Trent'anni fa usciva Renegade, la sublimazione dell'immaginario di Terence Hill

Il primo film di Terence Hill post-Bud Spencer è anche l'ultimo fuoco della sua carriera. Renegade visto oggi perde botta ma rimane un unicum

Critico e giornalista cinematografico


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C’è ancora oggi un sapore vintage dietro Renegade - Un Osso Troppo Duro, la voglia di fingere di andare avanti ma in realtà tornare indietro.
La grande storia della coppia Bud Spencer/Terence Hill dopo più di 15 anni di film insieme era appena finita, solo due anni prima, con Miami Supercops. I due attori erano andati per fatti propri e Bud Spencer l’anno precedente, nel 1986, aveva portato in sala Superfantagenio, anche lui cercando una spalla giovane, un ragazzo.
Terence Hill fa di più, partecipa ad una storia che in una strana maniera finisce per mettere in scena la propria paternità adottiva con, nel ruolo del ragazzo, quello che effettivamente è suo figlio adottivo Ross Hill (poi morto in un incidente stradale).

Nel film Luke vive alla giornata proprio come un cowboy moderno, con un cavallo per amico ed espedienti vari per raggranellare quattro soldi. Un amico conosciuto sotto le armi, ora in galera, gli affida suo figlio e l’appezzamento di terreno che ha comprato per lui, Luke dovrà scortarlo lì evitando che qualcuno lo faccia fuori per avere la terra. Di fatto Luke diventerà un padre per questo ragazzo così scapestrato che grida bisogno di figure paterne da ogni poro. Di fatto è il primo atto di rappresentazione della propria vita da parte di un attore che, nonostante la fama devastante ha sempre tenuto moltissimo alla propria privacy.

Renegade è abbastanza calato negli anni ‘80 americani sia per come appare, che per l’idea che ha di soft action (tutta derivata dall’ultimo Steve McQueen dei western metropolitani riletti nella consueta chiave familiar-cartoonesca), lo stesso è anche indubbiamente un tentativo incredibile di rimettere in sieme Enzo Barboni e Terence Hill, cioè due terzi del trio che diede vita a tutto a partire da Lo Chiamavano Trinità (rimane fuori solo Bud Spencer), per creare una nuova mitologia a partire dal western come quel primo film. L’unica differenza è che questa mitologia è molto più moderna e giovane come il ragazzo cui il protagonista fa da mentore o l’idea di avere evergreen del southern rock come i Lynyrd Skynyrd di Simple Man e Call Me The Breeze più volte riutilizzati.

Insomma da subito Renegade si presenta come un’idea matura, se non proprio un po’ anziana, di film giovane, eppure per una stranissima serie di ragioni funziona.
Probabilmente è la maniera in cui sia Luke che Matt, i due personaggi protagonisti, vengono centrati, come cioè Terence Hill continui a recitare il proprio carattere con la sua particolare forma di coolness, rilassata dal sorriso stampato in faccia, mentre il figlio reciti un ribelle all’acqua di rose, buono per tutte le stagioni e mai realmente problematico ma soprattutto già vincente.

Nonostante Renegade sia abbastanza simile a Over The Top (dello stesso anno), in questo caso il ragazzo non è un pesce fuor d’acqua che va educato alla vita e alla fiducia in sé, ma un Terence Hill in erba, simpatico sbruffone pieno di vita e abilissimo. Il miracolo del film è quello di aver smarcato il classico arco narrativo (in teoria il giovane Matt si calma e impara ad aver fiducia di Luke ma è totalmente marginale), di non avere personaggi problematici né un vero e proprio conflitto che non sia il misurarsi contro gli sgherri che arrivano ad ondate regolari come in un videogioco survival horror. La cosa ha sempre funzionato in ogni film con Bud Spencer ma qui un intreccio e una coppia diversa poteva facilmente far saltare tutto. Invece no.

Curiosamente poi il titolo, abbastanza in linea con la coolness easy di tutto il film, fa in realtà riferimento al dramma sottaciuto della storia, cioè il fatto che ad unire Luke e il ragazzo sia un compagno d’armi del primo e padre del secondo, che ha servito assieme a Luke nel plotone Renegade, lo stesso a cui fa riferimento il grande villain. C’è insomma l’esercito e la guerra dietro tutto, rievocata per pochissimi secondi e mai davvero in primo piano. Eppure nel titolo. Il cinema italiano dell’epoca era così spietato che per un buon titolo avrebbe sacrificato qualsiasi logica.

Lasciato libero, senza Bud Spencer (da sempre l’anima più italiana della coppia) Terence Hill gira dunque intorno a tutti i miti americani senza mancarne nemmeno uno. Dalla strada, ai grandi spazi, fino alla terra da tenere per sé, l’individualismo e il cavaliere solitario che arriva a risolvere i problemi. L’inizio del film è una specie di showreel del mito cinematografico americano per Terence Hill.
Tanto il film è emanazione dell’immaginario dell’attore che, con il senno di poi, è possibile anche leggere una prefigurazione di Don Matteo nello strano incontro con gli Amish. Non un momento ridicolo o comico ma anzi uno profondamente serio e positivo, quasi sentimentale nonostante le evidenti limitazioni religiose (che per il film sembrano non essere tali né in contrasto con la vita da ribelli truffatori dei due) e totalmente incoerente con la bramosia sessuale di Matt dimostrata nell'incontro con la cameriera. Come se si ravvedesse senza darlo troppo a vedere.

A rendere Renegade molto difficile da guardare a 30 anni di distanza è allora la scelta folle di impiegare più di 50 minuti ad introdurre il vero cattivo. Come si conviene alla scansione dei film della coppia, anche qui sarà necessario affrontare un buon numero di sgherri prima che il villain vero intervenga a sporcarsi le mani. E proprio il confronto con gli sgherri costituisce l’anima del film, le singole scazzottate, che in un film di Terence Hill e Bud Spencer (in coppia o da soli) hanno il medesimo ruolo dei numeri musicali in un musical: puntellare una storia sempre molto simile, esaltarla e dargli carattere.
Tuttavia i più di 50 minuti che passano prima che entri in scena Robert Vaughn (anch’egli proveniente dalla mitologia McQueen, da I Magnifici Sette a Bullitt) sono un lasso di tempo in cui tutto si svolge senza che gli avversari abbiano motivazioni o mandanti. Come se non bastasse poi quando il villain si presenterà, farà davanti a Luke il riassunto di tutto il film a parole. Tutto!

Ma c’è poco da stare a spaccare il capello, Renegade, come poche altre volte è successo a Terence Hill (che in solitaria non centrerà più nulla), è un film di atmosfere, dotato di incredibili problemi di sceneggiatura annullati dall’aver centrato l’obiettivo di una versione bambinesca della mitologia americana, innocente, naif, semplice e rivista verso il basso eppure anche un entry level perfetto per tutti a quell'immaginario. Un film con l'azione tipica di Bud Spencer e Terence Hill ma con degli stunt più ambiziosi ed epici, più seri e impressionanti.

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