Top 50 del cinema italiano? Ma per piacere...

Come ogni anno, il mensile Ciak stila la classifica delle 50 personalità più potenti del cinema italiano. Dimostrando non solo un'idea discutibile dell'industria, ma anche un conflitto di interessi notevole...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Fin da quando è nata, ossia una decina di anni fa, la Top 50 del cinema italiano di Ciak (realizzata in collaborazione con il mensile Box Office) mi ha sempre lasciato perplesso. A differenza di quanto facevano le analoghe realtà estere (Premiere americano e francese), la confusione tra potere industriale (che dovrebbe essere l'unico parametro per una classifica di questo tipo) e popolarità di un personaggio (che non dovrebbe entrare in discorsi di questo tipo) era enorme.

Purtroppo, questo orientamento non sembra essere cambiato nella Top 50 di quest'anno, che potete scaricare qui in Pdf. A mio avviso, si parte già con un'idea sbagliatissima, ma tipicamente italiana e frutto di un conflitto di interessi che magari sarebbe stato meglio gestire diversamente. Molto semplicemente, l'idea che il direttore della testata (Piera Detassis) si autoinserisca in classifica è francamente grottesca. D'altronde, questa ricerca di autovisibilità si era già vista nella presenza del blog della diretur (che fa 4-5 post al mese, di cui più o meno un paio di pubblicità alla rivista) nella top ten dei maggiori siti italiani di cinema stilata dallo stesso mensile Ciak qualche mese fa, addirittura in un (decisamente benevolo) secondo posto.

Si dirà che la Detassis è (auto)inserita assieme a Gian Luigi Rondi come coresponsabili del Festival di Roma. Bene, bisognerà a maggior ragione capire quale sia il senso, considerando che solo un posto più su (28 contro 27) è stato messo Marco Muller, 'patron' del festival veneziano. Insomma, fermo restando la scelta discutibile di considerare così importanti i Festival nell'industria italiana, è un po' come dire che Venezia e Roma pari sono. Peccato che in un caso si ha  il secondo (al massimo terzo) Festival del mondo e nell'altro una rassegna che sta diventando sempre più insignificante dopo aver perso l'appoggio di Walter Veltroni e che notoriamente propone gli scarti del Lido. Difficile capire anche come si possa giudicare il proprio lavoro e confrontarlo con quello di Muller (sul quale le critiche sono, casualmente, ben superiori a quelle rivolte al proprio operato) senza avere qualche esitazione.

Ma veniamo al resto, cominciando dal primo posto, occupato da Giampaolo Letta di Medusa. Scelta che si potrebbe anche condividere, considerando quanto è fondamentale questa casa di distribuzione per il cinema nostrano, ma che stona un po' con i toni utilizzati verso altre società, in particolare la Filmauro di De Laurentiis. Difficile infatti capire come Italians (Filmauro) possa essere messo in discussione, se invece (per fare un esempio) La fidanzata di papà (meno di 8, deludentissimi milioni) e Il cosmo sul comò (poco più di 13, ma in periodo natalizio, quindi non certo eccezionali rispetto ai record di Aldo, Giovanni e Giacomo), vengano etichettati come "tra i primi incassi dell'anno" (vero, ma allora perché gli oltre 12 milioni di Italians, terzo dato assoluto del 2009 fino a ora, vengono considerati deludenti?), mentre del mediocre dato di No problem (meno di 4 milioni) non se ne parla proprio. Così come segnalare Baaria come un punto di forza della Medusa, dopo l'aumento sconsiderato del budget (salito probabilmente sopra i trenta milioni), rischia quasi di portare sfiga.

Ma il vero, grandissimo problema di questa classifica è la volontà di inserire attori (che fanno solo quello e non sono produttori e/o registi) decisamente in alto. E' un equivoco enorme tra l'idea del divo che porta la gente al cinema (peccato che ormai in Italia sia una categoria pressoché estinta) e chi invece il film lo crea e lo lancia anche. Si pensa veramente che il pur bravissimo Toni Servillo valga il nono posto e quindi più di un Brizzi (sedicesimo) o di Aldo, Giovanni e Giacomo (quattordicesimi)? O Alba Rohrwacher (ottima attrice, ma che non trascina propriamente le folle in sala) abbia un ruolo industriale più importante dell'accoppiata Gabriele Salvatores/Maurizio Totti (37esimi con la Colorado Film) o di Andrea Occhipinti (Responsabile Lucky Red)? Analoghi dubbi vanno venire Riccardo Scamarcio (decimo, ma il flop con Costa-Gavras allora?), Claudio Bisio (39°), Claudia Gerini (43°) o Filippo Timi. Quest'ultimo è un caso quasi clamoroso: bravissimo in Vincere, entra al 48° posto praticamente solo per questo e Per come Dio comanda (insomma, due film che hanno ottenuto meno di quanto si attendeva), sopravanzando addirittura il suo regista Marco Bellocchio (entrato per un pelo proprio all'ultimo posto).

Qualcuno dirà che forse ce la stiamo prendendo troppo per una questione del genere e forse ha ragione. Tuttavia, ritengo che un enorme problema del cinema italiano sia la mancanza di un'industria forte e veramente all'altezza delle sfide che il cinema contemporaneo pone a tutti. Se i criteri di valutazione dell'industria sono questi, a mio avviso non si fa un bel servizio, se non quello di mettere meglio in luce certi problemi...

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