The Witcher 3: Wild Hunt | Giochi del Decennio #4
Continua la nostra lista dei giochi che hanno segnato questo decennio videoludico. Oggi è il turno di The Witcher 3: Wild Hunt, targato CD Projekt RED
Quali sono gli elementi che rendono un gioco di ruolo un'esperienza indimenticabile? Le risposte possono essere molteplici, ma sicuramente uno dei punti che non può non essere elencato è l'immedesimazione del giocatore all'interno di un mondo vivo e pulsante di energia. Nel 2015, The Witcher 3: Wild Hunt è approdato sul mercato con la potenza di un meteorite, creando un vero e proprio spartiacque tra i GDR che venivano prima e quelli che sarebbero venuti poi.
La risposta è più semplice di quanto si possa pensare.
Questo è il motivo per cui, in titoli come Skyrim o in moltissimi altri giochi di ruolo, si utilizza un avatar che viene creato nella prima ora di gioco dagli utenti, in modo da entrare nei suoi panni e di vivere una propria vita digitale all'interno del gioco in questione senza nulla di già scritto. The Witcher 3: Wild Hunt, invece, riesce miracolosamente a fondere queste due scuole di pensiero, creando un gioco con una forte componente narrativa e un protagonista carismatico, ma lasciando, allo stesso tempo, totale libertà d'immedesimazione al giocatore.
A questo elemento va inoltre aggiunto un livello di scrittura difficilmente raggiunto da altre produzioni di questo (e di altro) genere. La quantità di splendidi dialoghi, di NPC caratterizzati in maniera maniacale, di quest secondarie sceneggiate magistralmente e di scelte narrative dal forte impatto sul mondo di gioco rendono il lavoro firmato CD Projekt RED un capolavoro senza tempo, che merita di essere giocato in qualsiasi versione riusciate a recuperare.
In un settore dove gli open world moderni non si pongono troppi problemi a offrire valide quest principali, ma sempre le solite azioni secondarie, The Witcher 3 spicca offrendo una varietà di missioni al limite dell'assurdo. Ogni avventura che deciderete di intraprendere è stata sapientemente scritta dai narrative designer non solo per divertire a livello ludico, ma per emozionare nella storia e per aumentare la nostra conoscenza del mondo di gioco. Il World Building messo in piedi dal team polacco, infatti, difficilmente trova eguali nell'industria videoludica moderna, scontrandosi direttamente con i grandi calibri e uscendone quasi sempre vincitore.
CD Projekt RED, però, non si accontenta di stravolgere la narrativa degli open world, ma decide di rincarare la dose settando nuovi standard per i DLC delle avventure di Geralt. Hearts of Stone e Blood and Wine, questi i nomi dei due contenuti aggiuntivi, arrivano sugli scaffali digitali a un prezzo a dir poco competitivo (meno di venti euro) e con una quantità di contenuti da far invidia a gran parte dei giochi presenti sul mercato. Vi basti pensare che Blood and Wine, ad esempio, offre una mappa completamente nuova e circa 30 ore di nuovi contenuti, magistralmente scritti e diretti come solo il team di Varsavia sa fare.
The Witcher 3: Wild Hunt, per completare il quadro completo della produzione, offre un comparto artistico magistrale e una colonna sonora capace di emozionare e stupire per la propria unicità, ponendosi tra i punti più alti di questa generazione di console. Insomma: anche il lato tecnico contribuisce a rendere le avventure dello Strigo un titolo da non perdere!
Ma, per ripetere le domande poste a inizio articolo, perché The Witcher 3: Wild Hunt è tanto amato? Perché merita di essere inserito in questa nostra lista dei giochi del decennio?
Perché la magia dei videogiochi è quella di farci vivere una nuova vita all'interno di un ambiente digitale con regole diverse dal nostro mondo reale. E The Witcher 3 fa proprio questo: ci catapulta all'interno di un universo che dimostra di essere vivo in ogni singolo elemento, emozionando a ogni quest e insinuandosi sotto la pelle dei giocatori, per non lasciarli mai più.