Uno zombi per tutte le stagioni!

Tutte le nostre nozioni sui non-morti sono solo frutto di dicerie e distorsioni dei media. Con l'uscita di World War Z, facciamo giustizia e ripuliamo l'immagine degli zombi...

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Consentiteci una piccola, e proverbiale, licenza poetica. Non biasimateci, dunque, per aver scelto, per questo articolo, un riadattamento del titolo della celebre pièce teatrale su Tommaso Moro scritta Robert Bolt e poi portata sul grande schermo da Fred Zinneman.

Lo facciamo per una buona, anzi, ottima causa.

Riscattare l'immagine degli zombi dopo anni e anni di cattiva pubblicità in cui sono stati venduti al grande pubblico come degli inutili, se non addirittura pericolosi, esseri sprovvisti di qualsiasi abilità che non sia il tentare di procacciare carne umana per soddisfare la loro atavica e interminabile fame.

Per farlo avevamo solo bisogno di un pretesto, qualcosa che fornisse una cassa di risonanza ulteriore alle nostre parole.

Un film, ad esempio. Magari un imponente kolossal prodotto da uno studio di Hollywood.

Mai fine settimana fu più appropriato a lanciare questa nostra iniziativa capace di far impallidire WikiLeaks.

Come sapete, infatti, World War Z è da poco arrivato nei cinema italiani. Il film con Brad Pitt è tratto dal secondo libro di Max Brooks – si, proprio il figlio di Mel – e nelle pagine da lui scritte, attraverso una serie di finti dossier, interviste, testimonianze, viene raccontata la più temibile guerra affrontata dal genere umano nel corso della sua esistenza.

Quella contro gli zombi.

Il kolossal prodotto dalla Paramount e dalla Skydance prende delle ovvie e giustificate distanze dalla struttura del libro, affidando la narrazione a una più canonica e lineare storia in cui noi spettatori seguiamo e viviamo l'apocalisse insieme al personaggio interpretato da Pitt.

Ma non siamo qua per disquisire del canovaccio di questo imponente film da 190 milioni di dollari di budget e neanche di come esso differisca dal testo all'origine del tutto.

Siamo qua per spezzare una lancia a favore dei poveri non-morti, per parlarvi di quanto, in realtà, non siano dei decerebrati esseri con la materia grigia putrefatta solo ed esclusivamente assetati di frattaglie umane.

Magari non avranno il savoir faire del vampiro – e per vampiro intendiamo quelle creature che NON BRILLANO come degli Svarowski sotto i raggi del sole – il tragico romanticismo del Licantropo, il millenario fascino della mummia né, tantomeno, i traumi del rapporto creatore-creato che legano il Dr. Frankenstein al suo figlioccio/patchwork di cadaveri. A ben vedere, i non-morti possono essere decisamente versatili, adatti a più scopi – alcuni anche d'indubbia utilità sociale – ed è di questo che vogliamo argomentare nel corso di questa foto-notizia.

E' ora di gridare a voce alta, parafrasando un celebre tormentone canoro di qualche anno fa delle filosofe post-moderne Sabrina Salerno e Jo Squillo, “siamo zombi, oltre alla fame di cervello c'è di più!”.

E lo faremo attraverso una serie d'incontrovertibili “fatti” desunti dal cinema, certo, ma anche dalle serie tv e dai videogame. Da quegli stessi mezzi che, male interpretati nel corso dei decenni, hanno contribuito a creare una pessima reputazione per degli esseri dalle mille risorse!

 

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