Transformers – La vendetta del caduto vi farà perdere punti di QI

Transformers – La vendetta del caduto è un clamoroso spettacolo visivo accompagnato da una delle sceneggiature più sceme della storia

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Transformers – La vendetta del caduto va in onda questa sera alle 21:20 su Italia 1

L’eco del grande successo del pezzo della settimana scorsa dedicato a Transformers deve essere arrivata fino agli uffici di Mediaset, perché questa settimana Italia 1 dedica un’altra serata ai robottoni di Michael Bay, proponendo il secondo film della saga, Transformers – La vendetta del caduto. “Grande successo” ovviamente è un’espressione ambigua: il fatto che un pezzo accumuli tante letture non significa che sia piaciuto, e a quanto pare relativamente poca gente ha apprezzato la nostra quasi-rivalutazione del primo film sui Transformers. “È un film scemissimo! Spazzatura scritta con i piedi!” ci avete rinfacciato. Vi perdoniamo: ancora non sapevate che avremmo coperto anche il secondo film della saga, al confronto del quale il primo sembra una piéce teatrale scritta da Strehler.

Transformers – La vendetta del caduto è, lo diciamo fin da subito a scanso di equivoci, un film di una stupidità imbarazzante. Superficialmente sembra essere tutto quello che ci si aspetta dal sequel di un film di successo per ragazzi: stessi personaggi, stesse situazioni, ma tutto gonfiato a dismisura come si addice a un secondo capitolo; e ovviamente anche nuovi personaggi, con l’ingrato compito di farci affezionare a loro nel giro di un paio di scene, e nuovi villain, perché un sequel che non alza la posta in palio ed espande la mitologia è un sequel che nasce già monco, almeno nel cinema contemporaneo.

Il problema è che Transformers, al netto di tutti i suoi difetti, era comunque un film che beneficiava del tocco di Steven Spielberg, i cui consigli (di scrittura, ma anche di approccio agli effetti speciali in un film basato in gran parte sulla CGI) aiutarono Michael Bay a girare un giocattolone d’avventura con una struttura classica ma riconoscibile, il giusto ritmo e abbastanza scene di distruzione veicolare da farci dimenticare la presenza di Shia LaBeouf. Per Transformers 2 – La vendetta del caduto, forse nell’erronea convinzione di avere già insegnato tutto il possibile a Bay, Spielberg si fece da parte, figurando sempre come produttore esecutivo ma lasciando tutte le incombenze di scrittura alla drammatica coppia Orci/Kurtzman, alla quale per l’occasione si aggiunse anche Ehren Kruger.

Il risultato è che le due ore e mezza di durata di Transformers 2 – La vendetta del caduto sono un’ordalia per qualsiasi cervello dotato di buon senso. È come se il film prendesse le poche cose buone che erano state scritte per il primo capitolo e le gettasse in un pozzo nero e profondissimo, e riempisse gli spazi lasciati vuoti con una serie infinita di soluzioni di scrittura una peggiore dell’altra. Funziona letteralmente tutto peggio rispetto al primo capitolo, e nulla lo dimostra meglio del personaggio di Sam Witwicky, che in Transformers era l’archetipo del ragazzo spielberghiano che entra in contatto con una fonte di meraviglia (in questo caso, alieni robot provenienti dalle profondità dello spazio).

In La vendetta del caduto, Sam va al college. Questo significa che il film spreca intere sequenze per farci vedere il nostro protagonista che si integra e fa amicizie ma anche che sente la mancanza della sua bella (Megan Fox, che dopo questo film litigherà con Michael Bay e lascerà il franchise) e che deve abbandonare Bumblebee al proprio destino. È difficile descrivere quanto fuori posto siano certe scene, e quanto insopportabile sia il nuovo compagno di stanza complottista di Sam, interpretato da una vittima delle circostanze di nome Ramon Rodriguez. Lo sono doppiamente perché stiamo comunque parlando di un film sui Transformers, che ora che Sam è arrivato al college ci ha già fatto abbondantemente vedere che, nel resto del mondo, stanno succedendo cose decisamente più interessanti.

È come se Transformers 2 – La vendetta del caduto fosse due film in uno, e la teen comedy con protagonista Shia LaBeouf fosse stata innestata a forza per dare a Sam qualcosa da fare in attesa del momento in cui scopriamo la sua vera utilità. Interi minuti di riempitivo nei quali Michael Bay prova a fare la commedia liceale, fallendo clamorosamente e facendoci rimpiangere John Turturro che si fa pisciare sulla gamba da un robot.

La vendetta del caduto è costellata di scelte orribili. Ci sono almeno due diversi robot che a un certo punto del film emettono un peto fiammeggiante, un’idea che smette di far ridere prima ancora della prima volta in cui la si vede. Ci sono Wheelie e Skids, probabilmente i peggiori sidekick della storia dei robot, che esistono solo per disturbare e spezzare il ritmo del film. C’è una terrificante sottotrama nella quale Megan Fox convince un Decepticon a passare dalla sua parte con il potere del sadomaso, e che ha come conclusione il fatto che suddetto robottino la chiama “dea guerriera”. C’è pure il Decepticon sexy interpretato da Isabel Lucas, un evidente richiamo alle fembot di Austin Powers.

Ci sono anche problemi strutturali ben più grossi, il genere di sciatterie che potrebbero passare inosservate se non ci venissero sbattute in faccia così palesemente. A cominciare dal fatto che Transformers – La vendetta del caduto è uscito troppo presto per poter imparare la lezione degli Avengers. Parliamo del fatto che il primo film si concludeva con una gigantesca battaglia che svelava a migliaia di testimoni oculari (e probabilmente milioni di persone nel mondo) la presenza sulla Terra di giganteschi robot alieni: il genere di rivelazione che dovrebbe cambiare radicalmente la Weltanschauung dell’intera umanità, insomma. E che invece nel secondo film viene immediatamente affossata: La vendetta del caduto vuole farci credere che i governi mondiali sono riusciti a nascondere la verità al pubblico, e che per due anni gli Autobot hanno lavorato spalla a spalla con soldati di tutto il mondo ma in gran segreto, senza farsi beccare – un’impresa facilissima per degli alieni alti come villette.

Ovviamente (se avete visto il film, altrimenti ve lo diciamo noi) nulla è più stupido del MacGuffin che viene introdotto per dare a Shia LaBeouf un ruolo e uno scopo in questo film di botte tra robot giganti. Tutto quello che succede da quando si scopre che il cervello di Sam contiene l’intero database dell’universo o giù di lì, e che prosegue con un improbabile viaggio in Egitto, è in grado di abbassare il QI di chi guarda di svariati punti: fate attenzione durante la visione, o per lo meno indossate un paio di occhiali scuri per proteggervi.

Fortunatamente, come da tradizione l’ultima battaglia del film è lunghissima, piena di esplosioni ed estremamente soddisfacente, il solito Bayhem di grande qualità. Peggiorato però dal peso delle idiozie precedenti, e soprattutto dalla scelta di girare tutto il combattimento nel deserto e ibridare le botte tra robot con dei momenti da war movie classico: certe mazzate, se prese e date in mezzo al deserto, pesano meno di quanto farebbero se invece di essere circondati di sabbia e dune i contendenti si trovassero nel bel mezzo di una città. Ma qui stiamo sforando sul terzo capitolo: vediamo se Italia 1 ci accontenterà e lo programmerà per sabato prossimo.

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