Tom Hiddleston: il divo antico è la nuova action star di Kong: Skull Island

Tom Hiddleston, il divo inglese lanciato come Loki dal mitico Kenneth Branagh, riunisce in sé il divismo del cinema muto e la bisessualità del glam rock anni '70. Il

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Brits in Hollywood

Sono Michael Fassbender (39 anni), James McAvoy (37), Tom Hardy (39), Benedict Cumberbatch (40 anni), Chiwetel Ejiofor (39), Eddie Redmayne (35).
Praticamente coetanei e nuove star internazionali di cinema, teatro e tv.
I loro fratelli più grandi sono Christian Bale (43), Jude Law (44), Ewan McGregor (43), Idris Elba (44) e Daniel Craig (49). I cugini ancora più grandi Daniel Day-Lewis (59), Gary Oldman (1958), Colin Firth & Hugh Grant (56 entrambi) e Clive Owen (52).
Il padre? Uno che avrebbe l'età di un cugino ma che, nonostante i soli 56 anni di età, è stato là prima di tutti i signori elencati prima spianando la strada per tutti gli altri abitanti del Regno Unito. Stiamo digitando di Kenneth Branagh. Il suo primo film da regista Enrico V (1989) fu nominato a 3 Oscar (tra cui Miglior Film e Attore Protagonista) 12 mesi in anticipo rispetto alla prima delle tre statuette vinte come Miglior Attore Protagonista da Daniel Day-Lewis per Il Mio Piede Sinistro (1990) e ben prima dell'esplosione hollywoodiana di Gary Oldman, Grant e Firth.
Kenneth Branagh ha avuto un ruolo chiave per Tom Hiddleston (36 anni). Chiamato da Kevin Feige per inserire Shakespeare dentro gli adattamenti cinecomic di Thor, quel Kenneth Branagh, ragazzo di Belfast ma svezzatosi nel Berkshire e definito nei '90 "Il nuovo Lawrence Olivier", indicò Hiddleston (già enfant prodige teatrale inglese incontrato da Branagh nel 2008) alla Marvel prima come possibile Thor e poi come sorprendente Loki. Sappiamo come è andata: Hiddleston è diventato una delle star britanniche più interessanti del momento, in grado di passare da Loki ad High Rise di Ben Wheatley alla serie tv The Night Manager (Golden Globe come Miglior Attore di serie tv) passando per il cantante country Hank Williams del biopic I Saw The Light.
Cosa c'è di particolare in lui?

Classico

Gli studi classici in ambienti accademicamente rilevanti (Oxford, Eton, Cambridge, Royal Academy of Dramatic Art) ne hanno fatto, come nel caso di Cumberbatch, un intellettuale prestato al mondo dello spettacolo. Sapete quanto gli attori americani vivano un complesso di inferiorità rispetto ai colleghi britannici in grado di padroneggiare a differenza loro, ad esempio, quel pentametro giambico che dà automaticamente la patente per poter guidare la macchina più prestigiosa della pista teatrale: Shakespeare. Come ha confermato al nostro Andrea Bedeschi durante l'intervista per il junket di Kong: Skull Island, Hiddleston deve ai suoi studi classici la comprensione del fatto che la grande epica e mitologia greca del passato siano oggi dentro i fumetti e i loro numerosi adattamenti per cinema e tv. È qualcosa che sapeva bene anche il Roland Barthes di Mythologies (1957) come ci ricorda Birdman di Iñárritu. Quindi nessun snobismo per il nostro nel partecipare a universi, tentpole, blockbuster e grande capacità invece di capire il processo e comprenderlo in tutte le sue sfaccettature e senso collettivo. Nel caso di Kong: The Skull Island galeotto fu l'incontro tra due ragazzi del 1981 in un diner a Nashville, Tennessee, nell'ottobre del 2014. Ecco quello che ci ha raccontato di quella chiacchierata Hiddleston a Londra, durante il nostro incontro sempre per Kong: The Skull Island:
"Mi stavo preparando per interpretare Hank Williams per I Saw The Light. Jordan Voigt-Roberts venne a trovarmi. Facemmo una lunghissima cena e lui mi disse che avrebbe voluto fare un King Kong movie come quelli con cui eravamo cresciuti tipo Indiana Jones e il Tempio Maledetto (1984), Jurassic Park (1993), I Goonies (1985). Prendere il racconto classico di un gruppo di esploratori che va in una terra lontana dove c'è ancora mistero e meraviglia. È un tipo di narrazione che evoca sempre la nostra ancestrale curiosità umana. Jordan mi disse che voleva ambientarlo nel 1973 perché era un'epoca analogica e non digitale, recente ma non contemporanea, passibile di ospitare i Creedence Clearwater Revival o Rolling Stones in colonna sonora o anche David Bowie. La storia che vede esseri umani in una ricerca e in un viaggio è e sarà sempre un'idea vincente".

Divo

Ma qual è il segreto, oltre alla cultura e alla mancanza di snobismo, di questo signore coetaneo di Vogt-Roberts e quindi della classe 1981. I suoi struggimenti, l'occhio lacrimevole, il viso gentile. Per Woody Allen è ovviamente il fragile Francis Scott Fitzgerald in Midnight In Paris (2011) mentre Loki ci strega perché non riusciamo, come quel bravo ragazzo di Thor, a non volere bene a un fratello pazzo di rabbia perché ipersensibile e irresistibilmente geloso. Per Jim Jarmush è un vampiro musicista sopraffino che vorrebbe farla finita sparandosi una pallottola di legno nel cuore e anche in Crimsom Peak di Del Toro è sempre nobile e sensibile anche quando architetta un piano diabolico perché succube di una sorella di cui è segretamente amante.
Tom Hiddleston è sempre lirico, tormentato, in balia di struggimenti d'amore o politici in relazione alla sua evidente natura empatica nei confronti del mondo. È uno di quegli attori che riescono a trasmettere l'idea di caricarsi le sofferenze del mondo sulle spalle e di riuscire a entrare in tenera connessione con le vite e i dolori degli altri, nel caso di Kong: Skull Island non ci sorprende affatto che anche il suo soldato inglese Capitano James Conrad capisca le motivazioni di un gorillone alto 31 metri e pesante 10 mila tonnellate.

Conclusioni

Fino a dove arriverà questo Rodolfo Valentino + Ziggy Stardust? In lui paiono fondersi la delicatezza virile del divo latin lover per antonomasia del cinema muto (Hiddleston sarebbe perfetto come attore senza parola) e l'elegante bisessualità del miglior glam rock anni '70.
Ci aspettiamo ancora grandi avventure da lui. E siamo sicuri che ce le fornirà.

Kong: Skull Island

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