The Witcher: cosa aspettarsi dalla seconda stagione
The Witcher sta per tornare con una seconda stagione: abbiamo visto in anteprima i primi sei episodi e vi raccontiamo com'è andata (spoiler: bene)
Manca appena una settimana all’uscita della seconda stagione di The Witcher, ma grazie all’utilizzo di potenti intrugli alchemici abbiamo avuto la possibilità di vederne in anteprima i primi sei episodi (su otto), e di rimanere quindi con un palmo di naso di fronte a una serie di cliffhanger di cui vorremmo tantissimo poter discutere. Purtroppo parte del processo di creazione dei suddetti intrugli prevede la rinuncia alla possibilità di parlare di certe cose prima della messa in onda dell’intera seconda stagione, prevista per il 17 dicembre su Netflix. Dovrete attendere con pazienza, e aspettare di aver concluso il più che probabile binge, per leggere la recensione completa della serie – la cui valutazione, peraltro, potrebbe cambiare anche radicalmente sulla base degli ultimi due episodi che ancora non abbiamo potuto vedere.
Il problema della prima stagione di The Witcher non era tanto che avesse dei difetti, quanto che questi fossero onnipresenti e spalmati su ogni aspetto del prodotto, da certi effetti visivi brutti a una scrittura ondivaga e a tratti dispersiva, fino alla confusione di piani temporali che poteva respingere quella parte di pubblico estranea ai romanzi di Sapkowski. La seconda stagione di The Witcher risolve quasi tutti questi problemi, uno alla volta, con calma, e a meno di disastri sul finale si candida già a MIP della stagione. Proviamo andare un po’ più nel dettaglio, per quanto ci è concesso, raccontandovi cosa dovete aspettarvi dal prossimo 17 dicembre.
Aspettatevi più linearità e messa a fuoco
La prima stagione serviva per raccogliere il party e presentarci i personaggi e i loro problemi singolarmente. La seconda stagione li vede circa tutti riuniti, ed è quindi molto più compatta dal punto di vista narrativo, e molto più dritta. Ovviamente non succede quasi mai che il cast principale si trovi tutto insieme nella stessa stanza, ma per lo meno agiscono tutti sullo stesso piano temporale, e più o meno tutti hanno lo stesso obiettivo.
Aspettatevi molta più Ciri
Questo dettaglio era già chiaro dai materiali e interviste promozionali, e possiamo confermare tutto. Se la prima stagione parlava del Continente, del mestiere di ammazzamostri e incidentalmente di una serie di avvenimenti legati alla guerra e all’esistenza di una principessa adolescente con i superpoteri, la seconda parla soprattutto di Ciri, e sposta il resto un po’ sullo sfondo. Se avete letto i libri o giocato ai videogiochi sapete già quanto sia centrale la figura di Cirilla nell’universo di The Witcher, e se non ne sapevate nulla la seconda stagione è qui a spiegarvelo. Incidentalmente, Freya Allan è cresciuta spaventosamente nel ruolo, e riesce a mettere in scena una Ciri che ha tutti i problemi e i silenzi e i musi lunghi dell’adolescenza, senza mai scadere nell’eccesso o nel gratuitamente fastidioso; è un personaggio equilibrato, che percorre una strada complicatissima con molta più maturità di quanto succeda di solito nel genere, senza mai però diventare un’adulta sotto mentite spoglie.
A proposito di videogiochi, aspettatevi molte più strizzate d’occhio
È una questione principalmente estetica. Kaer Morhen, dove si svolge una buona metà della stagione, era ovviamente presente anche nei romanzi; ma inevitabilmente il suo aspetto è associato a quello che aveva soprattutto in The Witcher 3, per lo stesso meccanismo per cui chi legge Il signore degli anelli dopo aver visto i film non può non immaginarsi Frodo con la faccia di Elijah Wood. E infatti questa Kaer Morhen è quasi commovente per quanto ricorda quella creata da CDProjekt. Un altro esempio: finalmente Geralt usa e abusa i suoi quattro segni (in realtà solo tre, per ora), e ovviamente lo fa imitando le animazioni di The Witcher 3, e con gli stessi effetti visivi. Anche il fatto che l’intera stagione sia incentrata su Ciri aiuta, perché ricorda molto da vicino la trama di quel gioco.
Aspettatevi molte più ambientazioni
Di alcune non possiamo neanche parlare! Rispetto alla prima stagione, che girava più o meno intorno alla stessa manciata di location, questa volta The Witcher ci porta in giro per il Continente, mostrandocene quasi ogni angolo e promettendo in futuro (o magari nelle due puntate finali, chi lo sa) anche l’attesissimo sbarco a Skellige. In questo modo la serie ha spazio per respirare, per allargare lo sguardo ai problemi globali – nello specifico la guerra in corso, e soprattutto la condizione degli elfi, uno degli elementi più importanti di questa stagione tra quelli che non sono Ciri.
Aspettatevi di prendere appunti
Il fatto che le linee temporali siano collassate tutte in una non significa che The Witcher abbia rinunciato a intrecciare i destini di una miriade di personaggi diversi in modi sempre più complicati man mano che passano gli episodi. Anzi, l’unità di tempo aiuta, e il fatto che la prima stagione abbia già stabilito che personaggi come Yennefer, Triss e Fringilla abbiano abbastanza personalità da essere in grado di prendersi la scena e farsi cucire una storyline personalizzata addosso significa che, se il 60% circa del tempo è dedicato a Ciri e Geralt, il restante 40% è equamente distribuito tra quattro o cinque archi narrativi diversi ma connessi tra loro. C’è più politica e meno mazzate in faccia rispetto alla prima stagione: tenetene conto, e non distraetevi quando parlano.
Aspettatevi dei mostri
Qui siamo di fronte a una situazione bizzarra. Tra le cose che ci è stato chiesto di non rivelare, infatti, c’è anche la presenza o meno di nuovi mostri, e ovviamente, nel caso in cui ci fossero, i loro nomi. Eppure, non più tardi di un paio di settimane fa, è stato proprio l’account ufficiale di The Witcher a dare una parziale risposta a queste domande con questo tweet. Possiamo quindi parlarne, visto che non è più un segreto? Per prudenza decidiamo di no.
Aspettatevi molta più psichedelia
Visioni, funghetti magici, voci nella notte, paesaggi distorti e apocalittici. Visivamente la seconda stagione di The Witcher è molto più coraggiosa, e comincia pian piano a riflettere la seconda natura quasi fantascientifica dell’opera di Sapkowski. Il vantaggio collaterale di questa scelta è che c’è molta meno esposizione classica in questi primi sei episodi, e molta di quella che non esitiamo a definire diegetico-psichedelica. In altre parole, vedrete un sacco di cose buffe, le stesse che vedono i personaggi.
Aspettatevi i cliffhanger
Un altro vantaggio di una temporalità lineare è che The Witcher non è obbligata a chiudere un qualche discorso alla fine di ogni episodio. La struttura da monster of the week parzialmente rimane, soprattutto nella prima metà di stagione, ma c’è in generale molta più orizzontalità – e quindi molti più episodi che finiscono in medias res, e che spingono automaticamente a far partire l’episodio successivo. È un segno di sicurezza nei propri mezzi e nelle proprie storie che nella prima stagione mancava.
Aspettatevi le sopracciglia di Ciri
Gliele hanno scurite (o forse gliele avevano schiarite nella prima stagione) e ora fa un effetto completamente diverso. Non aspettatevi invece nulla di nuovo dai soliti noti: Geralt è sempre lui, e così lo sono Yennefer, Triss e il resto della compagnia. È il mondo intorno a loro che sta cambiando, e il fatto che stiamo parlando di persone che in un modo o nell’altro rappresentano un gruppo che sta morendo (Geralt in particolare) è significativo. Sta succedendo qualcosa di grosso nel Continente, ed è di questo che parla la seconda stagione di The Witcher, una serie nella quale anche i protagonisti possono diventare vittime collaterali di fronte al caos che governa tutto quanto. Ci piace, molto più di quanto ci fosse piaciuta la prima stagione.
Potete seguire tutti gli aggiornamenti sulla seconda stagione di The Witcher nella nostra scheda.