L’estrema destra americana considera The Northman un film simbolo della sua ideologia
The Northman è stato fatto diventare un film simbolo dall'estrema destra americana che attinge dalla mitologia norrena per i suoi "valori"
LEGGI - The Northman, la recensione
I criteri di selezione di queste opere sono prevedibili: devono dare una rappresentazione positiva dei bianchi contro gli invasori, le relazioni devono essere eterosessuali: il matrimonio, la procreazione, sono valori fondamentali ovviamente se messi in atto con donne bellissime e immacolate, forti ma non più dell'uomo.
Le colpe involontarie di The Northman
The Northman, suo malgrado, tocca tutti questi punti. Non poteva evitarlo in alcun modo, basandosi sulla mitologia norrena da cui l’Alt-Right attinge a piene mani. Basta ricordare l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 per trovare delle chiare associazioni nell’immaginario. Lo sciamano di QAnon Jake Angeli e Amleth di Alexander Skarsgård sembrano uno il cosplay dell’altro.
Già prima dell’arrivo del film alcuni utenti lo lodavano per il fatto di avere un cast interamente bianco che mostrava la bruta mascolinità. Menzionavano Robert Eggers per avere “ripristinato l’orgoglio nella nostra gente con i suoi film”. In passato il gruppo si era più volte scagliato contro i film che prestavano attenzione all'inclusività. Fantasy come Star Wars o Thor che non dovevano rispondere però a una fedeltà storica.
Cosa ne pensa Eggers
Il regista in realtà non ha nulla a che spartire con questo pensiero. Tanto che si è detto stupito di avere fatto un film così virile, fuori dalle sue corde. È un effetto collaterale. Le sue intenzioni erano invece di rendere giustizia alle saghe islandesi da cui è rimasto affascinato. The Northman sceglie infatti un forte realismo nella messa in scena, con costumi e scenografie accurate, e inserisce la componente fantasy sempre letta a metà tra superstizione e presenza concreta della magia.
Eppure la vicinanza tra il mondo che ha rappresentato e l’ideologia estremista l’ha quasi scoraggiato nel realizzare il film proprio per questo timore.
Lo stereotipo macho di questa storia, insieme all’appropriazione indebita della cultura vichinga da parte della destra estrema, mi avevano reso allergico a queste storie e non volevo addentrarmi in quei territori.
Inoltre le ricerche su quelle popolazioni hanno confutato l’idea di “purezza della razza”. Le società vichinghe, di grandi viaggiatori, erano per forza di cose multirazziali e multiculturali.
Josh Vandiver, professore presso la Ball State University dell’ Indiana ha descritto questi processi di appropriazione culturale da parte delle frange estremiste come un fenomeno di metapolitica. Si intende un’attività parallela a quella strettamente politica, che è legata all’occupazione fisica di territori attraverso marce e manifestazioni. In questo caso è la cultura a venire occupata. Il commento e la libera interpretazione di film e opere di finzione contribuisce a sedimentare la comunità creando una mitologia comune.
Hollywood sa che dovrà fare i conti con questa tendenza che potrebbe scoraggiare la libera espressione dei registi, pur di non essere fraintesi o strumentalizzati per altro, anche se la cultura viene “tirata per la giacchetta” da sempre ed è sempre riuscita a sopravvivere a tutte le distorsioni. Il tempo e il valore artistico, la chiarezza della visione espressa, sono sempre più forti delle distorsioni create ad arte per fare gli interessi di una o dell’altra parte.
Fonte: Guardian