The Town: chi ha ragione nel film di Ben Affleck, Doug o Jem?

The Town di Ben Affleck è un thriller che parla di lasciarsi alle spalle un passato criminale per ricominciare da zero, e si chiede: è davvero possibile?

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The Town va in in onda su Iris questa sera alle 21:00 e in replica venerdì alle 10:06

Charlestown è uno dei quartieri più antichi di Boston, e anche dei più famigerati. Per gran parte del Ventesimo secolo è stato il più pericoloso: era la capitale nazionale delle rapine in banca, oltre che un territorio controllato dalla Charlestown Mob – per farla breve, mafia irlandese –, che per trent’anni ha imperversato e portato avanti una guerra con la Winter Hill Gang del quartiere di Somerville. Per questo motivo, Charlestown è finita spesso al cinema: vi sono ambientate scene di Mystic River e The Departed, in Will Hunting – Genio ribelle il personaggio di Robin Williams è un professore del Bunker Hill Community College, e ovviamente Charlestown è il luogo dove è ambientato The Town, il secondo film da regista di Ben Affleck che ci ha definitivamente dimostrato dove si nasconde il suo vero talento cinematografico.

Il modo migliore per capire The Town è leggere qualcosa su Charlestown e più in generale sul ruolo sempre più centrale che Boston sta assumendo nel cinema americano contemporaneo – leggete per esempio questa opinione pubblicata sul Washington Post, nella quale l’autore (bostoniano) sostiene che, se Mystic River e The Departed avevano contribuito a rendere Boston una città “da cinema”, The Town è il film che le ha fatto fare un passo ulteriore e l’ha trasformata in un cliché. E in un certo senso è vero: è vero che Affleck ha sempre messo Boston al centro del suo cinema fin dai tempi del già citato Will Hunting (scritto insieme al concittadino Matt Damon) e del suo esordio Gone Baby Gone, e che se masticate un po’ di accenti americani avrete notato anche voi una moltiplicazione di personaggi che parlano come Damon in questa clip.

Ed è vero soprattutto che The Town è costruito su cliché e anacronismi: Charlestown ha smesso di essere uno hub criminale già negli anni Ottanta, per trasformarsi in un quartiere ultragentrificato dove resistono ancora sacche di irlandesità e zone più povere di edilizia pubblica, ma che è in gran parte un dormitorio per gente mediamente ricca, con qualche ufficio e un po’ di luoghi di interesse culturale che lo rendono una meta turistica. Nel film di Affleck, invece, è come se il tempo si fosse fermato, e gli stessi criminali irlandesi che comandavano negli anni Sessanta sono ancora in prima fila nell’epoca degli smartphone e dei GPS, e i nuovi arrivati vengono ancora guardati con sospetto e definiti “toonies”. L’uscita del film, che pure è dedicato a “la maggior parte dei residenti di Charlestown, passati e presenti, che sono brave persone come se ne trovano ovunque”, fece indispettire il quartiere (qui un articolo del Boston Globe a riguardo), perché sembrava che Affleck volesse farlo precipitare indietro di trent’anni, e restituirne un’immagine vecchia e superata ma sicuramente più affascinante che quella del pacifico quartiere residenziale.

Eppure tutte queste critiche ci sembrano ingenerose, o quantomeno fuori fuoco, perché se è vero che The Town parla del quartiere di Charlestown e delle sue arcinote rapine in banca e della mafia irlandese, non lo fa con spirito critico o un approccio cronachistico; quello che formalmente è un film girato per essere il più naturale, realistico e concreto possibile è anche una parabola universale e dai toni quasi epici, che trascende i confini di Charlestown per spostarsi in territorio Grandi Domande. In parte è merito della fonte originale: The Town è tratto dal romanzo Il principe dei ladri di Chuck Hogan, e nelle intenzioni di Affleck doveva essere così fedele al libro da durare più di quattro ore, necessarie a portare sullo schermo le sue circa 400 pagine; se proprio c’è un problema con la rappresentazione di Boston nasce su carta, e semmai ce la si può prendere con Affleck perché non è intervenuto.

The Town gruppo

Soprattutto, però, The Town sfrutta un setting specifico per presentare una serie di domande che, con tutti gli aggiustamenti del caso, valgono anche a New York, a Tokyo, ad Amsterdam e a Cesano Boscone. The Town è una storia di gente che nasce irrimediabilmente rotta, e che passa gran parte della propria vita a chiedersi se potrà mai aggiustarsi; se cresci in un contesto in cui il crimine è normalità tanto quanto il fatto che tuo padre potrebbe sparire da un momento all’altro per farsi quarant’anni di galera, è davvero possibile uscirne in modo indolore, rifarsi una vita, ricominciare da capo? Oppure la tua condanna è rivivere all’infinito quella famosa citazione del Padrino parte III? The Town è popolato di personaggi che in un modo o nell’altro vivono questo dubbio esistenziale, ma sono i due protagonisti Doug e Jem a rappresentare al meglio le due facce della medaglia.

Parte di una banda che ha già rapinato sei furgoni blindati e due banche e che sta organizzandosi per l’ennesimo “ultimo colpo poi basta”, Doug (Ben Affleck) e Jem (Jeremy Renner, che per il film si meritò una nomination all’Oscar) sono amici d’infanzia, fratelli, inseparabili, insomma una classica coppia da film; vivono insieme da quando il padre di Doug si è beccato l’ergastolo, la sorella di Jem (una clamorosa Blake Lively) è stata per anni l’amante di Doug, e ovviamente i due organizzano rapine, spedizioni punitive, traffici di droga e amenità simili. Jem ha già conosciuto la prigione (nove anni per omicidio), mentre Doug vuole restarne alla larga il più possibile, e trova la scusa proprio durante una rapina: la banda rapisce e poi libera una delle impiegate (Claire/Rebecca Hall), Doug la segue per assicurarsi che non rappresenti un pericolo, poi la conosce, se ne innamora e decide di provare a convincerla a fuggire con lui per rifarsi una vita altrove (mentre cerca di convincere Jem a non ammazzarla). Sarebbe tutto molto romantico se non ci fosse di mezzo anche l’FBI nella figura di Jon Hamm, che vuole fermare Doug e soci a tutti i costi e che scopre presto che Claire (ignara della vera identità del suo nuovo amante, visto che durante la rapina era mascherato) è il suo punto debole.

Quello che segue è una classica caccia al ladro vista dal punto di vista del ladro, un thriller linearissimo dove la tensione è costante, punteggiato qui e là di sequenze d’azione girate con la maestria di un veterano (tra cui quella che è senza dubbio una delle cinque migliori sparatorie del millennio in corso) e popolato di figure che noi definiamo “archetipali” ma che altrove sono state definite “cliché” non del tutto a torto, tra le quali spicca un magnifico Pete Postlethwaithe al suo ultimo ruolo in carriera. Ma The Town è anche e soprattutto il conflitto tra Jem, il rassegnato, quello che sa che parlare di fuga e di ripartire da zero è inutile, solo un esercizio mentale da interrompere non appena ti chiamano per un’altra consegna di oppiacei, e Doug, che ha passato l’infanzia a sognare di raggiungere la madre che l’aveva abbandonato quando era ancora un bambino e che vede in Claire una sorta di surrogato, una via di fuga possibile e da inseguire prima che sia troppo tardi.

E il motivo per cui The Town è un film così straordinario è che Affleck non ci dà una risposta, e se lo fa sembra il primo a non essere del tutto convinto: non esistono veri lieti fini nella sua Charlestown immaginaria, un luogo dove passato e presente convivono e intrappolano i suoi residenti in una ragnatela dalla quale è impossibile scappare davvero. E qui CI FERMIAMO per non rovinarvi il finale, ma se già conoscete il film andate pure avanti a leggere quest’ultima domanda, che secondo noi è essenziale per capire cosa vuole dire davvero The Town: credete davvero che arrivato in Florida Doug si possa rifare una vita e possa trasformarsi in un cittadino onesto e irreprensibile?

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