The Tomorrow Children, la prova della beta

Il titolo di Q-Games si svela nuovamente in una beta: alla scoperta di The Tomorrow Children

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Una Giornata di Ivan Denisovič è un meraviglioso romanzo pubblicato nel 1962, scritto da Aleksandr Solženicyn. Si tratta di un’opera parzialmente autobiografica che descrive una giornata tipo di un prigioniero di un gulag siberiano. Il freddo quasi mortale, le condizioni di vita precarie, la ferocia dei sorveglianti, le durissime punizioni inferte ai colpevoli di qualsiasi infrazione alle regole del campo: tutto è descritto con dovizia di particolari, senza sconti, censure, giri di parole. Una testimonianza dura, toccante, persino opprimente nel ridondante elenco delle torture fisiche e psicologiche perpetrate ai detenuti. Lavoro, punizioni, continui rischi di congelamento, penuria di cibo: un circolo vizioso che sembra non conoscere una fine, nonostante il libro si limiti a prendere in considerazione un lasso di tempo brevissimo, nemmeno ventiquattro ore.

The Tomorrow Children pare ispirarsi direttamente a questa controversa opera che ha scosso il mondo e innalzato la fama del suo autore a livello internazionale. Premesse e ambientazione, tuttavia, sono prese in prestito da una precisa corrente artistica: la distopia. La beta alla quale abbiamo avuto piacere e fortuna di provare nei giorni scorsi, non si dilungava su cause e motivi che hanno reso il mondo un’indistinguibile distesa oleosa praticamente incolore. L’oscuro e sinistro personaggio, che con malcelata retorica trasforma ogni richiesta in ordine, all’interno del teleschermo con cui comunica con il personaggio di cui vestiamo i panni accenna sbrigativamente ad un esperimento finito male. Accento e strambo linguaggio che utilizza ci proiettano automaticamente nei pressi nell’Est Europa: Russia probabilmente, Unione Sovietica vista la carica politica che caratterizza ogni frase.

[caption id="attachment_150068" align="aligncenter" width="508"]The Tomorrow Children screenshot 1 Un comodo trasporto sotterraneo vi permetterà di raggiungere velocemente una qualsiasi città costruita da altri utenti. Attenzione però: potrete risedere, e dunque votare e costruire la vostra casa, solo in una di esse.[/caption]

Non sappiamo chi e cosa siamo di preciso, consci unicamente di essere imprigionati in una sorta di avatar, un guscio, forse composto da byte e stringhe di codice, che in qualche modo riesce a sopravvivere ed interagire nel Void: il vuoto incolore che ci circonda e si espande sino all’orizzonte. Difficile credere all’oscuro personaggio, impossibile non dare ascolto alle sue direttive e ritrovarsi, dopo un breve preambolo che funge da basilare tutorial, di fronte alla terribile realtà: non siamo altro che una delle tante operaie che si danno da fare per (ri)costruire e difendere i vari centri abitati che cercano disperatamente di contrastare la distesa del nulla e la furia distruttrice degli Izverg, creature colossali aggressive per natura, forse surrogati del male che un tempo albergava negli esseri umani.

"siete schiavi, costretti a lavorare di continuo con poche spiegazioni e magre consolazioni"

Tutto è indefinito, poco chiaro, solo accennato nel migliore dei casi. Raggiunta una delle tante città presenti nel server di turno, viene naturale imitare le azioni degli altri videogiocatori un po’ più esperti di noi. Con i pochi soldi in nostro possesso acquistiamo un piccone, una pala e una torcia che possa tenerci in vita anche di notte, quando il Void avvolge e inghiotte tutto, anche l’involucro che rappresenta il nostro avatar. Ci imbarchiamo in un bus e raggiungiamo una sorta di foresta sospesa nel nulla. C’è chi costruisce scale per raggiungere piattaforme altrimenti irraggiungibili, chi scava nella struttura per accedere a vere e proprie caverne, chi posiziona nell’area di carico le risorse recuperate. Non c’è poi molta differenza tra i “bambini del domani” e Ivan Denisovič. Si estraggono minerali e materie prime tutto il giorno, si torna al centro abitato per costruire strutture difensive e far così progredire il governo dispotico. Potete votare il candidato preferito alle elezioni locali, erigere nuove abitazioni, sentirvi parte integrante di una comunità che lotta, fronte unito, ogni giorno contro lo sterminio totale. La sostanza non cambia: siete schiavi, costretti a lavorare di continuo con poche spiegazioni e magre consolazioni.

[caption id="attachment_150071" align="aligncenter" width="508"]The Tomorrow Children screenshot 2 In pieno stile Age of Empire, costruendo statue, edifici e altre strutture farete progredire il livello tecnologico della città, potendo così sbloccare tutta una serie di nuovi potenziamenti per il vostro avatar e per lo stesso centro abitato.[/caption]

Tutto ruota attorno ad un interessante sistema di crafting che, almeno nel corso di questa beta, non ci ha dato l’idea di voler competere con quelli di Minecraft e Terraria. Per certi versi il termine di paragone più prossimo è Age of Empires: per costruire un edificio, per dare energia elettrica al centro abitato, servono un tot di risorse che potete recuperare raggiungendo location specifiche, come suggerito poco prima, o completando semplici minigiochi attivando particolari meccanismi nella città stessa. Persino quando si combattono i giganteschi Izverg si ha la costante impressione di adempiere semplicemente al proprio dovere. Nonostante la pericolosità degli avversari affrontati, ogni forma di eroismo, ogni sensazione di epicità è attenuata dal continuo conteggio dei proiettili, costosi e difficili da ottenere, che si consumano ogni volta che si preme sul grilletto. Essere efficienti è un obbligo verso la patria, non sprecare le risorse un riconoscimento verso il lavoro delle proprie compagne.

Anche per questo motivo è bene investire il denaro raccolto in giro per acquistare strumenti di contrabbando, che possano rendere il lavoro di estrazione e recupero metalli più veloce, nonché spendere con oculatezza i punti abilità ottenuti. Il poco tempo concessoci con questa beta non ci ha dato modo di saggiare la profondità del sistema ruolistico alla base di The Tomorrow Children, ma lascia presagire che prima o poi dovremo decidere in cosa specializzare l’avatar, se, cioè, farlo diventare soprattutto un raccoglitore, un costruttore o un soldato che possa difendere colleghe e città.

[caption id="attachment_150070" align="aligncenter" width="508"]The Tomorrow Children screenshot 3 Se tecnicamente il titolo non può certamente definirsi sbalorditivo, l’art design riesce a dipingere alienanti e affascinanti scorci di una desolazione indescrivibile.[/caption]

Q-Games, dopo l’eterogenea saga di PixelJunk, sembra essersi imbarcata in una sfida non da poco, in una scommessa rischiosissima che potrebbe anche perdere. The Tomorrow Children, più che un gioco, ci è parso un suggestivo esperimento antropologico, un “metavideogioco” che, con un pizzico di autocritica, vuole denunciare le meccaniche, distopiche e non certo democratiche, con cui certi titoli rendono l’utente schiavo di pratiche ripetitive e alienanti come il crafting. Manca la libertà creativa di Minecraft, elemento imprescindibile dell’opera di Markus Persson, ma il concetto alla base è effettivamente spiazzante. Resta da vedere se oltre alla strisciante analisi del medium stesso, The Tomorrow Children saprà offrire anche altro. Perché è certo che non basta un’ambientazione estremamente affascinante, né un prepotente despota per convincerci, dopo la meraviglia iniziale, a sgobbare come degli Ivan Denisovič qualunque.

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