The Legend of Zelda, cinque capitoli che dovete assolutamente giocare | Speciale

Per festeggiare i trentacinque anni di vita di The Legend of Zelda vi proponiamo una top 5 dei migliori capitoli della saga di Nintendo

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Il 21 febbraio del 1986 Nintendo decideva, nuovamente, di fare la storia con The Legend of Zelda. Il suo campione, quel Shigeru Miyamoto che ha passato l’infanzia ad esplorare giardini e colline vicino casa sua, passatempo che influirà fortemente nella realizzazione dei suoi futuri capolavori, dopo il successo riscontrato con Donkey Kong e Super Mario, raggiungeva nuovamente l’Olimpo del nascente medium stupendo il mondo intero con il primissimo capitolo dell’arcinoto brand della Grande N, avventura pioneristica destinata a cambiare per sempre la portata e la percezione dei videogiochi agli occhi di un pubblico che in quegli anni si stava velocemente ampliando.

Per la prima volta, difatti, all’utente era concessa una pressoché totale libertà di movimento, limitata esclusivamente dalla necessità di reperire particolari oggetti per liberare il passaggio in certe location. Siamo agli esordi dell’open-world così come lo intendiamo tutt’ora, feature che diventerà un elemento di design distintivo per tutta la saga, anche nei capitoli meno canonici e relativamente più rivoluzionari.

Per festeggiare i trentacinque anni di questa gloriosa saga, in attesa dell'ormai prossimo Skyward Sword HD, abbiamo voluto comporre una top 5 dei capitoli di The Legend of Zelda che vanno assolutamente giocati per un motivo o l’altro. Non per forza i migliori, beninteso, ma quelli che in qualche modo meglio rappresentano lo spirito, ma anche l’evoluzione della saga.

The Legend of Zelda Artwork

The Legend of Zelda: A Link to the Past (Super Nintendo, 1991)

A distanza di decenni, A Link to the Past resta tutt’ora il capitolo bidimensionale migliore, la massima espressione dei capitoli con visuale a volo d’uccello. Link’s Awakening, di cui abbiamo potuto apprezzare il recente remake per Nintendo Switch, si avvicina alla grandezza del capitolo per Super Nintendo, ma quest’ultimo gli è superiore per la complessità del level design di alcuni dungeon e, soprattutto, per lo sdoppiamento di Hyrule in due realtà separate, ma interdipendenti.

Inoltre, la trama, pur nella sua semplicità, abbondava di momenti emozionanti che tracciavano efficacemente i contorni di una lore fino a quel momento solo abbozzata e definita solo da poche righe di testo.

The Legend of Zelda A Link To The Past

The Legend of Zelda: Ocarina of Time (Nintendo 64, 1998)

L’esordio della saga nelle tre dimensioni è anche uno dei migliori videogiochi di sempre, universalmente apprezzato e lodato da chiunque abbia avuto la fortuna di goderselo all’epoca o in seguito, grazie alle numerose riproposizioni di cui ha goduto.

Fondamentalmente privo di difetti, Ocarina of Time è passato alla storia per numerosi motivi. Il lock-on sui nemici, tanto per cominciare, è diventato presto uno standard per il genere di riferimento e non solo. La trama, appassionante e ricca di suggestioni, era puntellata da una narrazione ambientale avveniristica per l’epoca. La mappa, sconfinata e ricca di segreti, stimolava la curiosità dei videogiocatori. La stessa possibilità di viaggiare nel tempo, inoltre, rappresenta una delle feature più intriganti di un gioco appassionante e divertente dall’inizio, sino ai titoli di coda.

The Legend of Zelda Ocarina of Time screenshot

The Legend of Zelda: Majora’s Mask (Nintendo 64, 2000)

Appena due anni dopo Ocarina of Time, Nintendo propose sempre su Nintendo 64 un altro capitolo destinato a fare la storia della saga. Majora’s Mask è un capitolo estremamente più controverso del diretto prequel. Proponendo una struttura temporale ciclica, il prode Link ha solo una manciata di ore per salvare Termina (e non solo) dalla distruzione totale dovuta all’impatto con la Luna.

Oscuro e a tratti disturbante, si tratta di un capitolo amatissimo soprattutto per la complessità di alcuni enigmi e di certe quest, che richiedevano al giocatore non solo di usare i poteri di Link acquisiti con le numerose maschere di cui era possibile entrare in possesso, ma anche di giocare con il tempo riavvolgendolo di continuo.

Un capitolo che va assolutamente (ri)scoperto per come seppe rileggere i canoni della saga, pur rispettandone perfettamente filosofia e concept.

The Legend of Zelda Majora's Mask screenshot

The Legend of Zelda: The Wind Waker (Game Cube, 2002)

The Wind Waker dovette combattere contro gli scettici, delusi, durante la sua presentazione ufficiale, dal suo art design così cartoon, lontano dal realismo proposto dal binomio Ocarina of Time-Majora’s Mask. Non senza qualche piccola eccezione, riuscì a convincere tutti, dimostrandosi, anzi, un The Legend of Zelda tremendamente classico, appassionante, stimolante.

L’Hyrule totalmente sommersa da un gigantesco oceano è stato l’espediente perfetto per vivere nei panni di Link lunghissime traversate dense di sorprese, isole da scoprire e momenti altamente adrenalinici tra battaglie contro creature marine, arrembaggi e tesori da recuperare sul fondale marino.

Tra le altre cose, The Wind Waker viene ricordato per uno degli scontri finali più epici di tutta la saga: impegnativo al punto giusto, coreografico e appassionante più di quanto ci si possa immaginare.

The Legend of Zelda The Wind Waker screenshot

The Legend of Zelda: Breath of the Wild (Wii U/Nintendo Switch, 2017)

Non bisognerebbe neanche spiegare perché Breath of the Wild si trovi in questa (parziale e ridotta) lista. Il titolo che ha congedato Wii U e accompagnato all’esordio Nintendo Switch è senza alcun dubbio uno dei migliori giochi degli ultimi anni, nonché uno dei capitoli più di rottura dell’intera saga.

Sacrificando in buona sostanza l’ingombrante presenza dei dungeon, secondari nell’economia globale dell’esperienza, il gioco offre un’elevata libertà di movimento e d’azione al videogiocatore, facendogli realmente respirare quel contatto con la natura, con il selvaggio, a cui il titolo accenna.

Grazie ad un motore fisico di prim’ordine, un level design certosino, un buon numero di gadget e abilità più o meno inedite di Link, il vero quid dell’avventura consiste nel girovagare per l’ambientazione sempre a caccia di nuove location da esplorare e tesori da scovare. C’è ovviamente anche Zelda e un regno da salvare, ma tutto è secondario alla pura gioia e piacere della scoperta.

The Legend of Zelda Breath of the Wild screenshot

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