Una Poltrona per Due: cosa lo rende il film natalizio dei nostri tempi

Una Poltrona Per Due: più di venti anni di rituale messa in onda su Italia Uno ne hanno fatto un classico di Natale, ma quel che ci racconta è altro

Critico e giornalista cinematografico


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Non c’è niente di quello che tradizionalmente consideriamo “spirito natalizio” in Una Poltrona Per Due. E proprio questo lo ha reso negli anni il film perfetto per le feste natalizie in Italia, la totale mancanza di retorica verso il Natale e la celebrazione della vendetta.

Sono 21 anni, dal 25 dicembre 1997, che il film di John Landis è trasmesso da Italia Uno intorno alla vigilia di Natale, tra il 23 e il 26 sostanzialmente (anche quest’anno sarà in prima serata il 24). Questa consuetudine, da sola, è sufficiente a creare la ricorrenza, invece la mitologia di Una Poltrona Per Due come simbolo stesso del Natale nasce dal rapporto che il film instaura con chi lo guarda.

Detto in altre parole qualsiasi altro film se programmato costantemente a Natale sarebbe diventato un rito, invece solo la programmazione ripetuta di Una Poltrona Per Due ha acquistato lo status mitologico di pietra fondante del Natale televisivo contemporaneo e questo perchè, nonostante il film sia ambientato anche a Natale, si tratta di un’accoppiata molto peculiare quella tra le feste e la storia di un povero che viene messo a fare il ricco e un ricco messo a fare il povero da due magnati della finanza. Il Principe e il Povero con un villain dietro che manovra tutta l’operazione al posto di un beffardo destino.

Una Poltrona per Due è una storia di orrenda sopraffazione che viene ripagata dalla vendetta, cioè con un’altra sopraffazione. È una storia di occhio per occhio e dente per dente in cui alla fine i fratelli Randolph e Mortimer Duke subiranno il destino che avevano previsto per le loro iniziali vittime. Non c’è tolleranza, accettazione, particolare bontà o conversione, John Landis non è interessato a questi temi ma anzi racconta la lotta dell’uomo sull’uomo come una giungla in cui l’unico modo per sopravvivere è uccidere (metaforicamente) a propria volta. L’America degli anni ‘80 travolta dal mito della finanza è un luogo terribile, in cui si consumano atrocità e si gioca con le vite per un dollaro e in cui anche i protagonisti sono pronti a mettere sul lastrico i propri nemici. Il denaro è l’unico valore che separa chi è felice da chi non lo è.

A questo si aggiunga la beffa che l’unico capolino che fa il Natale è il più tragico possibile, nella scena in cui Dan Aykroyd vede Eddie Murphy al ristorante, al suo posto, ricco, e lui mangia carne stantia sotto la pioggia, finendo con il tentativo di suicidio. La demolizione stessa dei sentimenti natalizi che tuttavia ci fa più piacere vedere e rivedere rispetto a La Vita È Meravigliosa.


Una Poltrona Per Due è pura mitologia post-natalizia che non ha niente in comune con Il Canto di Natale (la mitologia fondante del Natale) ma anzi lo demolisce: a Natale non si è tutti più buoni ma si vuole morire se non si hanno i soldi, non si può essere felici anche con poco ma solo con molto e se si è poverissimi è meglio lottare per conquistare il denaro. Nonostante le grandi prese in giro al mondo della finanza in tutto questo grande film la ricchezza è un El Dorado bramato e agognato e non un suppellettile da non considerare come per Dickens. Scrooge qua è il protagonista positivo.

Solo in Italia questo film è diventato un classico natalizio, solo da noi questo film almeno per un piccolo strato di società, sostituisce per una sera l’anno i rituali film su bambini che trovano Babbo Natale, avidi che si convertono e clamorose prese di coscienza di fronte alle campane della chiesa con invece una novella tra Natale e Capodanno fatta di pura cupidigia il cui unico possibile lieto fine non è il classico pasto intorno alla tavolata tutti insieme, ma un cocktail stesi su un panfilo su un’isola tropicale assieme ad una prostituta redenta, in cui si ride dei cattivi che saranno posseduti selvaggiamente da un gorilla e ci si esalta con le speculazioni di borsa.

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