Vaneggiamenti su Harry Potter e il Principe Mezzosangue

Rinviare l'uscita di Harry Potter e il principe mezzosangue è discutibile. Prendere in giro gli appassionati con dichiarazioni assurde è folle. Vediamo di capire le ragioni di un comportamento incredibile...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Ogni tanto, di fronte a certi comportamenti assurdi, mi torna in mente la celebre frase di Groucho Marx (vado a memoria): "è talmente semplice che potrebbe capirlo un bambino di 4 anni... Portatemi un bambino di 4 anni". Ecco, di fronte ai comunicati stampa con cui la Warner americana annunciava il rinvio dell'uscita di Harry Potter e il principe mezzosangue al 17 luglio 2009, mi veniva da pensare che la presenza di un pargoletto-consulente in quegli uffici non avrebbe fatto male.

Intanto, mettiamo le cose in chiaro. Piaccia o meno, Harry Potter è in questo momento il tesoro maggiore della Warner. Non fate quella faccia: sì, anche più di Batman. Le ragioni sono semplici. Intanto, la saga di Harry Potter viene prodotta autonomamente dalla Warner, che invece ha diviso costi (ma anche ricavi) con la Legendary Pictures per la serie del Cavaliere oscuro. Inoltre, mentre gli stipendi e le richieste ecnomiche (magari di percentuali sugli introiti) del regista e del cast di Batman stanno diventando/diventeranno notevoli, per Harry Potter nessuno prende salari assurdi, né tantomeno fette della torta. Insomma, costi relativamente ridotti (per un prodotto del genere, si intende), incassi fantastici e che rimangono in casa. Cosa si può volere di più? Chiunque avesse questa fortuna (per carità, anche meritata nel capire il potenziale della serie della Rowling dieci anni fa), dovrebbe ringraziare tutti i propri santi, ma soprattutto i milioni di fan che, nonostante dei risultati artistici non sempre straordinari, continuano a rimanere fedeli al prodotto.

Eppure, Alan Horn e Jeff Robinov, responsabili della major, non sembrano pensarla così. Tanto da affermare tranquillamente di aver spostato il film di otto mesi perché è più proficuo. Nei prossimi paragrafi metteremo in discussione questo concetto, ma per ora limitiamoci ad una domanda semplice: chi è l'idiota che ha scritto questo comunicato stampa? E che cosa avevano bevuto i responsabili per approvare un testo che sostanzialmente dice "non ce ne frega nulla di voi fan, tanto i soldi ce li darete ugualmente e a noi interessa solo questo". Per carità, sono idee condivise da molti a Hollywood, ma nessuno è così stupido da vantarsene pubblicamente. Per non parlare della frase in cui si dice che "la buona notizia per gli appassionati è il fatto che così diminuisce l'attesa tra Il principe mezzosangue e I doni della morte", che sembra (scusate il francesismo) una presa per il culo. Per ora, l'unica sicurezza è la reazione feroce sui siti degli appassionati, che criticano pesantemente questa scelta. Insomma, già da ora (in attesa di vedere i risultati economici) una lezione perfetta su come NON si fa comunicazione.

Detto questo, è sensato dire che "lo sciopero degli sceneggiatori offriva spazi liberi in estate, periodo perfetto per i film per famiglie"? Francamente, nella mia rozzezza ho sempre pensato che il concetto 'film per famiglie' andasse a braccetto con Natale. Ma anche la storia di Harry Potter sembra dimostrarlo. Dei cinque film della saga, solo due sono usciti in periodo che potremmo definire estivo: Il prigioniero di Azkaban (peraltro, ad inizio giugno, ben diverso dal 17 luglio per il sesto film) e L'ordine della fenice. Bene, mentre quest'ultimo se l'è cavata ottimamente (è il secondo film della serie per incassi), Azkaban è il 'peggiore' e l'unico a non aver raggiunto gli 800 milioni complessivi. Da questi dati, è veramente difficile sostenere senza esitazioni che l'estate sia il periodo migliore per il film. Peraltro, la Warner rinuncia ad un mercato natalizio sicuro per fare i soldi (magari meno) otto mesi dopo, SENZA avere nulla di adeguato da mettere in sostituzione di Harry Potter a fine novembre. Avrei capito se ci fosse stata una pellicola per famiglie interessante che magari poteva sfruttare la fine dell'anno, ma qui si tratta solo di una coperta corta, che viene spostata ai piedi (luglio 2009) e non copre la parte superiore del corpo (novembre 2008). E se magari sull'aspetto 'sfruttamento in sala' una possibilità di discuterne c'è, cosa dire del merchandising? Un prodotto come Harry Potter incassa dai mercati collaterali quanto (se non forse di più) da quelli più strettamente cinematografici. Possiamo immaginare la 'gioia' di tutte le aziende che si occupano di questo materiale e che avevano pianificato laute vendite a dicembre, ma che non le vedranno (e, immaginiamo, vorranno invece 'rivedere' gli accordi con i produttori della saga). Ma, forse, tra un po' arriverà un nuovo comunicato della Warner, che ci spiegherà come, per quanto riguarda i regali, luglio è un periodo in cui si fanno più soldi che a Natale...

Discutibilissima anche la spiegazione legata allo sciopero degli sceneggiatori. Alla major lo hanno scoperto ieri? Se, insomma, la ragione è questa, perché non annunciare sei mesi fa il cambio? Perché continuare su questa strada, tanto da portare il recente numero di Entertainment Weekly (che fa capo allo stesso gruppo industriale della Warner cinema) ad uscire con in copertina Daniel Radcliffe in un servizio-anteprima dei film di fine anno (credo che il termine giusto sia 'imbarazzante')? E che dire dei trailer attaccati a Star Wars: The Clone Wars, che ovviamente saranno semplicemente uno spreco? Anche la spiegazione che è stata data sulla Justice League of America, che in origine si sperava uscisse nell'estate del 2009, non è credibile: se ne accorgono ora di non avere in produzione il kolossal?

L'Hollywood Reporter parla di una possibilità interessante (anche se in maniera ambigua e poco convincente), citando fonti di Wall Street. L'idea è che società enormi come queste vogliano mostrare agli azionisti una crescita costante negli anni. Dopo il successo del Cavaliere oscuro, insomma, aggiungere al 2008 anche gli utili di Harry Potter avrebbe portato ad un anno straordinario, per cui nel 2009 sarebbe stato inevitabile un calo, anche pesante. Ora, non è che la teoria non abbia senso, ma francamente non mi ricordo proprio di situazioni del genere negli ultimi dieci anni, in cui si rinvia un successo per non 'stravincere'. Anche perché i dirigenti di queste major prendono bei premi sui risultati (se non addirittura delle stock options della società), quindi perché dovrebbero limitare i loro profitti personali, peraltro non potendo essere sicuri che, tra un anno, occuperanno ancora quel posto?

Considerando che le spiegazioni ufficiali, come abbiamo visto, sono tutt'altro che convincenti, proviamo a fare qualche ipotesi basata su esperienze più comuni. Per quanto riguarda la promozione, erano uscite pochissime cose del film e di questo i fan si erano lamentati vivacemente. Come mai, a soli tre mesi dall'arrivo previsto in sala, la Warner aveva fornito poco materiale? Una spiegazione logica e banalissima è che il film fosse in ritardo e/o avesse dei problemi, il che farebbe capire le ragioni di questo rinvio all'ultimo momento. Una possibilità è che, come capita spesso con queste megaproduzioni, il lavoro sugli effetti speciali fosse ancora molto e si rischiasse di non arrivare a fine novembre con un risultato all'altezza. Magari per febbraio-marzo non ci sarebbero stati problemi, ma a quel punto allora si è pensato di optare per un periodo estivo importante. Oppure, dal montaggio definitivo consegnato alla Warner, si è pensato che ci fossero dei problemi e magari adesso si sta pensando di rigirare qualcosa. Ovviamente, per quest'ultima ipotesi saranno fondamentali le prossime settimane: se si dovrà tornare sul set, sapremo che quello che ci è stato raccontato erano frottole. In questo senso, l'obiettivo potrebbe essere stato quello di distogliere l'attenzione da questi fatti con dichiarazioni più legate al 'commercio'. Ovviamente, sono solo congetture, in attesa di saperne di più, anche se questo articolo del Los Angeles Times (che si trova in una posizione decisamente migliore della nostra per avere informazioni di prima mano) ribadisce certi sospetti.

Per ora, l'unica sicurezza è che un patrimonio commerciale (per i produttori) ed emotivo (per milioni di spettatori) è stato trattato in maniera dilettantesca, con un danno di immagine enorme. Nel caso la questione fosse soltanto commerciale, si poteva assolutamente evitare di parlare di soldi e di periodi migliori o meno. Ma visto che questa versione non mi convince e penso che ci siano dei problemi, si poteva dire: "siamo assolutamente entusiasti del lavoro fatto da Yates e dal cast e proprio per questo pensiamo di dover fornire il massimo nella fase di postproduzione. Non vorremmo infatti che, per accelerare i tempi (dopo aver subito le conseguenze dello sciopero degli sceneggiatori ed essere partiti in ritardo) non offrissimo un prodotto degno dell'amore che i fan hanno espresso verso la serie in questi anni. Siamo ovviamente spiacenti dell'ulteriore attesa che dovranno subire, ma ci sentiremmo di tradire la loro fiducia se, nel presentare il nuovo film, non fornissimo loro quello che si meritano e ci preoccupassimo soltanto di questioni commerciali".

Un comunicato del genere (perfettamente leccato e cerchiobottista) non avrebbe preoccupato nessuno, ma anzi sarebbe stato recepito in maniera molto più tranquilla di quanto sta avvenendo in queste ore.

Cosa che è in grado di capire anche un bambino di quattro anni...

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