It's Not TV - La rivoluzione della HBO (prima parte)
Il network HBO nasce negli anni '70 ma si impone negli anni '90 con serie tv come Oz e I Soprano. Ripercorriamo la sua storia...
È con questo slogan che nel lontano 1996 la HBO, celeberrimo canale via cavo oggi diffuso in tutto il mondo, è pronto a conquistare la serialità televisiva. È una data decisiva: di lì a poco la HBO imporrà nel mercato un sistema di produzione diverso e un livello qualitativo medio più alto, innalzando la tv da medium di mero intrattenimento a rifugio di opere di valore al pari di cinema o letteratura. Non che prima del suo avvento non ci fossero prodotti che non meritassero tale riconoscimento (E.R., Twin Peaks, capolavori precedenti al fiorire del canale), ma la HBO ha permesso, grazie a libertà impossibili per un network generalista, la creazione di un modello narrativo di maggiore impatto e complessità.
HBO si diffonde grazie a una corposa library di film e a importanti eventi sportivi, specialmente di pugilato (il match tra Muhammad Ali e Joe Frazier tra tutti). Presto il canale riesce ad allargare la sua programmazione a 24 ore al giorno ed entro la fine degli anni ’80 è così diffuso (per un premium cable channel) da lanciare nel 1980 un secondo canale, Cinemax, dedicato completamente ai film, soprattutto di genere action e softcore.
Nel corso del decennio successivo la HBO si lancia nella produzione di film e documentari originali, che inizieranno a raccogliere le attenzioni e i favori della critica.
Ma saranno gli anni ’90 a far sì che la HBO provi la strada della serialità. I primi tentativi ottengono delle conferme, come Tales from The Crypt, serie antologica composta da 7 stagioni sulla falsariga di The Twilight Zone ma dallo stampo profondamente horror. Nel 1992 il canale impone il primo grande successo, che gli fa guadagnare le attenzioni della stampa e del pubblico: si tratta di The Larry Sanders Show, comedy che indaga il dietro le quinte di un late night show sul modello di Letterman e Leno. La serie si rivelerà un successo commerciale (ne verranno prodotte 6 stagioni e 89 episodi), raccoglierà importanti riconoscimenti e premi (dagli Emmy ai Golden Globes passando per Peabody, BAFTA e Satellite) e diverrà punto di riferimento per molte delle comedy successive (una per tutte, 30 Rock).
Nel 1997 debutta la prima serie drama, ossia Oz, che segue le vicende dei detenuti di un carcere di massima sicurezza. Creata da Tom Fontana, Oz si contraddistingue per la crudezza di scene e linguaggio e per la scelta di focalizzarsi su personaggi negativi, mostrando appieno le potenzialità di un prodotto che non deve sottostare a censure né alla dura legge degli ascolti. Proseguirà per sei stagioni.
È nel 1999 però che la HBO presenta il suo primo vero grande drama, che sarà anche il primo vero grande capolavoro della tv via cavo in generale, un’opera che detterà regole e modelli della narrazione televisiva. Sto parlando di The Sopranos, l’epopea di Tony Soprano, boss mafioso italo-americano in crisi emotiva e psicologica, una sorta di Amleto moderno trasportato sul piccolo schermo. La serie diventa un successo internazionale e fa incetta di Emmy e quant’altro, ma ormai è già entrata nella storia: a Tony Soprano saranno ispirati i milioni di personaggi grigi e complessi che ancora popolano l’universo televisivo odierno e The Sopranos offrirà un nuova modalità di approccio alla serialità dalle potenzialità ancora inesplorate. Così come E.R. per la broadcast tv, la creatura di David Chase si rivela presto un punto di non ritorno della narrativa televisiva (e non solo), una coordinata fondamentale per rintracciare l’inizio della Golden Age delle serie tv. Composta da 6 stagioni e 86 episodi, The Sopranos si concluderà nel 2007, in un panorama televisivo ormai completamente rivoluzionato. L’ultimo episodio è seguito da quasi 12 milioni di spettatori e rimane ancora oggi il più visto di un drama (o una comedy) su HBO.