Top e flop del 2020 videoludico | Speciale

Il 2020 verrà ricordato come un anno terribile, ma per l’industria videoludica sono stati 365 giorni particolarmente intensi, nel bene e nel male

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Qualunque sia la vostra posizione sociale, qualunque sia il lavoro che fate, a prescindere dalla zona del mondo in cui vivete, difficilmente il 2020 è stato fonte di innumerevoli gioie e foriero di momenti spensierati passati in compagnia.

Sono stati 365 giorni difficili, complessi, a tratti interminabili e dannatamente ripetitivi, caratterizzati da una routine fatta anche di bollettini di fine giornata e notizie sempre più scoraggianti. Volevamo il bis di Dark Souls e ci è parso che Dark Souls sia finito per invadere la “vita vera”, costringendoci a tramutarci in guerrieri impassibili che resistono ai piccoli e grandi drammi che abbiamo vissuto in prima persona in questo estenuante stillicidio, in questa opprimente ordalia che chiamiamo e chiameremo 2020.

Abbiamo sbloccato qualche Trofeo, o Achievement fate voi, anche solo per essere ancora in piedi nonostante tutto, ma è innegabile che una bella mano per sopravvivere a tutto questo l’abbiamo avuta dai fidati e sempre più imprescindibili videogiochi.

Per l’intrattenimento digitale è stato un anno non certo semplice, e ne sono testimoni gli innumerevoli rinvii e i molti errori di comunicazione commessi da publisher e software house, ma è stato innegabilmente un 2020 emozionante. Nel bene e nel male s’intende.

Per ogni top, c’è stato un flop e vale la pena rivivere alcuni di questi momenti in una didascalica e riassuntiva successione di diapositive che fotografano gli highlights più significativi di questo 2020 in salsa videoludica.

Top – The Last of Us Part II

Senza alcuna ombra di dubbio il gioco più significativo e importante di questo 2020. Può essere piaciuto o meno, lo si può ritenere più o meno perfetto, ma di sicuro la produzione Sony ha settato nuovi standard qualitativi per quanto riguarda la regia e lo storytelling digitale. Al di là del gameplay rifinito e della strepitosa grafica, The Last of Us Part II ha il grande merito di essere stato un videogioco in grado di toccare tematiche controverse e complesse, trattandole con estrema maturità.

Flop – Craig il Brute

Halo Infinite era indubbiamente tra i giochi più attesi di questo 2020, un faro che avrebbe dovuto guidare la rimonta di Microsoft nei confronti del diretto concorrente per quanto concerne la produzione di killer application first party. Nonostante l’entusiasmo del team di sviluppo e le promesse del publisher, l’hype dei fan si è arenato scontrandosi con un trailer di gameplay poco convincente, culminato con l’apparizione dell’ormai famoso Craig, il Brute meno next-gen della storia, bersaglio di innumerevoli meme, nonché responsabile, diciamo, del rinvio di Halo Infinite, relegato immediatamente ai box per una revisione approfondita che, speriamo, possa dare i frutti sperati. Mai come in questo caso è meglio aspettare.

Top – Finalmente next-gen

Il 2020 sarà anche stato dispettoso, per usare un eufemismo, ma ci ha anche fatto un graditissimo regalo: la next-gen. Non è stato un debutto lineare, non avrebbe mai potuto esserlo considerando il contesto, tanto più vista l’estrema titubanza di Microsoft e Sony non solo a mostrare i design definitivi delle rispettive piattaforme, ma persino a offrire al pubblico video di gameplay che potessero permetterci di farci un’idea, almeno sommaria, sulla potenza sprigionata dai nuovi hardware. Tuttavia, nonostante scorte limitatissime, finalmente possiamo salutare la nuova era targata Xbox Series X/S e PlayStation 5.

Flop – Il crunch time

Ne sentiamo parlare da diverso tempo, ma mai come in questo 2020 il cruch time è stato evocato da più parti, spauracchio che ha infangato il buon nome di diverse software house e gettato ombre sinistre sui processi creativi che hanno caratterizzato le gestazioni di grandi produzioni come The Last of Us Part II e Cyberpunk 2077. La questione è certamente complessa e difficile da giudicare, ma per molti addetti ai lavori non deve essere stato un anno sereno anche per la quantità extra di compiti ed emergenze con cui hanno dovuto fare i conti.

Top – Cyberpunk 2077

Dopo anni e anni di attesa, Cyberpunk 2077 ha finalmente fatto il suo debutto sul mercato, ripagando la fiducia dei fan con i suoi innegabili ed innumerevoli pregi. Dalla trama (quasi) mai scontata, al gameplay stratificato, alla corposa longevità, CD Porjekt ha dato vita ad un action-RPG open-world coinvolgente, a tratti adrenalinico, ammaliante come lo è la splendida Night City.

Flop – Cyberpunk 2077

Come già detto in altre sedi, di Cyberpunk 2077 esistono almeno due versioni. Quella tirata a lucido (o quasi) per PC e quella zoppicante, a tratti inutilizzabile, per le versioni classiche di PlayStation 4 e Xbox One. Bug, glitch, rischio di freeze in qualsiasi momento, ma anche frame-rate singhiozzante ed una qualità grafica a tratti imbarazzante. CD Projekt ha promesso patch che ovvieranno a qualsiasi problematica, ma al momento la versione console del gioco è un autentico disastro.

Top – Bosslogic presenta Assassin’s Creed Valhalla

Otto ore sono tante e sicuramente è stata più bella l’idea, che la realizzazione in sé e per sé. Indiscutibilmente però, Ubisoft si è inventata un bell’espediente quando ha deciso di affidare all’estro di Bosslogic la responsabilità di presentare al mondo Assassin’s Creed Valhalla. L’artista australiano, in diretta Twitch, ha difatti creato un artwork del gioco, svelando il setting in cui il gioco si sarebbe ambientato.

Flop – Mark Cerny e la sua sconsolante conferenza di presentazione di PlayStation 5

Il 2020 non è stato un grande anno per i reparti marketing e per gli uffici stampa di software house e publisher. Costretti a rivedere le loro strategie in corsa e sotto pressioni per le incessanti richieste a cui sono stati sottoposti, non hanno risposto nel migliore dei modi. Errori, fraintendimenti e scarsa attenzione ai dettagli hanno pesato enormemente sul debutto della next-gen e nei lanci di molti giochi sul mercato, influenzando negativamente il rapporto con le rispettive community e fan. Il punto più alto toccato? La noiosa e demotivante conferenza di Mark Cerny dedicata a PlayStation 5, dannatamente tecnica, così maledettamente lontana da quel “reveal” a cui si accennava nei comunicati stampa che hanno preceduto l’evento.

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