Top 2014: I migliori 10 film che - forse - in Italia non vedremo mai

Sono i migliori tra quelli visti nei festival e che non sono ancora arrivati da noi. Alcuni non ce la faranno mai per altri c'è speranza. Tutta roba estrema

Critico e giornalista cinematografico


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È una classifica tutta a parte quella dei migliori film visti da noi nel 2014 che non sono usciti in Italia, quelli che sono stati proiettati in festival internazionali ma che ancora non ci sono arrivati (alcuni è probabile non ci arrivino mai). Anni fa non avrebbe avuto senso, oggi con la reperibilità dei film online, la possibilità di acquistare Blu-Ray dall’estero e il restringersi del pianeta, avrebbe poco senso concentrarsi unicamente sulle uscite italiane e dimenticare quanto di fantastico esiste e non ci arriva.

E di fantastico ce n’è tantissimo nella classifica di quest’anno. Noi sinceramente ve li consigliamo tutti, sono tutti sorprendenti e imperdibili. Certo, i primi 3 non dovrebbero davvero mancare a nessuno.

10. For some inexplicable reason
L’avevate mai visto un film ungherese? Noi no, è stata una sorpresa. Divertente, rapido, arrabbiato e giustamente naive, cinema adolescenziale fatto benissimo e pieno di senso. Improbabile sia distribuito.

9. Eden
La storia di un ragazzo che vorrebbe fare il dj negli anni dell’esplosione del french touch (la corrente musicale cui appartengono anche i Daft Punk). Quasi ventanni nella vita di una persona tra tentativi e aspirazioni con una delicatezza di tocco impressionante. Dovrebbe essere distribuito.

8. A girl walks home alone at night
Vampiri iraniani. L’idea è geniale perchè senza senso e non vuole averlo ma il film è serio. La regista Ana Lily Aminpour gioca con l’estetica vampiresca (il chador come il mantello di Dracula) per raccontare una ragazza un po’ hipster in un desolato Iran. È cinema prima estetico che di contenuto, un bianco e nero da Jarmusch ma idee da Alfredson. Difficile venga distribuito in Italia.

7. In the basement
Che succede negli scantinati austriaci? Ulrich Seidl ha girato il suo paese esplorando gli scantinati e i loro abitanti, quel che ha scoperto è un’umanità al limite, coperta da un velo di perbenismo e presentabilità che nello scantinato pratica l’impraticabile, sostiene l’insostenibile e dà sfogo a tutto quello che in superficie non è accettabile. Potrebbe uscire in Italia.

6. Dearest
Senza dubbio il melodramma dell’anno. Dalla Cina ci arriva questa storia di rapimenti di bambini, un tema che già gli americani hanno trattato in lungo e in largo ma che qui, dopo una prima parte convenzionale, ha un twist inatteso che sconvolge tutto, rivolta il film come un calzino, strizza il cuore dello spettatore e mostra (più che dire) come non ci siano mai torti e aguzzini chiari. Improbabile una distribuzione italiana.

5. The golden era
Mai avrei detto mi sarei tanto emozionato per la vita di una poetessa cinese. Del resto al volante di questo film biografico classico c’è Ann Hui, la regista del capolavoro A simple life. È l’unica regista nella mia memoria cinefila che abbia mai girato un biopic come si deve, l’unica ad aver comunicato quel che dovrebbe essere l’obiettivo di tutti: la straordinarietà di un’esistenza. Difficile sia distribuito da noi.

4. Black coal, thin ice
Un giallo che si estende per diverse decadi, una storia di provincia cinese nera come non se ne fanno più in occidente. Forse non abbiamo quei problemi, forse non siamo più come sono loro oggi, fatto sta che storie di un’umanità così disperata e meschina non se ne vedono da noi. Per fortuna ci sono ancora i cinesi. È probabile che non lo vedremo mai in questo paese.

3. The Babadook
Senza dubbio l’horror dell’anno. E l’ha girato una donna, sesso solitamente ai margini di questo genere che invece qui lo prende e lo ribalta. Sono moltissimi i clichè sfruttati e abbandonati in questo film, Jennifer Kent ti conduce là dove ogni film horror vuole andare, nei territori della paura vera e poi, fa quello che non fa nessuno: torna indietro. Si trema di terrore senza i soliti espedienti in The Babadook ma quando il film sarà finito non avrete più paura. L’horror piega la quotidianità in questo film, mostra il rimosso che si annida dietro gli angoli ma poi, ed è incredibile, lo combatte nel suo terreno. Epico. Si spera in una distribuzione nostrana.

2. Whiplash
È stato l’evento della Quinzaine dell’ultimo festival di Cannes, è uno dei film indipendenti più di successo dell’anno, sfrutta la dinamica eterna di Rocky (superare i confini del proprio corpo per una vittoria che è tutta della testa) per dire quello che nessun film si azzarda mai a dire perchè contrario alla morale comune: “Se vuoi eccellere devi abbandonare tutti, perchè gli altri sono mediocri e ti trascinano verso il basso”. Nessuno mai aveva reso così appassionante la batteria jazz. Dovrebbe arrivare in Italia.

1. The fake
Un film così disperato io non l’avevo mai visto. Io non avevo mai visto nessuno realizzare una storia di soli villain, in cui il protagonista (il personaggio che seguiamo mentre tenta di smascherare una setta cristiana che sfrutta la creduloneria di un paesino di provincia per denaro) è il peggiore di tutti. Non parliamo di “antieroe” all’americana, apparentemente cattivo ma dotato di un suo codice che lo rende comunque un buono, quanto di un bastardo che picchia selvaggiamente e senza ragione la figlia adolescente a pugni in faccia. E tutti gli altri che vediamo agire non sono migliori.
The fake è un pugno nello stomaco che non si dimentica, un film che inizia con un cane bastonato senza un perchè e termina con il più imprevedibile e massacrante dei finali per affermare che gli uomini sono la cosa peggiore che esista.
Ah! Dimeticavo: è un cartone animato. Motivo per il quale non lo si vedrà mai in questo paese.

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