VannoTuttiTroppoPiano: Angoulême, il fumetto grafico-intellettuale e la polemica di cui nessuno ha parlato

Il fumetto intellettuale contro quello popolare: la polemica sulla selezione ufficiale di Angoulême

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Ok, quest'ultima edizione del Festival di Angoulême è passata e con lei tutte le polemiche sorte sull'assegnazione dei premi. Ricordiamo brevemente: l'assenza di autrici di sesso femminile nella selezione per il Grand Prix (quello assegnato alla carriera); la retromarcia dell'organizzazione che ha deciso di rifare la selezione lasciando il giudizio al pubblico; Claire Wendling (arrivata nella Top 3 per decisione del pubblico) che, giustamente, decide di sottrarsi all'insulso gioco; la buffonata finale del presentatore della premiazione che, così per ridere, decide di assegnare dei falsi premi con tanto di umiliazione per i falsi premiati che erano all'oscuro di tutto e lo sgomento di tutta la comunità del fumetto.

Ma c'è un'altra polemica che ha serpeggiato nei giorni precedenti al festival. Ha avuto meno eco perché meno legata ai temi della discriminazione che, come sappiamo, fanno molto gossip. All'annuncio della selezione per la competizione ufficiale (quella dei fumetti pubblicati nel 2015), molti autori hanno storto il naso. Altri si sono letteralmente infuriati. L'accusa è di avere effettuato una selezione troppo "arty", cioè con una maggioranza di titoli cha vanno dall'underground al cerebrale e soprattutto avere escluso gran parte del fumetto "popolare" (non per questo di bassa qualità) che è sempre stata una delle forze trainanti del fumetto francese.

Bengal, un autore molto popolare tra le nuove generazioni (da poco passato al fumetto americano con Batgirl e Supergirl) ha commentato così:

bengal facebook

"Ahah ma è una beffa? A parte tre o quattro cose che hanno senso il resto è tra il brutto e l'intellettuale-grafico. Una volta era quello che ci si poteva aspettare di trovare nella selezione giovani. Ora è nella selezione ufficiale. Deplorevole. So che questo mi inimicherà qualcuno ma mi fa incazzare quanto ormai se ne freghino del disegno all'interno di un fumetto (o anche della narrazione, viste alcune cose selezionate). Non posso fare a meno di sbottare in un post rabbioso. Hey ragazzi, non era il caso di buttare nel mezzo di questa farsa un (eccellente) Inio Asano, sappiamo bene che non sarà lui a vincere. Rinominate il "Gran Premio" il "Premio Sperimentale", è più adeguato. Angoulême, non mi manca per niente."

(Tradotto a braccio da me, non sono una scheggia col francese)

Al post di Bengal si sono accodati commenti di diversi autori:

Barbara Canepa (autrice) - "completamente d’accordo con te" "e Saga… basta! La serie più premiata al mondo! Tutti la conoscono, non ha più bisogno di premi!"

Régis Hautière (autore) - "Undertaker nella selezione Thriller?! Si vergognavano di mettere un fumetto mainstream dal tratto realistico nella selezione ufficiale?"

Charles-Louis Detournay (redattore capo di ActuaBD) - "la selezione di Angoulême comprendeva nel 2008 il 68% di albi francesi, nel 2012 il 66%, nel 2013 il 53%, nel 2014 il 51%, nel 2015 il 46%, oggi il 41%. La selezione ufficiale non rappresenta più il fumetto francofono."

Cerchiamo di spiegare il perché analizzando la selezione. Molti dei volumi all'interno della selezione non sono editi in Italia, quindi per noi è forse difficile capire i motivi dell'astio di molti autori. Proverò a fare un po' di luce.

selezione angouleme 2016

La selezione si può suddividere in questo modo. Abbiamo una manciata di autori francesi più classici e conosciuti: come Riad Sattouf con il secondo volume de L'Arabe du Futur (che aveva già vinto l'anno scorso, immeritatamente a mio avviso, quindi anche basta); Luz, l'autore scampato alla strage di Charlie Hebdo, con Catharsis, delle riflessioni sul disegno e sul suo lavoro post attentato (qualcuno l'ha visto come un fumetto iena che lucra sulla tragedia); Goossens, un grande vecchio del fumetto francese; due coppie di autori molto stimati come Etienne Davodeau e Benoit Colombat e David Prudhomme e Pascal Rabaté; Nicolas De Crécy, grandissimo illustratore, meno bravo coi fumetti ma molto amato in patria, con una proposta molto pop e decisamente fuori dai suoi canoni, La République du Catch.

Abbiamo poi un paio di autori giovanissimi ma già molto prolifici: Marion Montaigne, conosciuta per i suoi webcomics umoristici e Vincent Perriot, che dopo avere sfornato quel capolavoro di Belleville Story, continua a dedicarsi al noir/thriller con i tre volumi di Paci.

Qui troviamo già una prima falla: Paci è un thriller e Angoulême ha una selezione separata per questo genere, la selezione Polar. Perché lui è nella selezione più importante e gli altri thriller no? Eppure la selezione Polar offriva dei veri pezzi da novanta.

polar angouleme

Andiamo avanti. Non starò ad elencarveli tutti quindi la faccio breve. Il resto della selezione si divide in: qualche autore francese di etnia mediorientale o con storie che riguardano il Medio Oriente (tema molto caro al fumetto francese e ai suoi festival). Un nutrito gruppo di artisti americani più o meno commerciali, da Richard Corben agli autori di Saga a quelli di Ms. Marvel e Outcast. Due grandi del fumetto USA d'autore come Roz Chast e Adrian Tomine. Qualche manga.

Il resto della selezione è dominata da una caterva di titoli decisamente poco commerciali al limite dell'underground e da graphic novel, volumi cioè che esulano dal formato classico francese cartonato a 48 pagine. L'unico volume a rispettare la tradizione del cartonato è quello di Goossens.

Chiariamo una cosa. Questo non è assolutamente un problema, bisogna guardare alla qualità delle opere, non al loro genere. Allo stesso modo la vittoria di Ici di Richard McGuire, un altro fumetto poco convenzionale, è strameritata. Il suo libro è stato tradotto in tutto il mondo (da noi è Qui per Rizzoli Lizard) e ha ricevuto delle ottime critiche.

Il tema dei generi però in Francia è molto delicato. Se in paesi come gli Stati uniti o la nostra Italia, il fumetto commerciale viene spesso identificato come quello usa e getta, di intrattenimento ma di poca qualità, nel fumetto francese spesso il commerciale si fonde con l'autoriale. Un classico come il Tintin di Hergé è un fumetto super-commerciale, ma è anche un'opera di grande qualità e pregio artistico. Lo stesso si può dire per titoli più recenti come Spirou e Fantasio o Titeuf di Zep. Molto del fatturato del fumetto francofono si basa assolutamente sui generi. Al top delle classifiche ci sono spesso il fumetto storico, quello d'avventura, la fantascienza, l'umorismo. E all'interno di questi generi troviamo dei veri e propri capolavori. Pensiamo alle opere di Moebius e Bilal, oppure Bouncer, il western di Jodorowsky e Boucq, tutti i fumetti di Franquin, un genio del fumetto internazionale.

Sembra che il festival voglia continuare ad andare nella direzione dei lettori e aprirsi sempre di più alle opere internazionali. In tempi in cui gli autori fanno fatica a sopravvivere, persino quelli francesi che hanno avuto in passato uno dei mercati più floridi, questa scelta è decisamente la più controproducente. Perché se è vero che il salone può acquistare prestigio pubblicizzando gli ospiti internazionali, il mercato lo fanno gli autori autoctoni e se questi non avranno più la possibilità di realizzare le proprie opere e vederle valorizzate a dovere, non ci sarà più nessun mercato del fumetto da celebrare.

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