The Last of Us: Part II come un nuovo atto di una epopea tragica

Come sarà cresciuta la piccola Ellie? Un Joel più anziano sarà in grado di aiutare la ragazza nella sua misteriosa missione? Il trailer di The Last of Us: Part II ci ricorda dove eravamo rimasti e lascia presupporre quale potrebbe essere la prossima destinazione

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Lo dice il titolo stesso: The Last of Us: Part II non è un sequel. È l’inevitabile prosecuzione, il secondo atto teatrale di una epopea che non si era effettivamente conclusa, in bilico, a pochi passi da una destinazione tutt’altro che premeditata, frutto di un drammatico, quanto prevedibile colpo di scena.

Il tema principale del capolavoro di Naughty Dog, a ben vedere, è proprio il viaggio. Fisico, certamente, da una parte all’altra di un’America in cui la civilizzazione, fondamentalmente, non esiste più, ma anche spirituale, emotivo, affettivo. C’è una scena piuttosto significativa in merito, quella, citatissima e apprezzatissima, che vede la giovane Ellie mostrare, forse per la prima volta, un lampo di eccitazione, di esaltazione, di felicità. Con un pizzico di timore, dopo averla avvistata da lontano e inseguita, si avvicina al volto di una gigantesca giraffa e le accarezza dolcemente il viso, primo contatto pacifico con una natura che, al contrario, le ha quasi sempre mostrato il suo lato peggiore, quello irrazionalmente violento e ferale dei Clickers, vittime dei Cordyceps, le spore che hanno causato la fine del mondo così come lo conosciamo.

Il momento di pace, quasi fosse una qualunque visita allo zoo di un padre con sua figlia, dura qualche secondo, il tempo che serve al duo per scoprirsi sorpresi della loro stessa gioia, straniati nel recitare una parte che avevano dimenticato, quasi in imbarazzo nell’essersi concessi un momento di relax.

Negli occhi della ragazza, che accetta consapevolmente, ignorando le reticenze di Joel, di andare fino in fondo, nonostante sia quasi certamente già a conoscenza del triste destino che potrebbe attenderla, si legge, a posteriori, la più grande anticipazione su The Last of Us: Part II, atto che segnerà un totale ribaltamento, delle tematiche e non solo, rispetto al primo spezzone dell’avventura.

Sembra di avere a che fare con L’Impero Colpisce Ancora, secondo capitolo della trilogia classica di Star Wars. Freschi di Una Nuova Speranza, con un Luke Skywalker in ascesa e un Palpatine sonoramente sconfitto, sorprendentemente ci si ritrova con un episodio oscuro, pessimista, persino controverso. Come ha dichiarato Neil Druckmann, creative director di Naughty Dog, il gioco tratterà tematiche come l’odio, la rabbia, il desiderio di vendetta, mettendo in secondo piano Joel, semplice spalla probabilmente mossa dall’I.A., per dare pieni poteri ad Ellie, ormai ventenne, alle prese con una missione che, almeno stando al trailer, prevede l’eliminazione di chiunque si frapponga fra lei e l’obiettivo.

[caption id="attachment_165023" align="aligncenter" width="600"]The Last of Us Part II screenshot Un dettaglio molto interessante intravisto nel trailer è il tatuaggio sul braccio di Ellie. Quasi sicuramente avrà un significato molto importante ai fini della trama.[/caption]

Verrebbe da dire che il padre surrogato abbia completamente fallito, trasformando un’innocente ragazzina disposta a sacrificare sé stessa per un bene più alto, in una killer spietata. Sebbene sia ancora troppo presto per trarre conclusioni affrettate, come ulteriore prova del cambio di registro c’è la canzone che Ellie interpreta, accompagnata da una chitarra acustica. Si tratta di Through The Valley, originariamente intonata da Shawn James, brano che reinterpreta e rilegge un passo della Bibbia (Salmo 23: 1-4). Il pezzo cantato dalla ragazza è il seguente: “camminassi nella valle dell'ombra della morte, non temerei alcun male, perché io sono cieco a tutto. La mia mente e la mia pistola mi consolano, perché so che io ammazzo i miei nemici quando arrivano. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita e io abiterò su questa terra per sempre. Cammino lungo le acque chete ed esse ripristinano la mia anima, ma non riesco a camminare sulla retta via perché sono nel torto.”

Si tratta, fondamentalmente, di una schietta ammissione, del didascalico e allegorico racconto della discesa di Ellie negli inferi, disposta all’estremo compromesso con un mondo violento e irrazionale.

In tutto questo, di Joel, al momento, abbiamo potuto apprezzare solo una sagoma mal illuminata, un dettaglio che lascia presagire un suo inevitabile e precoce invecchiamento, dovuto a continue contusioni e molteplici ferite che potrebbero averne limitato i movimenti.

In questo caso il paragone che salta in mente è con The Walking Dead, il fumetto partorito dalla fervida mente di Robert Kirkman. Così come Rick Grimes, protagonista della serie, ha progressivamente subito menomazioni e traumi che lo hanno reso poco efficace sul campo di battaglia, una sorte simile potrebbe aver atteso Joel, ormai a corto di fiato e di forze per affrontare in prima persona, e da solo, ogni avversità. Ciò giustificherebbe il suo declassamento a personaggio non giocante e spingerebbe l’intreccio narrativo a rileggere in modo assolutamente inedito il rapporto che lo lega con Ellie. Anche in questo caso si tratterebbe di un viaggio, dunque, la cui destinazione è la terza età, luogo in cui dai difensori che si era, ci si trasforma lentamente in inermi anziani protetti dai propri figli, siano essi surrogati o meno.

Anche in questo caso è presto per fare supposizioni, tanto più che la sagoma di Joel ci è sembrata tutto fuorché quella di un vecchio ormai avviato sul viale del tramonto, ma se verrà riproposta la divisione in capitoli, ognuno caratterizzato da una diversa stagione (o magari da diversi anni), questo progressivo passaggio di consegne si potrebbe saggiare empiricamente.

Al di là delle supposizioni, qualcosa cambierà, ma non l’impostazione generale, né lo stile. Anche in questo caso il Part II del titolo ci protegge da improbabili e indesiderati “bigger and better”, che spesso ingombrano le campagne marketing di troppi sequel. Il gameplay verrà certamente rifinito e il dover controllare (quasi?) esclusivamente Ellie probabilmente non farà altro che accentuare le dinamiche stealth, ma non è prevista alcuna rivoluzione.

[caption id="attachment_165022" align="aligncenter" width="600"]The Last of Us Part II screenshot Difficile immaginarsi la sola Ellie fautrice del massacro perpetrato all’interno della casa in cui è ambientato il trailer. Che più semplicemente sia arrivata a mattanza compiuta? Il taglio sulla fronte e il testo della canzone lasciano presupporre l’esatto contrario.[/caption]

Grafica e sonoro si atterranno a questo precetto e la rinnovata collaborazione con Gustavo Santaolalla, già fautore del tema che ha accompagnato il trailer di presentazione del gioco, vale come mezza garanzia in questo senso.

Difficile apprendere con distacco del ritorno del brand di Naughty Dog, impossibile se si ripensa alla toccante scena della morte della figlia di Joel, potentissima introduzione ad una delle avventure più coinvolgenti e appassionanti di sempre. La speranza è che il miracolo possa ripetersi perché, per una volta tanto, la prospettiva di un “same of the same” non ci dispiace affatto.

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