The Long Dark, un mondo che non può essere dominato, nel quale resistere alla natura

Una delle vette del romanticismo classico applicato alla videoludica, The Long Dark è un tuffo nella natura indifferente, splendida e per questo letale

Condividi

In tutti i videogiochi l’obiettivo è non morire. Nessuno però fa del non morire il centro stesso della storia, nessuno organizza se stesso intorno all’idea di resistere all’arrivo incombente della morte ad ogni svolta, in ogni minuto.

The Long Dark è un survival vero, senza horror. Un gioco in cui l’obiettivo è fare tutto quello che è necessario per sopravvivere nello scenario più difficile, tra le nevi montuose, in una zona disabitata (sarebbe meglio dire abbandonata), in cui ci sono animali da cacciare ma anche altri che sono pronti a cacciare noi. Accendere un fuoco è indispensabile, trovare da qualche parte qualcosa da mangiare, ogni giorno, trovare dove dormire, ogni notte. Altrimenti si muore assiderati, di stanchezza, dissanguati, di fame, sbranati, per infezione e in tanti modi ancora.

Naturalmente ci sono un obiettivo e una trama propriamente detta (ma anche no, esiste la modalità survival in cui cavarsela ad oltranza senza storia), che ruota tuttavia dalle parti del pretesto: un pilota è caduto con l’aereo in una zona montuosa disabitata, c’era una donna con lui, forse è sopravvissuta, ma chissà dov’è adesso, occorre ritrovarla. La ricerca di un’altra persona è una trama così labile e vaga da prestare il fianco alla possibilità di vagare, organizzare la propria sopravvivenza come si crede, fare le scelte che si ritiene migliori, adottare le strategie che più sembrano adattate. In buona sostanza The Long Dark Invece che portare l’apocalisse in città, come fanno i catastrofici in cui la glaciazione arriva nei luoghi civilizzati, porta l’uomo civilizzato nel gelo, nella zona animale del mondo, nella parte bestiale di sé.

[caption id="attachment_176988" align="aligncenter" width="600"]The Long Dark screenshot Combattere con i lupi ad armi pari, da bestia a bestia[/caption]

Un dettaglio però va subito chiarito, quella di The Long Dark non è la natura reale, del resto anche la grafica non intende esserlo, è la natura del romanticismo tedesco, quella indifferente, panica, bestiale e sontuosa. Ingaggiando una battaglia di intelligenza e resistenza contro gli elementi è subito evidente la magnificente potenza della natura. La contemplazione dei tramonti, del buio pesto della notte, della morte che si presenta improvvisa nella forma di una carcassa o l’immobile fissità degli alberi è evidente che non sono uno sfondo ma sono la manifestazione della nostra impotenza.

In questo senso i ragazzi di Hinterland Studio sono stati bravissimi a fare in modo che al massimo della fatica e della sofferenza per rimanere in vita corrisponda uno scenario granitico, che pare essere lì da sempre anche quando si tratta di ponti e case disabitate o macchine abbandonate. I cervi, gli orsi, i conigli e i lupi sono presenze mistiche, apparizioni paurose o dense di speranza. The Long Dark scatena davvero le sensazioni più animali di fronte agli elementi, e in questo senso è il vero anti Grand Theft Auto. Se lì si arriva a dominare una città qui si cerca (disperatamente) di non essere dominati dalla natura e il trionfo sarà essere all’altezza di tutti gli altri animali che rimangono in vita in quell’ambiente.

[caption id="attachment_176985" align="aligncenter" width="600"]The Long Dark screenshot Bello. E mortale[/caption]

Il Canada sembra essersi specializzato nel survival ambientalista, vista anche l’eterna alpha di The Forest di Endnight Games. Ma The Long Dark al momento è un vertice che gli altri non riescono a raggiungere. Non comprende infatti zombie, morti viventi, nemici, attacchi o altro, riesce invece a far bastare le minacce naturali e ad avere il suo punto di forza nell’attrazione e repulsione dei suoi scenari.

"La grande equazione che il gioco riesce a scatenare nella testa del giocatore è quella tra bello e mortale"

La grande equazione che il gioco riesce a scatenare nella testa del giocatore è quella tra bello e mortale. Tutto ciò che è incantevole è anche letale, tutto ciò che solitamente ammiriamo nei paesaggi è qui un presagio di difficoltà, un ostacolo alla vita in più.

L’esperienza di giocare The Long Dark prevede nottate terribili e indimenticabili, nelle quali rimanere vivi è un’impresa da diversi tentativi e se riesce, arrivata l’alba, quando cioè comincia a fare meno freddo e finalmente è possibile vedere davanti a sé, la sensazione di vera e autentica salvezza, di “sopravvivenza”, è unica e mai provata in un videogame: sono vivo!

[caption id="attachment_176986" align="aligncenter" width="600"]The Long Dark screenshot Adorabili cervi zompettanti da fare fuori per non morire[/caption]

Dal punto di vista ludico poi il gioco si struttura come uno strategy game misto ad uno di libera esplorazione. Si cammina e ci si muove più o meno come in un open world (non è davvero così, gli ostacoli sono tanti e il percorso è abbastanza indirizzato) ma è chiaro ben presto che occorre pianificare ogni mossa. Posso mettermi in viaggio ora? Ho provviste almeno per una giornata, resisterò a questo freddo? Ad un certo punto si inizia a sviluppare anche una certa capacità di intuire dove vanno le condizioni atmosferiche, se stia arrivando una bufera o no e se quindi sia meglio rimandare di un giorno il distacco dal riparo trovato.

Come montanari veri viene da bestemmiare a sentire il vento che sale.

Continua a leggere su BadTaste