Top 2018 - Le dieci migliori nuove serie tv

Un elenco con le migliori nuove proposte seriali del 2018

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TV

Ripercorriamo velocemente l'anno appena trascorso ricordando le nuove proposte più interessanti. Ma la più grande novità, ormai quasi una conferma, sembra essere la moltiplicazione dei produttori di contenuti. Nell'elenco che segue, oltre a prodotti non statunitensi, oltre alle piattaforme - una realtà ormai solida che nel 2019 si espanderà ancora di più - c'è anche una serie distribuita da Facebook. L'elenco è in ordine casuale.

The Terror

Dal romanzo di Dan Simmons, la serie di AMC che racconta la tragica spedizione di due navi che si avventurano tra i ghiacci per cercare il Passaggio a Nord Ovest. Con una scrittura sofisticata e un ritmo compassato, si tratta di una storia che racconta il fascino per l'ignoto, l'ossessione per la scoperta, la necessità di oltrepassare i propri limiti. Lo fa appoggiandosi ad un cast maschile di altissimo livello. La costruzione, tra insubordinazione, amicizia e senso del dovere, dei personaggi di Jared Harris, Tobias Menzies e Ciaran Hinds è una delle migliori dell'anno. Il tutto avviene sullo sfondo di un'ambientazione dal sapore lovecraftiano, una prigione di ghiaccio che attacca la mente e il fisico. Pensato come una miniserie, è diventato un progetto antologico, che racconterà una nuova storia con la seconda stagione.

Pose

Ryan Murphy lo ha definito "il momento più alto della mia carriera". Ultimo progetto sviluppato dall'autore televisivo per FX dopo l'accordo siglato con Netflix, Pose è ambientato negli anni '80 nel mondo degli spettacoli delle drag queen. Seguiamo le vite di una serie di personaggi sullo sfondo di un decennio che vede cambiare il volto dell'America, tra giovani rampanti che inseguono il modello dello squalo aziendale e figure ai margini che cercano per se stesse uno spazio di identità. C'è lo spettro dell'HIV, che Murphy aveva raccontato in The Normal Heart, ma c'è anche uno sfarzoso, scintillante, liberatorio senso di umanità in queste storie.

Trust

Siamo talmente abituati alla cosiddetta tv di qualità, che un progetto solido, e a modo suo anche coraggioso, come Trust rischia di passare in sordina. Regia di Danny Boyle, si tratta della stessa vicenda raccontata da Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott. Il rapimento del giovane Getty nel 1973, la richiesta di riscatto, la prigionia nelle mani della mafia. È una serie che non concede nulla alla semplicità, parlata tanto in inglese quanto in dialetto calabrese, che garantisce uguale spazio alle star d'oltreoceano (Donald Sutherland, Hilary Swank, Brendan Fraser) e a quelle italiane (un inquietante Luca Marinelli). L'approccio è episodico, quasi sperimentale per come gioca con l'intreccio, la scrittura non è mai consolatoria, l'ansia del thriller va di pari passo con l'interesse per il dramma umano e famigliare. La serie non è stata ancora rinnovata, ma l'idea rimane quella di realizzare un progetto antologico.

L'amica geniale

C'è umanità, calore e meraviglia nell'adattamento dei romanzi di Elena Ferrante, che qui rivive nella produzione Rai e HBO. La serie racconta l'amicizia tra Lila e Lenù tra le spoglie mura del rione, due bambine – poi ragazze – perdute, forse in cerca di una fuga da quel microuniverso che arriva fino al sottopassaggio in fondo alla strada. C'è tanto di ammirevole qui. La regia di Saverio Costanzo, il lavoro certosino sul casting, le musiche evocative di Max Richter, il senso di chiusura ed isolamento trasmesso dalle ambientazioni. C'è l'esaltazione dei gesti semplici e del significato delle parole, il racconto di formazione e il taglio da romanzo sociale. Peccato averla vista censurata.

Homecoming

Era molto atteso alla prova Sam Esmail, dopo aver creato il cult Mr. Robot. Qui è alle prese con una serie dal formato inusuale, ma molto interessante. Appena dieci episodi da venti minuti per un thriller tutto giocato sulla paranoia, in cui Julia Roberts interpreta una psicologa in un centro di riabilitazione per veterani. I temi sono quelli già affrontati da Esmail, la sfiducia nei confronti del potere (politico o economico che sia), il taglio da thriller anni '70, l'inaffidabilità dei ricordi. E la forma è quella solita che abbiamo ammirato in Mr. Robot, attentissima alla costruzione, e decostruzione, delle inquadrature. Qui poi c'è un gioco di prestigio con il formato dell'inquadratura, in uno dei momenti televisivi più esaltanti del 2018.

Killing Eve

Killing Eve

A prescindere dai meriti, questa probabilmente è stata la serie rivelazione per eccellenza del 2018 per il clamore suscitato. E in effetti alle spalle del progetto c'è Phoebe Weller-Bridge, una che rivelazione lo era già stata nel 2016 con Fleabag. Qui si tratta di prendere un classicissimo spunto da poliziesco, con il killer e l'agente ossessionati l'uno dall'altro, e di trasporlo in chiave femminile, giocando con gli stereotipi del genere. Sembra poco, ma c'è un lavoro molto sottile sulla gestione dei personaggi, sul ritmo della storia che oscilla tra serio e grottesco senza mai perdersi. Tra fredda lucidità e totale sociopatia, l'affascinante Villanelle di Jodie Comer è un personaggio da incubo.

Barry

Pur con una trama molto diversa, Barry ha alcuni spunti in comune con Killing Eve. Protagonista è sempre un killer, freddo e lucido, che riconsidera le proprie priorità nel momento in cui entra in contatto con una compagnia teatrale. Come la serie inglese, anche Barry funziona secondo canali che non sono immediatamente rinoscibili perché giocano sul cortocircuito tra dramma e comicità, tra la pesantezza di quello che accade e la scrittura grottesca che ce lo racconta. Hiro Murai, regista di Atlanta, trova qui nuovo materiale per lavorare sul bilanciamento tra serio e serioso, mentre tutto somiglia ad una versione esasperata dei Soprano. Una serie non immediata, ma che ripaga alla distanza.

Kidding

Il primo pensiero quando abbiamo sentito di una nuova collaborazione tra Michel Gondry e Jim Carrey è andato a Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Eppure questa serie di Amazon mette in scena proprio l'opposto di una negazione dei dolori dell'esistenza. Alle fughe dell'immaginazione di quel film e dell'Arte del sogno, questa serie contrappone il racconto di un uomo semplice, un intrattenitore per bambini, spaventato dalla prospettiva di provare dolore, ansioso di generare felicità intorno a sé. Eppure il suo sarà un viaggio a ritroso, verso la consapevolezza della necessità di mettersi in gioco, di tradurre il linguaggio dell'intrattenimento infantile per parlare anche di temi seri. E, nel fare ciò, anche rientrare in contatto con la propria famiglia. Ma, ancora una volta, nulla di tutto ciò segue un andamento lineare. Non esistono risposte semplici o caratterizzazioni banali in una serie che sorprende ad ogni svolta.

Sorry For You Loss

Il primo importante progetto di Facebook Watch è una serie incentrata sull'elaborazione del lutto e sulla necessità di ricominciare a vivere. Protagonista è Elizabeth Olsen, che interpreta il ruolo di una giovane vedova. Il formato è particolare, si tratta di una serie da dieci episodi da venti minuti dall'intreccio basilare, che vuole problematizzare prima di intrattenere. Si tratta di un racconto asciugato da retorica e sentimentalismi. Il dramma della protagonista viene veicolato tramite la sua normalità, e la serie funziona attraverso un’elaborazione nel quotidiano che non è mai sconvolgente o melodrammatica, ma che proprio per questo sa colpire meglio.

Succession

Come sarebbe un Arrested Development realizzato dalla HBO? Succession non risponde a questa domanda, ma ci va vicino. C'è un patriarca che non vuole mollare il suo posto sulla poltrona dell'azienda, e i quattro figli che si barcamenano, in genere cercando di realizzare cose al di sopra delle loro possibilità. La serie, prodotta da Adam McKay, viaggia su binari molto particolari, quelli di un dramma che punta forte sulla riconosciuta mediocrità e inadeguatezza dei suoi protagonisti, spesso con esiti grotteschi. Personaggi che non potremo fare a meno di odiare, ma che seguiremo nella loro scalcinata lotta per il potere in una stagione in crescita.

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