Un horror di culto

1962: un oscuro regista di filmati commerciali gira una pellicola a bassissimo costo. Ne viene fuori un piccolo classico, spesso citato nei decenni successivi. Si tratta di...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

...Carnival of Souls. Il suo regista, Herk Harvey, non finirà nei manuali di storia del cinema e per una volta non è il caso di criticare gli autori di questi testi. D'altronde, Harvey nella sua carriera ha lavorato quasi esclusivamente a filmati industriali ed educativi, nulla insomma che meritasse un'attenzione da parte dei critici.

A eccezione, appunto, di Carnival of Souls. Narra Wikipedia che il regista, mentre si trovava in vacanza a Salt Lake City, ha sviluppato l'idea dopo aver visto il Saltair Pavilion, un edificio abbandonato. Così, ha raccolto 33.000 dollari (a scanso di equivoci, una cifra bassa anche all'epoca) e ha girato la pellicola in tre settimane, scegliendo come protagonista Candace Hilligoss, un'attrice che aveva studiato con Lee Strasberg.

Diciamo subito una cosa. Come capita a tanti altri titoli 'minori', anche questo è inferiore alla sua fama. La storia sembra chiaramente allungata per raggiungere una durata da lungometraggio (a seconda delle versioni, si passa da 78 a 91 minuti, senza dimenticare una director's cut da 84), anche se avrebbe funzionato meglio con minutaggio da episodio televisivo. E sia il plot che la recitazione dei tanti attori non professionisti di contorno sono chiaramente da B-movie.

Quello che però funziona ancora benissimo è una certa visionarietà, che di sicuro non è passata inosservata a tanti registi moderni, sia horror che sui generis (mi viene in mente soprattutto David Lynch). D'altronde, la misteriosa immagine di un uomo (interpretato dallo stesso regista) con la faccia bianca o la meravigliosa scena di ballo (che viene spesso mostrata negli articoli dedicati a questo titolo, compreso il nostro), in bilico tra inquietante e fantastico, valgono tranquillamente il prezzo del biglietto (o semplicemente il tempo che state dedicando a questo lavoro).

Un altro elemento importante e che viene affrontato benissimo, è la colonna sonora, realizzata con un organo speciale (e non quello da chiesa come farebbe pensare la pellicola) da Gene Moore. E' un ottimo esempio di come, nonostante le forti limitazioni del budget, una buona idea possa rappresentare un elemento importantissimo per la riuscita di un film.

Il finale non è ovviamente da svelare, anche se ho l'impressione che uno spettatore moderno capisca dove si voglia andare a parare dopo 10 minuti di pellicola, come capitato al sottoscritto. D'alronde, di titoli con un'idea simile (penso soprattutto a una pellicola del 1990) ce ne sono stati diversi. Ragione in più per apprezzare questo piccolo prodotto. Che non è un capolavoro, ma un'opera veramente gradevole...

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