Tom Cruise e l’azione: come diventare immortali a suon di balli, fratture e follia
Tom Cruise al cinema è definito da due cose: i balli e l'azione. Ecco come l'attore continua a ricreare il mito di se stesso
Sebbene questi ultimi sembrino un punto cardine della seconda (o forse terza) fase di rinascita dell’attore al cinema, bisogna notare che tutto in realtà (ri)cominciò non da un'acrobazia ma da un ballo. Per la precisione quello visto in Tropic Thunder.
Il finto produttore Les Grossman balla felice per il successo film. Dietro questa esilarante scena si nasconde, sotto le tonnellate di trucco, un Tom Cruise ormai in declino.
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Insomma, un vero e proprio disastro che si sommò ai tanti guai di quegli anni.
Una vita amorosa complicata, divorzi difficili, con le conseguenti e dolorose contese dei figli, in aggiunta alla pressione sempre più incessante della setta creata da Ron Hubbard hanno esasperato l’attore in una macchietta di se stesso. Non dimentichiamo che erano gli anni delle sue folli apparizioni televisive, tra cui l’iconico salto sul divano di Oprah Winfrey ripreso e parodiato anche dalla saga di Scary Movie.
https://www.youtube.com/watch?v=qQgXEkL3NV4
Insomma, Tom Cruise era stato portato in un pericoloso circolo vizioso, fatto di disagio ed imbarazzo. Messo ai margini da Hollywood sembrava destinato a scomparire dalle scene di lì a poco come molti altri suoi colleghi. Non fu, decisamente, così.
Le mosse di Les Grossman restarono nella mente degli spettatori. Un po’ come furono indimenticabili anche quelle di Risky Business. L’altro grande ballo cinematografico di Cruise. La prima grande danza senza freni che gli portò fortuna (e fama).
Ultimo erede di una tradizione di divi e superstar che oggi ha radicalmente mutato forma (quanti riescono a vendere ancora un film con la loro sola presenza?), Cruise faticava a trovare un posto per la sua “vecchiaia” artistica. "Les Grossman" lo riposizionò nel mercato. Lo rese nuovamente simpatico. E ancora una volta, come già vi abbiamo raccontato per Keanu Reeves e Charlize Theron, Tom Cruise si giocò le sue carte. Per l’attore arrivò in soccorso l’action, ritornò al genere che gli aveva dato una spinta propulsiva a inizio carriera... e questo gli diede una nuova vita.
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La missione deve essere impossibile
Nel 2006 Mission: Impossible III otteneva un discreto successo di pubblico e critica, ma non di box office. Il terzo capitolo fu il Mission: Impossible con il minore incasso della saga. E mentre al cinema si vedeva il rilancio in pompa magna di James Bond e la rivoluzione adrenalinica della saga di Bourne, Ethan Hunt faticava a trovare il proprio posto nell'immaginario.
L'esperienza di Tom Cruise non fu delle migliori: la produzione, preoccupata per possibili ferite, gli aveva impedito di eseguire in prima persona la maggior parte degli stunt.
La reazione di Cruise fu radicale: raccolse gli ingenti denari a sua disposizione e diventò produttore di gran parte dei suoi film successivi. Mission: Impossible - Protocollo fantasma fu un vero e proprio rilancio. La campagna di marketing era incentrata quasi interamente sulla scalata a "mani nude” del Burj Khalifa. L'impresa dell'attore era il vero selling point del film. Da ogni dove piovevano elogi al coraggio della star.
Tom Cruise ritornava così ad essere uno di quei rari attori nel mercato statunitense che non ama fare lavorare gli stuntman. E tutto questo a quasi 50 anni!
Questione di fascino
Paul Thomas Anderson ci aveva visto lungo quando aveva dato a Frank T.J. Mackey, autore di Seduci e distruggi, le fattezze di Cruise in Magnolia. Charme ed esuberanza, energia da ogni dove, sono caratteristiche che gli hanno permesso di nuotare controcorrente rispetto ai suoi colleghi. In molti, raggiunta una certa carriera e una certa età, si sono dedicati a ruoli più impegnativi dal punto di vista recitativo. Ruoli di anziani saggi, genitori premurosi o problematici, biopic di figure di spicco nella politica e nella società. Tom Cruise rifiuta tutto questo. O meglio, capisce in tempo che questi ruoli non sono il suo. Alla decisione ha contribuito probabilmente il confronto impari con Meryl Streep e Robert Redford in Leoni per agnelli e dal già citato film-santino dedicato al colonnello von Stauffenberg, che risponde al nome di Operazione Valkyria.
Quello che resta intatto è il fascino. Si sprecano online i saggi e i tutorial su come essere come Tom Cruise. Missione impossibile, viene da dire, perché servirebbero non solo anni di allenamento, ma un’intera macchina produttiva alle spalle fatta per esaltare l’unicità del “brand”. Ecco allora arrivare sullo schermo sequenze spettacolari in cui Ethan Hunt (o Tom Cruise?) si attacca a mani nude a un aereo in decolla o si lancia ad altitudini pazzesche. Persino gli infortuni sono parte della costruzione del mito.
A rotta di collo
Raramente una frattura è stata famosa come un film. Ad eccezione dello stunt andato male di Mission: Impossible – Fallout in cui il nostro attore si è fratturato una caviglia. Le immagini dell’infortunio non sono state di certo nascoste dalla produzione. Esibite come un trofeo da un sorridente Cruise nei vari talk show, le inquadrature del suo salto sono diventato uno strumento di promozione eccezionale. Del film, ma anche di lui stesso.
Tom Cruise ha svoltato la propria carriera quando ha lasciato da parte le ambizioni autoriali. D’altra parte si era già tolto le sue soddisfazioni lavorando con registi del calibro si Ridley Scott, Steven Spielberg, Stanley Kubrick (che inizialmente non voleva Cruise in Eyes Wide Shut) e molti altri. Il grande cambiamento è arrivato quando ha accettato di diventare un tutt’uno con i suoi personaggi. Di unire la sua fisicità, il carattere, il fascino naturale, con la scrittura dei caratteri che interpreta sullo schermo.
Passo dopo passo, è ancora il "vecchio" più giovane dell'action
Nessuno può correre vicino a Tom Cruise. Ed è naturale. Il movimenti fisico è per lui come l’assolo di un chitarrista. Il rischio è il momento di spettacolo nel concerto pirotecnico che sono i suoi film. È la chitarra distrutta, è il salto tra la folla.
Il continuo rilancio verso uno spettacolo sempre maggiore ha, per forza di cose, dei limiti. Finirà, cambierà, con l’età e i gusti degli spettatori. Ma fino ad allora il compito degli amanti dell’azione è quello di continuare a studiare - ed amare - il progetto di un attore unico. Il compimento di una star che, in anni di influencer e post divismo, si è saputo reinventare. La sfida ai suoi colleghi più giovani è lanciata. Ma, mentre il nostro Cruise si prepara ad andare nello spazio per girare il suo prossimo film, gli altri faticano a convincere i registi a disinnamorarsi dell’onnipresente computer grafica. Faticano a convincersi che una caviglia rotta rende immortali.
Cosa ne pensate della carriera di Tom Cruise? Fatecelo spere nei commenti!