Bad Movie - Thor: Ragnarok, di Taika Waititi
Il Bad Movie della settimana è il terzo cinecomic di Thor diretto dal neozelandese Taika Waititi. Thor: Ragnarok è contemporaneamente satirico e serissimo
What We Do In The Cinecomics
Sembra quasi di vedere il suo mockumentary sul vampirismo What We Do In The Shadows (2014) applicato al cinecomic. In quel film molto divertente Taika Waititi e il suo eterno sodale Jemaine Clement si mettevano in scena come vampiri cercando di spiegare a una troupe di documentaristi come vivevano da secoli nella loro comunità di succhiasangue neozelandesi in eterno conflitto con i lupi mannari mentre i borghesi di Wellington dovevano essere uccisi con estrema attenzione evitando così di essere scoperti. Erano sì vampiri... ma ognuno con la sua peculiarità. Per Thor: Ragnarok c'è quasi lo stesso approccio escluse le finte interviste da mockumentary. Si parla di supereroi... ma ognuno concepisce la missione a modo suo. Sembra quasi che Waititi faccia due film: uno è un cinecomic serio e l'altro è un commento satirico sui cinecomic in cui si prende un po' in giro ciò che spinge questi superuomini e superdonne a fare quello che fanno dentro un Marvel movie. Nell'ombra come i vampiri? No. Alla luce delle stelle dentro lo spazio fantasy del figlio di Odino. Entrambi i due film dentro Thor: Ragnarok sono venuti benissimo.
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Zio Del Tuono
Preso in giro (da Dio del Tuono a Zio del Tuono), sottovalutato, rifiutato e finito egli stesso su un pianeta di rifiuti sociali dello spazio (Sakaar), Thor dovrà faticare non poco per poter fare l'eroe senza che nessuno dei buffi personaggi incontrati nel percorso gli rida in faccia. Al terzo episodio della sua saga il ragazzone biondo soprannominato Point Break da Tony Stark, partito di corsa due anni prima da Avengers: Age of Ultron (2015) per cercare le Gemme dell'Infinito, dovrà affrontare la consueta tragedia scespiriana legata a famiglia & potere occupandosi di creature più terrificanti del mostrone dal corpo di lava Surtur affrontato nei primi minuti: i parenti. Il primo familiare nefasto è il villain del film ovvero la sorella rinnegata e dimenticata Hela (come quella di Sherlock Holmes nell'ultima stagione tv; Sherlock viene citato nel film attraverso il divertente cammeo di Stephen Strange). L'altro consanguineo problematico è il fratello che non dimentica mai i favoritismi che ebbe Thor da piccolo ovvero Loki. Hela, interpretata da una Cate Blanchett sorniona, rivendica il protagonismo in una storia passata in cui aveva aiutato il padre Odino a compiere le peggiori nefandezze per arrivare al potere. Ma si sa... il leader politico può servirsi della propaganda (nella dimensione di Odino sono dei complessi affreschi stile Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna del nostro Ambrogio Lorenzetti ma con una prospettiva migliore) per rimuovere, revisionando politicamente, qualche strage di troppo e dunque per Odino non c'era posto per quella ragazzaccia dagli occhi fin troppo cerchiati di nero nel suo buon e bel governo post-bellico. Questo ci sembra un argomento molto serio. Loki invece è sempre l'irresistibile pecora nera non amata quando era in fasce rispetto al fratellone biondo. Inganna, dissimula, proietta di sé un'immagine effimera verso Thor (che bella gag comica poi trasformata in botta emotiva nel finale da Waititi) ma è soprattutto un bambino dispettoso dagli occhi feriti cui è bello perdonare l'ennesima marachella per poi essere fregato un'altra volta (Thor rifletterà a voce alta circa le dinamiche di questo rapporto sado-maso mentre Loki giace inerme ai suoi piedi “elettrificato” dopo l'ennesima bravata). Thor dovrà crescere definitivamente in questo terzo film. Diventerà padre (assumendo il look di Odino e quindi anche le sue privazioni) dopo aver ascoltato i vaneggiamenti del suo vecchio quasi fosse un anziano malato di alzheimer (in realtà Odino ha un ben lucido senso di colpa verso Hela, Loki, Thor e anche il popolo di Asgard), rimarrà fratello (anche lui biasima quella “farsa dorata” costruita crudelmente da Odino per cancellare Hela e sminuire Loki) e crescerà come eroe mettendosi in viaggio con il suo popolo alla ricerca di una nuova terra promessa come fecero tanti leader del passato a partire da Mosè. Tutti questi temi sono mortalmente impegnativi e drammatici e se Waititi li tratta tra una battuta e l'altra, non vuol dire che non siano presenti e decisivi.
Conclusioni
La diciassettesima avventura dentro l'Universo Marvel nato nel 2008 con Iron Man è divertente, intelligente, epica e mai stucchevole. Waititi è stato una scelta azzardata alla regia figlia a sua volta della buona riuscita commerciale ed artistica dell'esperimento James Gunn dentro Guardiani della Galassia. Chris Hemsworth mette al servizio dell'impresa la sua autoironia che ben conosciamo fin dai tempi del Ghostbusters al femminile del 2016. Dunque si ride tanto ma il discorso sul revisionismo politico di Odino è assai sottile. “I rifiutati della galassia” capitanati dal terzo Thor hanno conquistato il nostro cuore.