The Long Dark, un mondo che non può essere dominato, nel quale resistere alla natura
Una delle vette del romanticismo classico applicato alla videoludica, The Long Dark è un tuffo nella natura indifferente, splendida e per questo letale
The Long Dark è un survival vero, senza horror. Un gioco in cui l’obiettivo è fare tutto quello che è necessario per sopravvivere nello scenario più difficile, tra le nevi montuose, in una zona disabitata (sarebbe meglio dire abbandonata), in cui ci sono animali da cacciare ma anche altri che sono pronti a cacciare noi. Accendere un fuoco è indispensabile, trovare da qualche parte qualcosa da mangiare, ogni giorno, trovare dove dormire, ogni notte. Altrimenti si muore assiderati, di stanchezza, dissanguati, di fame, sbranati, per infezione e in tanti modi ancora.
[caption id="attachment_176988" align="aligncenter" width="600"] Combattere con i lupi ad armi pari, da bestia a bestia[/caption]
Un dettaglio però va subito chiarito, quella di The Long Dark non è la natura reale, del resto anche la grafica non intende esserlo, è la natura del romanticismo tedesco, quella indifferente, panica, bestiale e sontuosa. Ingaggiando una battaglia di intelligenza e resistenza contro gli elementi è subito evidente la magnificente potenza della natura. La contemplazione dei tramonti, del buio pesto della notte, della morte che si presenta improvvisa nella forma di una carcassa o l’immobile fissità degli alberi è evidente che non sono uno sfondo ma sono la manifestazione della nostra impotenza.
[caption id="attachment_176985" align="aligncenter" width="600"] Bello. E mortale[/caption]
Il Canada sembra essersi specializzato nel survival ambientalista, vista anche l’eterna alpha di The Forest di Endnight Games. Ma The Long Dark al momento è un vertice che gli altri non riescono a raggiungere. Non comprende infatti zombie, morti viventi, nemici, attacchi o altro, riesce invece a far bastare le minacce naturali e ad avere il suo punto di forza nell’attrazione e repulsione dei suoi scenari.
"La grande equazione che il gioco riesce a scatenare nella testa del giocatore è quella tra bello e mortale"La grande equazione che il gioco riesce a scatenare nella testa del giocatore è quella tra bello e mortale. Tutto ciò che è incantevole è anche letale, tutto ciò che solitamente ammiriamo nei paesaggi è qui un presagio di difficoltà, un ostacolo alla vita in più.
L’esperienza di giocare The Long Dark prevede nottate terribili e indimenticabili, nelle quali rimanere vivi è un’impresa da diversi tentativi e se riesce, arrivata l’alba, quando cioè comincia a fare meno freddo e finalmente è possibile vedere davanti a sé, la sensazione di vera e autentica salvezza, di “sopravvivenza”, è unica e mai provata in un videogame: sono vivo!
[caption id="attachment_176986" align="aligncenter" width="600"] Adorabili cervi zompettanti da fare fuori per non morire[/caption]
Dal punto di vista ludico poi il gioco si struttura come uno strategy game misto ad uno di libera esplorazione. Si cammina e ci si muove più o meno come in un open world (non è davvero così, gli ostacoli sono tanti e il percorso è abbastanza indirizzato) ma è chiaro ben presto che occorre pianificare ogni mossa. Posso mettermi in viaggio ora? Ho provviste almeno per una giornata, resisterò a questo freddo? Ad un certo punto si inizia a sviluppare anche una certa capacità di intuire dove vanno le condizioni atmosferiche, se stia arrivando una bufera o no e se quindi sia meglio rimandare di un giorno il distacco dal riparo trovato.
Come montanari veri viene da bestemmiare a sentire il vento che sale.