VannoTuttiTroppoPiano: Bello il mestiere del fumettista... se non ti ammazza

VannoTuttiTroppoPiano torna a parlare del mestiere del fumettista con statistiche, cifre, lavori in licenza e creator-owned...

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tom scioliRitorno a fare un po' di considerazioni per capire meglio quello che è il mestiere del fumettista.

Ultimamente mi sono imbattuto nel sito Sktchd.com, creato da David Harper, già creatore di Multiversity Comics, sito di approfondimento fumettistico. Su Sktchd, Harper analizza diversi aspetti dal punto di vista degli autori, cercando di capire e far conoscere la loro voce.

Già su Multiversity, Haper aveva cominciato questo percorso con diversi articoli tra cui Comics and the Diminishing Role of Artists in a Visual Medium, dove analizzava la perdita di importanza del disegnatore dal punto di vista dell'industria del fumetto. Tra i dati che vengono analizzati nell'articolo ce ne sono alcuni notevoli, per esempio che Rob Liefeld nel 1994 pagava a Stephen Platt, disegnatore di Prophet, 40.000 dollari per ogni numero (dato uscito da una divertente querelle tra i due autori).

L'enfasi che la Marvel ha deciso di mettere sui suoi "Architetti", cioè una lista dei 5 scrittori più importanti, a discapito dei disegnatori che non sono mai stati considerati come "creatori" delle storie ma meri esecutori. Gli scrittori oggi sono quelli che rimangono interi anni su una serie mentre gli artisti durano un paio di numeri e poi vengono spostati, rendendo impossibile creare un percorso grafico duraturo. Oppure come da ormai molti anni la DC, salvo rare eccezioni, abbia omologato lo stile di quasi tutte le sue testate a quello creato dalla Wildstorm.

Ancora a conferma di questi dati, la famosa foto di rappresentanza degli autori Image, balzata alle cronache per la scarsa varietà di generi ed etnie degli autori. Scarsità anche di disegnatori, visto che sul palco erano quasi tutti scrittori.

Harper riconosce anche che questa tendenza rispetta la richiesta del pubblico che è chiaramente più appassionato alle storie e al destino dei personaggi che alla loro veste grafica. Ennesimo segno della carenza di cultura visiva dei nostri tempi, questo lo aggiungo io.

Un autore molto appassionato di questi tempi è Sean Gordon Murphy che più di una volta ha suscitato discussioni riguardo il fatto che "il 50% dei fumettisti vive sotto la soglia di povertà" e che al boom di vendite di una testata non corrisponde lo stesso successo per la carriera di un artista (e non solo a causa dei diritti non concessi dalle majors).

Per approfondire questi argomenti, Harper ha effettuato un sondaggio, i cui esiti sono stati sviluppati e commentati in un lunghissimo articolo: SKTCHD Survey: What’s the Life of a Comic Artist Like? Vi consiglio vivamente di leggerlo tutto perché ci sono davvero molti dati interessanti. Alcuni già conosciuti da chi fa questa professione, altri più sorprendenti. Per esempio, mai mi sarei aspettato che nel campione preso dal sondaggio, risultasse Valiant l'editore con il più alto compenso a pagina, un editore che di certo non vanta le vendite astronomiche di Marvel o DC. Oppure che la maggior parte delle entrate per un autore di comics, non sia quella della realizzazione degli interni di un numero ma entrate correlate come copertine o commissioni.

brian churillaFare il fumettista oggi quindi è economicamente difficile e necessita della conoscenza di molte dinamiche. Sktchd, segnala diversi post interessanti sull'argomento. Uno tra i più recenti è quello di Brian Churilla, disegnatore americano che lavora per Marvel, Oni Press, Dark Horse, BOOM e altri. Brian offre sul suo blog un overview di cosa comporta per lui fare questo mestiere. Alcuni passi importanti sintetizzati:

12 numeri, 264 pagine, 4 copertine. Questa è grossomodo la produzione che ci si aspetta in un anno da un disegnatore di una serie regolare.

Il compenso a pagina per questo progetto era di 125 dollari a pagina [riferendosi a Big Trouble in Little China], un compenso che può essere definito medio in quest'industria. Facendo i conti e considerando anche alcuni lavori collaterali, si stima un guadagno di 2000 dollari al mese [considerando il tenore di vita in America, è davvero poco].

Questo tipo di lavori sono su testate licenziatarie che quindi non offrono compensi legati ai diritti ai realizzatori.

Considerando gli impegni giornalieri, occuparsi dei due bambini e il tempo speso in famiglia, il resto della giornata e della notte è dedicato al lavoro, lasciando nelle migliori occasioni 4 ore di sonno al giorno.

Brian consiglia di trovarsi un altro lavoro e lasciare i fumetti come passione del tempo libero, oppure cercare di diventare un artista creator-owned cioè possessore dei diritti delle proprie opere.

A questo proposito, sempre tramite Sktchd, ci sono diverse testimonianze che la strada creator-owned è più una lotteria dove sono in pochi a farcela, piuttosto che una vera e propria alternativa al lavoro su commissione.

Difficilmente si può sopravvivere se le vendite non sono davvero molto alte e non si mantengono stabili per almeno un primo arco narrativo.

Rob Guillory, l'autore di Chew, racconta la sua esperienza. Per poter creare la sua serie e cercare una via per affermarsi come fumettista ha dovuto scendere a patti con la sua compagna che invece aveva un lavoro stabile. Il patto comprendeva un range di 5 anni in cui Rob avrebbe provato a crearsi una posizione stabile nell'industria, al termine dei quali se non fosse arrivato nessun successo, si sarebbe trovato un altro lavoro. Fortunatamente Chew è stato un successo, non solo il compenso a pagina di 100 dollari era abbastanza alto per un progetto creator owned (che di solito non dà nessuna retribuzione a pagina ma solo diritti), ma nel tempo gli assegni che arrivavano dalla vendita delle raccolte (le versioni trade paperback) e dai diritti dell'edizione digitale, sono diventati una grossa fonte di sostentamento per la sua famiglia.

the wicked + the divinePurtroppo non si può predire il successo di un fumetto, non è dato saperlo neanche agli editor più esperti. Non si poteva prevedere il successo di The Walking Dead, così come spesso non si può sapere quanto sia duraturo un titolo forte. Può capitare infatti che il boom di vendite dei primi numeri di una serie si spenga e veda la conseguente sospensione da parte dell'editore, nel giro di 6 o 7 uscite.

Kieron Gillen, lo scrittore di Phonogram e The Wicked + The Divine, in risposta a un articolo che dà il suo fumetto come nei guai a causa della discesa delle vendite (in realtà non è assolutamente in pericolo vista la mole complessiva di vendite della serie), snocciola alcuni dati per capire l'andamento di una serie:

Le vendite sopra le 10.000 copie sono motivo di gioia e festeggiamenti.

Se vendi sopra le 12.000 probabilmente stai guadagnando più di quanto le big two [Marvel e DC] ti pagherebbero [fatta eccezione per le star].

Se stai vendendo sopra le 20.000 dovresti offrire qualche drink ai tuoi amici [significa un enorme successo].

Queste cifre non tengono conto dei diritti digitali e delle raccolte, se volessimo includerli, le cifre crescerebbero enormemente visto che i trade paperback degli indipendenti vendono più di quelli delle majors. Motivo per cui se vendi sotto le 10.000 non è detto che la tua serie venga chiusa. Non è neanche detto il contrario però visto che secondo il pensiero delle corporate, un fumetto che vende mediamente bene, sta occupando teoricamente il posto di un fumetto che potrebbe vendere molto di più.

jim zub infographic

Jim Zub, creatore di Skullkickers per Image, ci spiega un po' di percentuali sui progetti creator owned. Su un albo da 2,99 dollari, tolti i costi per il distributore, i rivenditori e la stampa, rimane solo un 11% approssimativo per editore e creatori, cioè 30 centesimi a numero. Questi centesimi sono da spartire tra editore, gli artisti creatori dell'opera e il budget per la pubblicità eventuale. Sui diritti digitali, agli autori arriva grossomodo un 20%.

Ora tenendo conto delle parole di Kieron Gillen, ipotizziamo che un numero venda 25.000 copie, un successo: ai creatori arrivano 2.750 dollari. Teniamo buona questa cifra ed aggiungiamoci per esempio 10.000 copie del trade paperback che costa una decina di dollari, significano altri 3.500 dollari. Le vendite digitali sono di solito il 10/15% di quelle cartacee (statistica non dimostrata), su un numero che costa 0,99 centesimi ai creatori arriveranno altri 700 dollari. totale per numero: 7000 dollari da dividere in due o tre o quattro persone (a seconda del team che può includere scrittore, disegnatore, colorista ed inchiostratore).

Davvero poco. Immaginate se il titolo si ferma a 5.000 copie.

jim zub digital rightsSecondo la testimonianza di Brian Churilla riportata sopra, lavorando su una serie di medio tenore, in licenza (senza diritti), il disegnatore si porta a casa 2.700 dollari a numero.

Consideriamo che un guadagno medio per un artista che lavora nel mercato francese è di 200 euro a pagina, facendo un confronto con gli albi americani che sono da 22 pagine, significa 4.400 euro ad albo, quasi il doppio rispetto al mercato americano.

Ricordate cosa dicevamo sopra? Platt per Prophet beccava 40.000 dollari a numero. Prophet vendeva attorno alle 77.000 copie, significa che se fosse stata una serie creator-owned oggi, avrebbe preso sui 5.000 dollari a numero.

Quindi si, la via del creator-owned è decisamente una lotteria.

La vita del fumettista può essere davvero dura se non si è abbastanza accorti da prendere precauzioni e trovare escamotages per non andarci mai sotto economicamente. Alcuni artisti vengono messi a dura prova. Ogni tanto appaino note sui social che fanno davvero rabbrividire, di artisti che dopo anni di duro lavoro non vedono più molte alternative. Qualche anno fa Jason Pearson l'autore di Body Bags postava questa nota sui social (per fortuna era solo un momento buio a cui non ha fatto seguito nessuna azione):

sam hitiLa vita fa schifo. Odio ammetterlo ma sono spaventato. Vedo un mondo che non mi piace e per il quale non vedo nessuna speranza. Mi piacerebbe fare Body Bags di nuovo. Ho un sacco di storia che mi ronzano in testa ma dopo Hanna e Kick Ass, a chi importerebbe un ----? Non posso fare parte del sistema come Jim Lee or Todd Mcfarlane. Non sono così talentuoso come Adam Hughes o Travis Charest. Quindi sono un perdente. In questo momento, ho solo 200 dollari, non posso pagare l'affitto e devo ad alcune persone molto di più. Marvel e DC non hanno risposto a nessuna delle mie chiamate quindi presumo che il mio tempo sia finito. Al Gaijin Studios, mi mancate un sacco. Allo Studio Revolver, grazie. A Mike A, grazie ancora per avermi supportato. A Keven Gardner, Harris Miller, Casey Edwards, Joe Peacock, e Chris Donio, mi spiace. Ai Dragons, vi ho deluso. A Katie, mi piacerebbe averti conosciuta di più. A Mamma, Janet, e Larry, grazie per avermi supportato ed amato. A Sara, non ho mai spesso di amarti. Addio.

Qualche settimana fa sul sito del disegnatore Sam Hiti è apparso un annuncio di trapasso, per fortuna solo un falso allarme o meglio, una richiesta d'aiuto. Le motivazioni sono ancora oscure ma sicuramente legate ad un momento difficile e diversi guai legati alla salute.

Nei prossimi articoli vorrei raccontarvi qualcosa della mia esperienza e di come riuscire a sopravvivere sopra la soglia di povertà, facendo diventare flessibile il proprio lavoro.

Uno degli articoli su Sktchd termina con una citazione di un fumetto di Seth, "It's a Good Life, If You Don't Weaken", con cui Seth parla proprio della precarietà della vita di un artista.

È vero quindi, fare fumetti può essere una bella vita… se non ti ammazza (perché prima ti indebolisce, ma di sicuro poi ti ammazza).

A presto.

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