The Last of Us, Joel e gli altri “papà” dei videogiochi | Speciale
Quello tra Joel e Ellie, protagonisti di The Last of Us, non è l’unico rapporto padre-figlia problematico che abbiamo conosciuto nei videogiochi
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
A restare impresso è il dramma che il protagonista vive nei primissimi momenti di gioco, nonché il lento, progressivo, inevitabile affetto che nasce nei confronti di Ellie, surrogato della figlia, ultima occasione della sua vita, estremo espediente per rimediare ai propri errori a qualsiasi costo, anche se ciò si tradurrà nella morte di decine di persone più o meno innocenti, nonché nella condanna per l’intero genere umano a non trovare mai un vaccino efficace contro la pandemia che ha distrutto la civiltà così come la conosciamo.
Joel è un papà romantico, sconfitto dalla vita, eppure desideroso di sfidare ancora una volta il destino, alzando la posta in gioco, scommettendo ancora più forte, pronto al sacrificio estremo pur di redimersi. La sua è una maturazione lenta e progressiva, un processo difficile che costringe il protagonista, suo malgrado, ad accettare un ruolo che gli ha fatto conoscere il più grande dolore e la più grande sofferenza della sua vita. Joel sa che sarà un lungo viaggio, sa che dovrà crescere Ellie, che dovrà proteggerla, certo, ma che le dovrà anche insegnare a sopravvivere. Sa, insomma, che finirà per amarla e che tutto ciò lo costringerà a una scelta, prima o poi.
Non è l’unico papà dei videogiochi posto di fronte ad una situazione al limite. Kratos, senza considerare la sua rinascita lontano dalla Grecia, è diventato il Dio della Guerra proprio per vendicarsi di un torto subito, un torto tuttavia figlio della sua stessa ossessione, un’ossessione che ha poco a che vedere con l’amore per la famiglia, quanto per la gloria ed il successo. Se Joel non è riuscito sul malgrado, il Fantasma di Sparta è la causa stessa del suo male, padre assente, perché troppo preso da sé stesso.
Eppure, in Chain of Olympus, capitolo per PSP quanto mai fondamentale per carpire appieno tutte le sfaccettature del personaggio, anche Kratos trova la sua occasione per espiare le sue colpe. Proprio incontrando Calliope, nei Campi Elisi, sceglie di abbandonarla per salvare il mondo, e con esso l’aldilà in cui è custodita l’anima della figlia, una volta compreso che solo con il suo intervento si può disinnescare la minaccia. Il Fantasma di Sparta non compie due volte lo stesso errore, scegliendo di continuare a soffrire per l’assenza di Calliope, pur di saperla salva per l’eternità.
Qualcosa di simile la vive Asura, il semidio protagonista di uno dei più bei giochi della passata generazione di console. Mentre scala la torre che collega il Naraka con il mondo terreno, colto da amnesia dopo la sua morte, è il ricordo del pianto di sua figlia a farlo arrabbiare a tal punto dal costringerlo a non arrendersi, a proseguire nell’ascesa, nel disperato tentativo di trovare il modo di far cessare quel lamento per lui insopportabile.
Asura’s Wrath, a ben vedere, è il gioco che più di ogni altro mette in discussione il rapporto padre-figlia proprio per la complessità del suo protagonista, desideroso di strappare l’adorata Mithra dalle grinfie di Deus al punto da compiere un deicidio dopo l’altro, eppure consapevole di non essere all’altezza del compito, da preferire di essere consumato completamente dalla rabbia, piuttosto che accettare una pace condizionata che tuttavia avrebbe potuto comportare altri rischi e pericoli per la giovane.
Asura è così terrorizzato dalla paura di risentire quel pianto disperato, che preferisce estirpare alla radice ogni male del mondo, anche al prezzo della sua stessa vita, un prezzo che paga volentieri sia perché sa bene di non saper far altro che combattere, sia perché non conosce altro modo che questo per garantire una vita serena a Mithra. Né scappando, né rinunciando al suo ruolo, è come se il guerriero si ponesse volontariamente con le spalle al muro, “costretto” a scegliere di andarsene per sempre, pur completando la sua missione, così da non dover correre il rischio di scoprirsi incapace di rendere felice la figlia anche in un mondo in pace.
Joel, Kratos e Asura sono solo tre dei tanti papà digitali che hanno rapporti complessi e complicati con i propri figli e figlie, rapporti a loro modo influenzati dall’ossessione, dalla paura di non essere all’altezza, dal desiderio di rivalsa.
Vedremo se The Last of Us Part II, la recensione verrà pubblicata tra qualche giorno nelle nostre pagine virtuali, approfondirà ulteriormente il rapporto tra il protagonista del prequel e l’ormai più che adolescente Ellie. I trailer, finora, hanno lasciato intendere che ci aspettano grosse sorprese in merito.