The Last of Us e quei momenti del videogioco intraducibili in un altro media
The Last of Us, ragioniamo insieme su quei momenti presenti nel videogioco che sono risultati impossibili da trasporre nella serie TV
A partire dallo scorso 20 marzo, anche le ultime puntate di The Last of Us sono finalmente approdate in italiano su NOW e Sky. Possiamo quindi decretare la fine della trasmissione della prima stagione dello show ideato da Craig Mazin e da Neil Druckmann, in grado di conquistare gli spettatori di tutto il mondo grazie a una scrittura (e a una riscrittura) intelligente, calcolata e in grado di ricalcare gli avvenimenti del videogioco del 2013 senza però risultarne una copia carbone.
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Eppure, ora più che mai, ci è impossibile non fare dei paragoni tra la serie TV e il videogioco, due media apparentemente così vicini, ma in realtà inconciliabili. Se da un lato i videogames necessitano di interazione e di “tenere occupato il giocatore”, un serial televisivo può permettersi di tagliare e cucire la narrativa secondo i propri comodi. In questo modo lo spettatore può rimanere incollato alla storia, senza perdersi in lunghe sequenze di combattimento atte a mettere alla prova i videogiocatori. Con questi pensieri in testa abbiamo quindi deciso di scrivere questo articolo, nel tentativo di evidenziare quei momenti del gioco che sono risultati intraducibili all’interno dello show targato HBO.
LE FAMIGERATE SPORE
Partiamo da una caratteristica narrativa della quale si è parlato molto durante le prime settimane di programmazione dello show: l’assenza delle spore. Nel videogioco, le spore vengono utilizzate per enfatizzare alcuni momenti di tensione, durante i quali il giocatore deve prestare particolare attenzione agli infetti. Nella serie TV, invece, si è ritenuto irrealistico che i personaggi andassero in giro senza maschera fino a pochi metri prima dell'area contaminata, per poi indossare una protezione ed evitare il contagio. Si tratta di un ragionamento sensato, sopratutto dopo qualche anno di una pandemia che ha cambiato completamente la percezione di un virus che si diffonde nell’aria.
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AZIONE, AZIONE E AZIONE
Visto che un videogioco deve essere fruito in quanto tale, è ovvio che Naughty Dog abbia inserito numerosi momenti d’azione per fare da tramite tra una cinematica e l’altra. Questo permette a The Last of Us di avere diverse sezioni interamente dedicate all’esplorazione e ai combattimenti. Combattimenti che, nel serial televisivo, mancano un po’ e che hanno permesso agli autori di concentrarsi maggiormente sulla scrittura dei personaggi.
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A questo si aggiunge anche il costo della messa in scena. In un gioco, dopo aver realizzato un modello 3D, è facile poter "vestire" il clicker di turno con abiti differenti e farlo muovere nel mondo virtuale. Discorso ben diverso, invece, per gli effetti speciali di un film o di una serie TV, che moltiplicano esponenzialmente i costi di produzione. Per questo motivo i videogiochi riescono a portare su schermo più avversari, più azione e persino una varietà maggiore di ambienti. Si parla di costi e tempi di lavorazione completamente diversi che testimoniano per l’ennesima volta la differenza tra i due media.
CHE SAPORE HA LA FIDUCIA?
Il rapporto tra Ellie e Joel è sicuramente alla base di tutto The Last of Us. Nella serie TV questo rapporto di fiducia viene elaborato attraverso i dialoghi. Nonostante l’ottimo risultato, è evidente talvolta come sarebbe stato necessario avere qualche episodio in più per far conoscere meglio i due protagonisti.
Nel videogioco, invece, l’emozione che lega Joel ed Ellie passa per ore e ore di gameplay. Ore durante le quali la ragazzina passa da personaggio di supporto a combattente in grado di salvarci la vita. Ora dopo ora, è evidente come ogni singolo scenario sia stato inserito per giocare con i silenzi e con i brevi commenti sul mondo dei due superstiti. Ancora una volta l’opera videoludica esce dal confronto con la serie TV a testa alta, dimostrando come l’interazione tra il gioco e il giocatore possa enfatizzare maggiormente le emozioni umane. Vedere Ellie che salva la vita a Joel nello show di HBO è nettamente meno forte rispetto a essere in fin di vita nei panni dell’uomo e, poco prima di ricevere il colpo finale, vedere la testa del nemico finire in frantumi grazie a un colpo fortunato della ragazzina.
MEDIA DIFFERENTI, MA CHE RAGGIUNGONO IL MEDESIMO RISULTATO
Con questo articolo non vogliamo assolutamente affermare che esista un linguaggio migliore dell’altro, bensì evidenziare come media differenti comunichino in modi differenti. In ogni versione di The Last of Us, comunque, il risultato è il medesimo. Ci siamo sentiti coinvolti in un viaggio indimenticabile. In un’avventura dove i (pochi) buoni sentimenti fanno di tutto per vincere sulle (tanto) cattive azioni. Senza mai dimenticare che bene e male sono due parole che possono essere definite solo dall’interlocutore, che avrà una personale visione del mondo. Una tematica che verrà senza dubbio esplorata nella seconda stagione dello show, dove ci troveremo fare i conti ancora una volta con il punto di questo articolo: riuscirà una serie TV a farci vivere le stesse emozioni provate pad alla mano? Solo il tempo saprà risponderci.
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