Un Festival di Roma tutto italiano?

Dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni comunali di Roma, si è molto parlato di un festival che proponga solo titoli nazionali. Ecco perché l'ipotesi non ha alcun senso logico...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie


Ultimamente si parla molto di far diventare il Festival di Roma una vetrina per il cinema italiano. Tutto ovviamente nasce dalla vittoria di Alemanno della scorsa settimana alle elezioni per il sindaco di Roma e al cambiamento politico che ha vissuto la capitale. Visto che (purtroppo) la politica in Italia influenza qualsiasi cosa, anche dei campi che magari dovrebbero essere gestiti in maniera più autonoma, il Festival di Roma ha assunto una certa importanza (francamente eccessiva) come simbolo di un certo modo di amministrare la capitale. Per questo, Pasquale Squitieri (considerato come il probabile successore di Bettini alla guida del Festival, anche se la situazione è complicata), supportato da Alemanno, ha avuto buon gioco nel parlare di un festival senza star americane e tutto dedicato alla produzione italiana.  

Mi sorprende che nessuno abbia segnalato l'assoluta follia della proposta. Intanto, va detto che i grandi campioni di incassi (Pieraccioni, De Sica, Verdone, Moccia, ecc..) ai festival non ci vanno proprio, perché sarebbe controproducente per loro che certo non si affidano al giudizio della critica per conquistare decine di milioni di euro. Gli "Autori" italiani più importanti preferiranno sempre festival storici come Venezia o Cannes, dove quest'anno peraltro ci sono due registi (Garrone e Sorrentino) idolatrati dalla critica, ma che faticano a raggiungere il milione di euro di incassi. Insomma, cosa rimane? Qualche film che viene scartato da Venezia e dei giovani registi esordienti sconosciuti, tutti comunque di minimo interesse per gli spettatori.

Se questi film venissero lasciati soli, senza l'attrattiva degli ospiti americani di turno (e delle loro pellicole), l'interesse mediatico sarebbe insignificante ed ecco che anche registi importanti come Virzì e Tornatore, che hanno presentato negli ultimi due anni i loro prodotti al Festival della capitale, magari ci penserebbero due volte a venire. La realtà è che qualsiasi Festival (Cannes e Venezia in primis) ha bisogno come l'ossigeno di glamour americano per interessare ai mass media. Si può pensare che questa non sia una buona cosa, ma è indiscutibile.

Insomma, si potrà discutere su certi costi (comunque, in buona parte ricaduti su sponsor privati) e certe scelte del Festival di Roma della precedente amministrazione Veltroni, come peraltro avevamo fatto anche noi in passato. Ma se non si vogliono avere Nicole Kidman e George Clooney, significa che non si vuole realizzare un Festival di cinema, ma una sagra paesana...

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