Un documentario che mostra la piena potenza del cinema? Si intitola They Shall Not Grow Old e non lo dovreste perdere

They Shall Not Grow Old è un documentario difficile da vedere, ma al contempo imperdibile. La fusione tra tecnologia, archivio e storytelling che pone domande e mostra la Storia come mai prima d'ora

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L’unica critica che si può fare a They Shall Not Grow Old - Per sempre giovani è piuttosto pesante, ma è di natura squisitamente filosofica. Fino a dove si può spingere il cinema assecondando le capacità delle nuove tecnologie che rompono i confini? Oggi si possono fare cose incredibili con le immagini, alterarle, potenziarle e spesso tradirle, ma fino a dove è etico spingersi? Peter Jackson, con il suo documentario, cammina lungo questo confine. Dare colore, forma, tridimensionalità cinematografica aumentando la risoluzione delle immagini d’archivio è un tradimento? Il fotogramma originale va preservato cercando di restaurarlo in maniera più possibile fedele a come è stato registrato o può essere manipolato per creare qualcosa d’altro?

Basterebbero solo queste potenti domande generate da They Shall Not Grow Old, e la sua presa di posizione, per renderlo una visione fondamentale per tutti i cinefili. A questo si aggiunge che quest’opera d’archivio e di montaggio è un capolavoro. Un film potentissimo che porta più in là le possibilità tecniche e teoriche dei film di ricostruzione della realtà. Una storia di guerra come non si era mai vista. 

Produce BBC Films, insieme al British Imperial War Museum che ha fornito l’accesso a 100 ore di video ripresi durante la prima guerra mondiale dai soldati. Normalmente questi supporti fragilissimi in pellicola verrebbero digitalizzati in 4K, usati nel documentario come fonte e basta. Peter Jackson voleva fare altro: realizza un film immersivo e narrativo. Racconta una storia a partire da quelle immagini, costruendo però un arco ai personaggi e soprattutto prova a tirare fuori da quei filmati amatoriali la massima carica cinematografica. 

Per sempre giovani, il cinema che preserva dal tempo

They Shall Not Grow Old - Per sempre giovani inizia in bianco e nero in 4:3, poi si espande e con un effetto alla Mago di Oz porta le immagini della guerra a tutto schermo. I fotogrammi sono ricolorati digitalmente. Vengono aggiunti effetti sonori e, dove possibile, i soldati la cui voce non poteva essere registrata all’epoca, sono doppiati. Le testimonianze dei sopravvissuti della guerra diventano qui dei narratori. Per i pochi fortunati che hanno potuto assistere a una proiezione cinematografica esiste anche una versione del film riconvertita digitalmente in 3D.

L’immersione e una tecnologia allo stato dell’arte non bastano, di per sé, a fare un buon film. L’impianto tecnico, nel caso di They Shall Not Grow Old è al massimo delle possibilità offerte nel 2018, anno di uscita del film. Peter Jackson non ne fa sfoggio, ma limita l’effetto wow del restauro ai primi minuti a colori. Tutto il resto del documentario concorre, sia nell’aspetto tecnico che in quello narrativo, a rispondere alla domanda: cosa si provava ad essere soldati? Qui sta tutta la coerenza e quindi la potenza dell'idea cinematografica dietro a questa impresa.

I protagonisti sono figure ferme nel tempo, in un eterno resistere in trincea. Giovani che rivivono eternamente nelle immagini. Fermi nel momento in cui molti di loro sono morti o nei giorni che gli hanno cambiato la vita. Ci si sente nel mezzo della battaglia, assumendo da spettatori il punto di vista del cineoperatore. 

L’occhio della cinepresa è, qui più che mai, un occhio umano. Le cose su cui si sofferma sono piuttosto diverse da quelle che verrebbero filmate oggi da un operatore di guerra. C’è un’attenzione particolare nel riprendere i volti delle persone e soprattutto le usanze di quella provvisoria comunità di soldati. Nelle immagini dell’epoca anche nei momenti più drammatici di corpi lasciati a marcire nel fango, non si percepisce un intento polemico o di denuncia. Semplicemente quelle inquadrature vogliono dire: “è così che viviamo”. Come una cartolina spedita a casa.

La psicologia del soldato

Dentro la guerra, ma ancora di più dentro la mentalità di un giovane partito da casa per difendere la patria. They Shall Not Grow Old è uno dei racconti di guerra più sinceri che il cinema abbia mai offerto. Le testimonianze sommate alle immagini della vita da soldato, con le piccole ossessioni da truppa come i bottoni sempre puliti in divise distrutte, o la giovanile voglia di intrattenersi in ogni modo per sconfiggere la fame e l’ansia, creano una prospettiva che solo il cinema può offrire. Una testimonianza dei soldati racconta la loro stanchezza: privati del sonno, camminavano come morti viventi senza più emozioni. Contemporaneamente però lo si può vedere dentro queste preziosissime immagini che sembrano riprese con strumenti odierni a bassa risoluzione. L'effetto è così vivido e reale da generare un'autentica compassione annullando il distacco storico verso le vicende.

Il cinema fatto così spiega la storia dalla prospettiva umana. Racconta la predisposizione psicologica con cui ci si è approcciati a un conflitto mondiale, l’ignoranza di quello che fosse esattamente la guerra. C’è voglia di patriottismo nella scelta dei giovani soldati di indossare la divisa. Non avevano però idea di cosa li attendeva. Qualcuno, avvisato, provava a saltare l’arruolamento, mentre la stragrande maggioranza aderiva con convinzione. Non si immaginavano di trovarsi di fronte a ciò che è stato poi catturato su pellicola. Questo inconsapevole entusiasmo è raccontato da Peter Jackson con incredibile aderenza psicologica, visto sullo schermo racconta molto di più di quello che si potrebbe fare a parole.

They Shall Not Grow Old mostra l’orrore vero, i campi fangosi pieni di cadaveri maciullati, gli ospedali da campo, le esplosioni continue, il gas. Ma per quelli soldati la prigione nel dolore è continuata anche dopo la guerra, da reduci. Peter Jackson non si dimentica del difficile ritorno a casa, come non se ne dimenticava ne Il signore degli anelli. È proprio sul finale che si svela il legame tematico tra il documentario e l’opera fantasy di Tolkien (il quale servì l’esercito britannico durante la Grande Guerra). Partire portandosi dietro la propria casa, lasciare i propri cari per servire una causa, è una terribile chiamata ad un viaggio dell’eroe che intacca nel profondo chi si è, la propria innocenza e le proprie convinzioni. La finzione può regalare un lieto fine, la realtà meno. Per questo vale la pena raccontarla.

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