The Future is Now - La nuova tv di Amazon e Netflix

Il concetto di tv è in piena fase di riformulazione, assieme a quello di serialità: che questa nuova epoca televisiva spetti di diritto ad Amazon e Netflix?

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Il concetto di tv è in piena fase di riformulazione, assieme a quello di serialità. Se l’offerta televisiva, tra canali via cavo e network generalisti, è ormai satura, il nuovo competitor è rappresentato dalle piattaforme figlie dell’internet, che impongono modelli nuovi, rivoluzionano il modo di guardare la televisione mettendo al centro dell’esperienza di visione non il flusso di contenuti, ma il contenitore stesso, quindi di conseguenza lo spettatore che ne ha il controllo. Che questa nuova epoca televisiva spetti di diritto ad Amazon e Netflix?

Nato nel 1994, Amazon è il primo grande bookstore attivo esclusivamente sulla Rete. Uno dei suoi punti di forza è favorire, attraverso lo scambio di commenti su un prodotto, il confronto e la promozione di libri. Presto però la sua influenza si allarga anche ad altri settori dell’industria editoriale: CD, DVD, videogiochi, fino ad arrivare a software vari, mp3 e video. Cavalcando le novità nel campo della distribuzione sdoganate da iTunes, che rende disponibili contenuti sul mercato senza alcun contenitore “materiale” (CD, DVD, ecc.), Amazon giunge infine alla serialità. In un primo momento offre repliche dopo la messa in onda televisiva e presto l’Amazon Istant Video cresce fino a venire incluso nell’Amazon Prime, una piattaforma che, previa sottoscrizione giornaliera e annuale, permette di accedere a tutti i contenuti in esclusiva su Amazon. La mossa è dettata dalla volontà di entrare in competizione con il sempre più potente Netflix, di cui parleremo fra poco. Proprio come Netflix, Amazon decide di lanciarsi nell’offerta originale per gli abbonati e, fedele alla sua natura di spazio di divulgazione e commento, attua una politica di coinvolgimento utenti per decretare le serie da produrre. La pilot season infatti per la prima volta è in mano agli abbonati: con i pilot accessibili per un determinato periodo di tempo, gli utenti possono votare quale serie confermare o meno. Una grande trovata pubblicitaria, senza dubbio, che mette in evidenza però le gravi debolezze di una piattaforma a cui manca un taglio editoriale intelligente in grado di sviluppare prodotti interessanti. Insomma, una mossa davvero ingenua per il maggiore distributore editoriale attualmente attivo sul globo terracqueo.

E arriviamo a Netflix. Netflix nasce invece nel 1997 come servizio di noleggio DVD e videogiochi via internet. Già a fine anni ’90 abbandona il noleggio singolo e adotta la sottoscrizione mensile. Nel 2007 si espande accogliendo i video on demand, con successo: il numero dei dischi noleggiati via posta si riduce drasticamente e aumenta quello dei film visti attraverso la rete, mentre il catalogo cinematografico si ingrandisce a dismisura. Il totale degli abbonamenti cresce moltissimo, tanto da convincere l’azienda, nel 2011, a separare le proprie aree di competenza mantenendo Netflix per il servizio on demand in streaming e lanciando il nuovo Qwikster per il noleggio, soprattutto di videogiochi. All’inizio del 2012 gli abbonati a Netflix negli Stati Uniti sono 24 milioni e mezzo e la piattaforma comincia ad allargare i propri servizi a livello internazionale. Netflix diventa il primo grande competitor della televisione tradizionale, soprattutto via cavo, e all’apice della sua ascesa decide di fare le cose per bene e si butta nella produzione originale. Al contrario di Amazon, Netflix dimostra da subito una linea editoriale chiara e precisa, coinvolgendo personaggi importanti come David Fincher e Kevin Spacey: la loro House of Cards è la prima serie della piattaforma. House of Cards ottiene consensi di pubblico e critica, guadagnandosi molte nomination nei premi di settore, quindi il prestigio fino a quel momento esclusiva dei canali cable. La specificità di Netflix però è la distribuzione: senza palinsesto, slot, senza distinzione tra mattina, pomeriggio e sera, senza interruzioni pubblicitarie e periodi di garanzia, ogni stagione di una serie viene rilasciata interamente in un giorno solo. Il binge-watching diventa la norma. A House of Cards seguono l’horror Hemlock Grove e Orange is the New Black, altra serie apprezzata da pubblico e critica. Se finora tutti i prodotti seriali targati Netflix si sono dimostrati abbastanza tradizionali e profondamente legati al modello televisivo di riferimento, il primo esperimento di fusione tra il modello distributivo e quello narrativo è Arrested Development, resuscitato per una quarta stagione: anche a fronte di problemi produttivi (gli attori del cast impegnatissimi), la stagione viene ambientata attorno a un unico evento principale visto da prospettive diverse, una per ogni personaggio, in una disposizione del racconto non lineare, né verticale né orizzontale.
Se i dati di ascolto restano un’incognita, in quanto slegati da qualunque conteggio ufficiale di rating come avviene per il sistema televisivo tradizionale, Netflix non sembra conoscere battuta di arresto: ha rinnovato la maggior parte dei suoi prodotti, ne ha risuscitato alcuni già conclusi (The Killing, cancellato da AMC due volte) e ne sta sviluppando di altri, tra cui Sense 8 dei fratelli Wachowski e ben 5 serie Marvel. Unstoppable. Forse questo è davvero il prossimo stadio evolutivo della tv, una tv che da un giorno all’altro potrebbe liberarsi una volta per tutte di vecchi formati e contenuti per realizzare, e diventare, qualcosa di completamente nuovo.

In onda da tenere d’occhio: House of Cards, Orange is the New Black, The Killing

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