The Witcher: e ora cosa succede?
The Witcher è tornata con una seconda stagione che migliora la precedente sotto quasi tutti i punti di vista. E ora che succederà?
Se invece siete in pari (compreso l’anime/spin-off/prequel Nightmare of the Wolf), proseguite con la lettura, ricordandovi che stanno per arrivare degli spoiler.
In più, abbiamo scoperto che Cirilla possiede il c.d. Elder Blood (Sangue Ancestrale in italiano), e che potrebbe quindi diventare un’arma in grado di distruggere il mondo. Abbiamo scoperto perché Emhyr la cerca, e forse anche a che cosa servono i monoliti e che cosa c’entrano con i nuovi mostri che stanno infestando il Continente. In altre parole abbiamo scoperto una serie di cose che chi ha letto i romanzi di Sapkowski già conosceva. La seconda stagione di The Witcher prende pezzi da La spada del destino e Qualcosa di più, gli ultimi due racconti della raccolta chiamata come il primo dei due, e da Il sangue degli elfi, il primo vero romanzo completo della saga di Geralt di Rivia.
La più clamorosa è quella di far perdere i poteri magici a Yennefer per tutta la stagione, e inserire quindi una tripla storyline al centro della quale si trova un’altra entità creata per l’occasione, Voleth Meir. Vi starete dicendo “ma queste cose le sappiamo, cosa c’entrano con il futuro?”. C’entrano perché dimostrano che il team di The Witcher non ha paura di andare a toccare i sacri testi e modificarli anche radicalmente sull’altare del passaggio in TV. E dunque chi si aspetta che la terza stagione (che, a proposito, è già stata confermata da tempo, nel caso vi fosse sfuggito) riprenda pari pari la trama di Il tempo della guerra si metta il cuore in pace, perché le prossime stagioni di The Witcher con ogni probabilità divergeranno sempre di più dalla fonte originale.
Questo non significa che non ci siano una serie di dettagli che ci aspettiamo dalla prossima stagione. Innanzitutto gli Scoia’tael, la forza di elite/milizia armata della resistenza elfica che è stata finora ignorata (uno di quei cambiamenti di cui parlavamo che faranno arrabbiare gli esegeti) ma che, in seguito a certi sanguinosi eventi, verrà con ogni probabilità incorporata nella trama. Poi più spazio a certi personaggi che sono stati solo sfiorati fin qui, e che potrebbero beneficiare di quel po’ di attenzione in più che era stata loro concessa non solo nei romanzi ma anche nei videogiochi; in particolare la coppia composta da Sigismund Dijkstra (nella serie finora solo “Dijkstra”, chissà se ha perso il nome di battesimo) e Philippa Eilheart (alla quale viene garantito solo un minuscolo reveal dopo una stagione nascosta tra le ali di un barbagianni).
Ci aspettiamo anche, finalmente, il momento in cui Geralt la smetterà di nascondersi nell’ombra del suo mestiere ed entrerà a far parte della grande scacchiera che è il Continente. E attendiamo anche il momento in cui alcune figure più meno mitologiche usate come decorazione nella seconda stagione diventeranno centrali, Falka su tutte.
Ma ci aspettiamo in realtà anche molti tentacoli, molte aperture laterali della storia: l’universo di The Witcher è vasto e ricchissimo, ed è chiaro che Netflix ha intenzione di spremerlo il più possibile. Di Nightmare of the Wolf vi abbiamo già parlato: serviva a spiegare nel dettaglio un evento importante e più volte accennato nella seconda stagione, la distruzione di Kaer Morhen e dei mutageni necessari a creare nuovi witcher. E a tal proposito arriverà anche la miniserie prequel Blood Origins, ambientata 1.200 anni prima della serie principale e che parlerà dei primi witcher, degli elfi quando ancora non erano nella pessima condizione in cui si trovano ora, e più nel dettaglio anche della Congiunzione delle Sfere (quest’ultimo dettaglio non torna granché con i tempi visto che la Congiunzione dovrebbe essersi svolta 1.500 anni prima del presente, non 1.200 – ma staremo a vedere).
Arriverà persino una serie animata “family friendly”, qualsiasi cosa possa voler dire quest’espressione nell’assolutamente non family friendly mondo di The Witcher, e un altro film animato, su un argomento ancora sconosciuto. Da un lato, insomma, la serie principale è avviata verso quella che dovrebbe essere un’apocalisse di qualche tipo, e che, a una valutazione superficiale, sarà un po’ diversa da quella raccontata da Sapkowski nei romanzi, e influenzata in parte dai videogiochi e dalla loro fissa per la Wild Hunt. Dall’altra l’intenzione di Netflix e di Lauren Hissrich è di espandere il progetto e trasformarlo in una collezione di storie sul Continente, e non solo su Geralt di Rivia. L’ambizione è infinita e come tale potrebbe essere sfruttata; il segreto sarà farlo con personaggi che catturano l’attenzione tanto quanto Geralt e Ciri. Abbiamo fiducia, ma lasciateci anche dire: buona fortuna.