autore, sia un settore in forte crescita e molto competitivo! Banalmente, è una situazione molto più stimolante e tosta rispetto già solo a tre-quattro anni fa! Per me è quasi palpabile questo senso di entusiasmo e di approccio sempre più cosciente e specializzato.

FG: Ti parlo da osservatore fortemente disinformato delle questioni economiche e da fortissimo lettore . Il mercato del Fumetto in Italia si sta sviluppando o comunque sta subendo un cambiamento. Mi sembra che si attinga di più dalle scene indipendenti, che si abbia più coraggio nel portare alcune produzioni estere in Italia. E questo è possibile perché ci sono lettori più curiosi, per loro questa è una situazione ghiottissima.

Per gli autori invece mi sembra un po’ più complicato: un autore in Italia non può ancora pensare di sopravvivere solo con il Fumetto, però paradossalmente, può sperare di ottenere le stesse gratificazioni che si avrebbero pubblicando con una casa editrice importante rimanendo totalmente nell’autoproduzione. È strano.

Pro e contro delle fiere del fumetto.guarnaccia3

S: Per me come Pro sicuramente la parte "umana" e il contatto diretto che si può avere con gli altri professionisti del settore, autori ed editori, e la visione "concreta" della vendita e del mercato, proprio sotto al tuo naso. Contro forse un certo senso di ubriachezza e dispersione, diventa tutto un baraccone e bisogna rimanere lucido per restare a fuoco e capire cosa sta succedendo. Ovviamente poi le diverse fiere hanno le loro specificità, ecco credo che sia importante che le diverse fiere si distinguano per proposte e caratteristiche, così da non risultare l'una la brutta copia dell'altra ma eventi con una loro identità autonoma. Forse l'ultima Lucca è stata proprio un carnaio, ma sinceramente non ho proprio idea di come si possa riuscire a diminuire quella ressa.

FG: PRO: farò tantissime di dediche (se va bene bene), spendo un sacco di soldi in fumetti rarissimi e incontro frotte di amici fumettisti con i quali fare PARTY HARD

CONTRO: non ho fatto poi così tante dediche, ho speso un sacco di soldi in fumetti rarissimi e incontro frotte di amici fumettisti con i quali la sera prima probabilmente ho fatto PARTY HARD.

Sai già su cosa lavorerai in futuro?

S: Ho in mente qualche storia che vorrei sviluppare, breve e lunga, ho in progetto un fumetto disegnato da me e scritto da un altro autore (ancora segretissimo) e sicuramente mi piacerebbe creare un mio personaggio seriale, che ritorni, per poter esplorare anche quel tipo di approccio.

FG: Il mio futuro è già pieno d’impegni. Come qualcuno sospetta farò un libro insieme a Tuono Pettinato, lui scrive e io disegno, insieme storyboardiamo e beviamo Estathe. Il libro parlerà di ragazzini disagiati che fronteggiano l’apocalisse in un paesino di provincia. E ascoltano gli Smiths. Per Mammaiuto, invece, sto scrivendo una serie nuova, si chiamerà molto probabilmente “PARTY HARD” e parlerà di universitari disagiati che fronteggiano l’insostenibile leggerezza di avere vent’anni senza mai perdersi una festa. E ascoltano il peggio del peggio della musica indie, elettronica, tamarra.

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(i personaggi dei due autori visti da me)

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