Trust: abbiamo visto in anteprima i primi tre episodi

Con la storia del rapimento di Getty, al centro di Trust, la tv sfida direttamente il cinema

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Il rischio maggiore che può correre, oggi, una serie come Trust, è lo stesso che potrebbe capitare a qualunque altra serie di grande spessore. Ossia quello di gettarci fuori della narrazione. E il fatto che la stessa, identica vicenda al centro di Trust sia stata trattata pochi mesi fa da Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott è solo uno dei motivi, peraltro uno dei più marginali. Inglobati come siamo nella grande sfera della peak tv, che getta fuori serie di qualità su serie di qualità, il rischio è di ridurre Trust, con la sua storia interessante, il suo cast fantastico, il suo stile marcato, ad una delle molte. È solo rumore di sottofondo allora, per quanto di grandissima qualità, quello che sentiamo? Abbiamo visto tre episodi della nuova serie di FX e, con estrema sincerità, non sono bastati a darci una risposta chiara.

Quindi, dopo la controversa – ma non per il contenuto – pellicola di Ridley Scott, ecco ancora una volta al centro della vicenda il rapimento, nel 1973, di John Paul Getty III (Harris Dickinson), nipote di John Paul Getty (Donald Sutherland). La sconfinata ricchezza e influenza di questa famiglia di petrolieri, forgiata dal patriarca che inizia ad avvertire il peso degli anni, si sgretola nel momento in cui diamo uno sguardo più ravvicinato ai suoi membri e alle relazioni che intercorrono al suo interno. Padri padroni, figli deludenti, vizi, peccati, passioni sfrenate. C'è un clima di evidente tragedia che incombe sulla villa dei Getty, e che viene ben sottolineato in uno dei primi dialoghi che ricorda la tragedia Re Lear. Su tutto questo giunge il rapimento del nipote.

Pur essendo una storia vera, non entriamo nel dettaglio della vicenda. Diciamo solo che il teatro della scomparsa è l'Italia, e che il nostro paese è molto presente nella storia. Lo è anche tramite un cast di ottimi interpreti nostrani, tra i quali emergono Luca Marinelli e Giuseppe Battiston. Completano il cast internazionale anche Hilary Swank e Brendan Fraser. Tornando al discorso sopra accennato, Trust è una serie di qualità nell'accezione che sempre più oggi sta diventando normale attendersi. Lo è fin da una primissima scena molto costruita dal punto di vista registico, e che non avrà un seguito, ma che serve a impostare il livello della produzione fin da subito su standard alti. Standard confermati da un cast strabiliante – la presenza in scena di Sutherland è notevolissima, come è logico aspettarsi – e da una produzione internazionale che lavora sugli scenari, italiani e statunitensi, con grande efficacia.

È tutto perfetto, ma potrebbe ancora non bastare. Deve esserci qualcosa a giustificare il racconto non solo dal punto di vista contenutistico, o tecnico, ma anche puramente formale. Ed ecco quindi l'utilizzo di split-screen, di una narrazione molto episodica che racconta blocchi di storia focalizzandosi su diversi personaggi di puntata in puntata, perfino della rottura della quarta parete mentre andiamo avanti (ed è una cosa che non ci aspetteremmo mai dopo aver visto il primo episodio). Tutto è possibile perché questa è "televisione di qualità" che sa di esserlo e vuole esserlo fino in fondo. Perché, se è vero che incidentalmente questa storia è stata appena raccontata al cinema, anche la tv può dire la sua e farlo dal suo punto di vista, esaltando le proprie possibilità.

Quindi? Trust è un'ottima serie tv. Ma il suo stile maestoso e la sua ricercatezza fin troppo marcata rischiano di essere troppo respingenti, di sacrificare il coinvolgimento rispetto allo stile, di gettarci fuori dalla narrazione. A volte una buona storia può essere solo una buona storia.

Il primo episodio della seconda stagione di Legion andrà in onda il 25 marzo negli USA e in ITalia in prima tv esclusiva su Sky Atlantic HD in contemporanea con gli Stati Uniti dal 28 marzo, ogni mercoledì dalle 21.15.

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