Trollhunters: le nostre impressioni in anteprima sulla serie animata di Guillermo del Toro

Trollhunters, la serie creata da Guillermo del Toro in collaborazione con la Dreamworks, arriverà su Netflix il prossimo 23 dicembre: le nostre impressioni in anteprima

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Arriverà il prossimo 23 dicembre su Netflix Trollhunters, frutto della collaborazione tra la DreamWorks Animation e il regista di culto Guillermo del Toro. La serie d'animazione era stata presentata al pubblico, mostrando i primi due episodi, lo scorso ottobre al New York Comic-Con (qui il trailer), e tra pochi giorni sarà interamente disponibile al pubblico sulla piattaforma streaming. Abbiamo avuto la possibilità di vedere quattro episodi tratti dalla stagione, per prendere familiarità con i personaggi, con la storia, con il mondo colorato e divertente con il quale il regista messicano e la casa di produzione si sono voluti cimentare.

Ci siamo trovati di fronte a una serie semplice, sicuramente pensata per un pubblico di giovani, leggera e piacevole. Il protagonista è il quindicenne Jim, che vive con la madre in un tranquillo sobborgo urbano chiamato Arcadia. La vita del giovane procede serena, tra le normali difficoltà a scuola, gli amici, i primi interessi amorosi, ma tutto è destinato a cambiare per lui nel momento in cui, per caso o forse no, si imbatte in un amuleto che cambia per sempre la sua vita. Il prezioso oggetto lo trasforma nel Trollhunter del titolo, una figura che protegge gli umani e i troll buoni che vivono nel sottosuolo.

Guillermo del Toro è un regista che ama spaziare e sperimentare. L'avevamo già visto alle prese con le serie tv con The Strain, peraltro tratto da libri da lui scritti, e qui il processo non è stato troppo diverso. Trollhunters è, infatti, anche un adattamento di un libro per ragazzi scritto a quattro mani dal regista e da Daniel Kraus. Guillermo è quindi creatore e produttore della serie, sviluppata come abbiamo detto dalla DreamWorks Animation. E c'è qualcosa del design dei personaggi della serie che ricorda i lungometraggi più famosi dello studio d'animazione, un tratto che è diventato più delicato nel corso degli anni e che funziona meglio quando immagina le creature misteriose.

Qui, come i draghi di Dragon Trainer, ci si può davvero sbizzarrire con le forme, i colori, gli atteggiamenti. La parte fantastica della storia è quella dove si lavora di più, anche se molto della vicenda si svolge alla luce del sole, tra le mura scolastiche, toccando qui anche se in modo leggero temi come il bullismo. Il progetto, come detto, è destinato ai più giovani, e in questo centra senza dubbio il suo obiettivo. La serie è piacevole, divertente, semplice. Soprattutto catturano l'attenzione i troll, il loro mondo, le loro abitudini da "popolo guerriero" e fiero. C'è anche un sottotesto, che rimane un po' vago e sul quale si poteva calcare ancora di più la mano, proprio nell'anno di Stranger Things sempre su Netflix, che avvicina la storia all'ambientazione "anni '80" e a veri e propri cult come Il gigante di ferro.

Degno di nota il cast di doppiatori originali. C'è Ron Pearlman, che ovviamente ha una collaborazione pluridecennale con Guillermo del Toro, ma ci sono anche Steven Yeun (The Walking Dead) e Jonathan Hyde (The Strain). Per il ruolo di protagonista è stato scelto Anton Yelchin, prematuramente scomparso pochi mesi fa.

Continua a leggere su BadTaste