Tomb Raider: il ritorno della grande avventura?
Può davvero la Lara di Alicia Vikander con Tomb Raider dare al genere avventuroso il restyling che merita per correre al passo con i blockbuster femminili dei nostri anni?
Il modello insuperato dell’avventura moderna è Indiana Jones, non a caso retrodatato agli anni ‘30, ovvero un racconto molto esotico in cui la scoperta di misteri ancestrali in luoghi reconditi del mondo comprende spostamenti, rischi pazzeschi e percorsi accidentati con nemici ovunque, sia naturali che umani. È la dinamica che ad un certo punto ha voluto raccogliere Uncharted (per rimanere in ambito videogiochi) e che, dopo Indiana Jones, Zemeckis aveva subito replicato con venature di commedia rosa più marcate in All’Inseguimento Della Pietra Verde.
[caption id="attachment_300518" align="aligncenter" width="1280"] Un character design che punta più sul senso dell'avventura che sul sex appeal[/caption]
Innanzitutto sappiamo che una cosa non la troveremo, cioè i viaggi. Non ci sarà l’idea più forte di Tomb Raider (e poi di Uncharted), il continuo spostarsi in punti diversi e sempre selvaggi del pianeta inseguendo tracce, indizi, piste o semplicemente la fuga di qualcuno. Tutto si svolge nella medesima isola (e Lara non è più sola, ma con un equipaggio che l’aiuta), tuttavia lo scenario è perfetto per quel misto di avventura e reperti, di misteri e scoperte graduali che richiedono tanto investigazione quanto azione.
[caption id="attachment_300517" align="aligncenter" width="1280"] Il modello di femminilità precedente[/caption]
Questi sono però altri anni e con la riduzione di tutte le forme a proporzioni più comuni arriva anche una diversa centralità del personaggio. Lara è sempre stata la protagonista, ma non è mai stata un vero personaggio complesso. Tagliata in pochi tratti, con pochissima profondità e con una storia che somiglia più al James Bond degli anni ‘60 (cioè che inizia e finisce con le sue avventure senza nessun legame con una vita più grande), non era qualcuno che potevamo pensare di conoscere. Adesso invece promette di essere un personaggio vero, con delle difficoltà, delle questioni personali e dei dilemmi che appartengono al suo genere e al suo essere una persona come le altre catapultata in uno scenario avventuroso.
E questa forse potrebbe essere la vera grande novità del film, una che lo porterebbe in almeno una direzione più in là del modello Indiana Jones (che fino al terzo non aveva nessun conflitto personale) o di quello suo più prossimo cioè Nathan Drake (che solo nell’ultimo Uncharted sembra avere davvero dei desideri e delle sensazioni che possiamo sposare): inserire l’avventura in una vita più grande.